Ho deciso di leggere Al mare non importa di Manuel Bova perché, oltre al titolo che rimanda ad un elemento della natura che amo alla follia – il mare -, ho sempre pensato che i libri possano aiutarci a ritrovare la giusta via da seguire quando ci sentiamo persi; possono dare una risposta, o darci sollievo, a diversi punti interrogativi della nostra esistenza e devo ammettere che questo romanzo è uno di questi.
L’autore ha scritto un libro che, a mio modesto parere, tutti dovrebbero avere nella propria biblioteca personale perché offre degli ottimi spunti di riflessione sulla vita con ironia e con una dose di malinconia. Ma ti spiego meglio il cuore di questa lettura – che mi è piaciuta davvero molto – nella mia recensione!
Al mare non importa di Manuel Bova: la mia recensione
Siamo diventati palazzi con facciate splendide e scale completamente da rifare.
Al mare non importa può essere sicuramente definito un romanzo della nostra contemporaneità perché rispecchia esattamente il mood della vita di oggi e della fascia generazionale dei trentenni – o millennials se preferisci così – che si ritrovano in una situazione sospesa in una bolla d’aria.
Una generazione che si aspettava di raccogliere gli stessi frutti di fatica e studio dei propri genitori, ma che in realtà si affanna per cercare il senso delle cose e qualche attimo di felicità.
Bova mette in scena il protagonista che parla in prima persona e si chiama Massimo, 37 anni suonati, una laurea tenuta nel cassetto in scienze politiche (che non è servita a nulla). Le sue giornate scorrono cadenzate nello stesso identico modo, tra carico e scarico nei distributori di merendine per conto della Cazzaniga Food and Beverage insieme al suo amico Giovanni, le partite di calcetto, la PlayStation, gli incontri fugaci di sesso con Francesca, le chat con una sconosciuta e i pranzi con la mamma.
Ma un bel giorno, in una sala d’attesa, Massimo incontra lo sguardo di una ragazza e dentro di sé si accende qualcosa che forse era ormai addormentato da tanto tempo: si risveglia finalmente da quella specie di trance che lo rendeva apatico e grigio nei confronti della vita e fa di tutto per trovare la fatina che è entrata nel suo cuore. Ma in fondo è giusto idealizzare l’amore? Creare delle grandi aspettative nei confronti di una persona con la quale abbiamo fatto nascere un gioco di sguardi?
Oppure è meglio stare nella comfort zone, cercando di non andare oltre il proprio giardino in modo tale da vivere serenamente? La nostra indole ci porta a rischiare a volte per capire se possiamo crearci una vita migliore in modo da arrivare a quella felicità che tanto bramiamo.
Il mare porta a riflettere
La scrittura di Bova è diretta, senza fronzoli, schietta e divertente. Rappresenta il linguaggio utilizzato oggi sui social che rende la lettura più veloce ma nello stesso tempo intensa perché ricca di contenuti.
Vari gli spunti di riflessione di questo romanzo come l’apatia, l’idealizzazione di un amore mai nato e su quello che potrebbe essere, l’importanza del rapporto madre figlio, del calore familiare e di quello che sarà sempre il nostro porto sicuro, il nostro rifugio dalle intemperie della vita che non dovremmo mai sottovalutare anche se si tratta di ore passate in cucina a preparare tortellini.
Il personaggio cardine di questa storia si pone molte domande soprattutto sull’amore e si chiede se mai possa esistere un amore eterno, quello che riempie il cuore.
La vita tuttavia è imprevedibile e se fino a quel giorno ci poteva sembrare tranquilla un evento la può capovolgere e mettere alla prova quello che siamo davvero.
Non c’è una giustizia.
C’è il caso.
Non puoi scappare da ciò che non riesci a controllare.
Non hai controllo su niente.
Puoi fare piani, progetti, strategie.
Basta una scala per mandare tutto a fanculo.
Non dipende da te.
…Ma posso continuare a correre.
Massimo sarà di fronte a tutto questo e leggendo con cura Al mare non importa forse troverai anche tu le risposte che stai cercando da molto tempo. Magari proprio guardando il mare seduto a riva a contemplare la sua grandezza.