In questi giorni ho avuto il piacere di immergermi e perdermi nella lettura del romanzo di Gianni Verdoliva, L’appartamento del silenzio, edito da Fides. In questo romanzo, l’autore crea un perfetto legame con il romanzo precedente, ovvero Ritorno a Villa Blu.
La recensione di L’appartamento del silenzio
Ci ho messo un po’ di tempo a trovare le parole giuste per recensire L’appartamento del silenzio, forse perché a tratti mi ha affascinato e a volte mi ha lasciato un senso di inquietudine. Un’inquietudine che percepivo solo quando mi ritrovavo nella stanza della musica. E non sbaglio nel dire che “mi ritrovavo” anche io in quella stanza che assorbiva tutti i rumori e i suoni che la circondavano. Questo perché, secondo me, l’autore ha ben descritto, non solo la stanza ma i sentimenti e le sensazioni che si percepivano.
Gianni Verdoliva ha scritto un romanzo ricco di mistero e che tiene incollato il lettore alle sue pagine. Un vero e proprio viaggio tra passato e presente, misteri che si tramandano solo di proprietario in proprietario, purché abbiano una caratteristica in comune: essere “speciali”.
E questa casa, rimasta disabitata da più di 100 anni, che è stato cruccio e condanna per i migliori venditori immobiliari, grazie a Regina trova un proprietario. Beppe Novari è lo speciale nuovo acquirente dell’appartamento. L’uomo porta dentro di sé tanti ricordi, come la piccola Serafina, la figlia mai nata, e la dolce Iris, l’unica donna che Beppe abbia mai amato.
«Amo molto i fiori, è come se fossero parte di me, forse è per il mio nome, Iris».
Mentre l’ascoltava, Beppe era stato avvolto da una fragranza di rosa e gelsomino. E si era perso in quegli occhi blu. Era rimasto colpito da quella donna, così particolare e dolce. Fiabesca, l’aveva una volta definita.
Ad aiutare Beppe c’è Gigliola, la domestica che aiuta il nuovo proprietario. Riesce a mette ordine nel disordine in ogni angolo della casa, fatta eccezione per la stanza della musica. Una stanza avvolta da un assordante silenzio, che ti travolge e ti entra dentro.
L’appartamento del silenzio unisce il soprannaturale al magico. Gianni Verdoliva ha la grande abilità di unire tanti messaggi che arrivano dal passato, che danno soluzioni e spiegazioni al presente.
Non è una storia affatto semplice, ma è complicata, infatti si intrecciano abilmente passato e presente. Sia che si parli della casa, sia che ci si rivolga alla storia dei personaggi. Credo che l’unico grande protagonista sia l’appartamento, perché senza la sua esistenza non sarebbe possibile quella selezione di persone speciali che lo vivono.
Oltre Beppe e Gigliola, nonché una presenza che si aggira tra le stanze, a vivere in quella casa ci saranno gli adorati nipoti Stefano e Marcello, che come lo zio, hanno un grande peso da portare sulle loro spalle.
Gianni Verdoliva, attraverso questo esoterico romanzo, non vuole parlare solo di incognite ultraterrene, ma tratta anche temi delicati e attuali, sia che si svolgano nel passato che nel più vicino presente.
L’autore parla di mariti violenti, di solitudine mai voluta, perdita degli affetti più cari. Insegna anche ad accettarsi e ad accettare gli altri, rendendo il romanzo silenziosamente inclusivo. Lo scrittore tratta il tema dell’omosessualità con una nonchalance unica e delicata, da far cambiare idea anche alla più bigotte delle persone, o meglio ancora: tratta la storia in assoluta normalità che solo quando ti fermi a pensare e a riflettere, ti rendi conto chi erano gli amanti.
Davvero consiglio questo libro a chiunque sia appassionato di misteri e storie che dal passato ritornano in maniera più viva che mai.