Buon 2020 anche da me lettore, che ho inaugurato il nuovo anno leggendo Aadam ed Eeva, un piacevole romanzo scritto dal finlandese Arto Paasilinna ed edito da Iperborea con la traduzione dal finlandese all’italiano di Marcello Ganassini.
Un bel romanzo.
Piacevole.
Non credo ci sia termine più adeguato per riassumere la mia esperienza di lettura, che, come spesso avviene, mi ha accompagnato nei minuti e nelle ore che precedono il sonno. Con la lettura di Aadam ed Eeva ho raggiunto un mondo immaginario, decisamente grottesco, e senza dubbio i miei sogni hanno sentito l’influenza delle pagine divorate prima di addormentarmi.
Intanto è d’obbligo specificare che questo romanzo è stato scritto nel 1993. Giusto perché basandosi sui temi trattati sembrerebbe scritto ieri mattina e invece, a favore della lungimiranza dell’autore, siamo davanti ad una storia che ha già quasi trenta anni e che in Italia è stata tradotta e pubblicata nel 2019 quasi a omaggiare la scomparsa dell’autore avvenuta nel 2018.
La trama del romanzo è semplicissima: un piccolo imprenditore, Aadam, ridotto al lastrico sia nella vita professionale che in quella privata ha il colpo di genio di inventare una batteria elettrica innovativa che rivoluzionerà il mondo intero. Sarà l’incontro casuale (non proprio) con l’avvocato Eeva il punto di svolta della sua vita. La donna sarà la spinta necessaria all’uomo per uscire dall’anonimato e dalla precarietà e iniziare la scalata verso il dominio del mondo intero.
Mi sembra già questo un ottimo spunto di riflessione: la donna necessaria per la realizzazione dell’uomo. C’è un vecchio detto che sostiene che dietro a un grande uomo c’è sempre una grande donna. Tu come la pensi caro iCrewer? Io sono tendenzialmente allineato con questo pensiero. E non lo dico perché mi conviene, visto che qui in redazione di libri.iCrew sono l’unico con il cromosoma Y, ma perché davvero mi rendo conto di quanto sia fondamentale l’apporto dell’universo femminile al funzionamento del mondo. Fosse per noi maschietti, saremmo ancora tutti con gli occhi al cielo alla ricerca dell’isola che non c’è mentre la terra ci ruota sotto le gambe facendo passare i giorni, i mesi e gli anni. E poi, a proposito di cromosomi, è la stessa scienza a dire che quello Y contiene circa 90 geni, mentre quello x circa 1200. A te le riflessioni opportune.
Dunque il buon Aadam inventa una batteria grande come un pacchetto di sigarette, un’invenzione che può davvero cambiare il mondo, sostituire il petrolio con questo piccolo oggetto può essere il via ad un mondo ecosostenibile, ma solo grazie all’incontro con questa donna lungimirante riesce a realizzare i suoi piani imprenditoriali. È Eeva a prendersi cura di lui, è Eeva a trovare finanziatori per il progetto, è lei a dare il via alla start-up ed è ancora lei a creare con la sua proattività un vero e proprio impero fatto di lusso e ricchezza. Mi vien da sorridere perché è chiaro che la scelta dei nomi da parte dell’autore non è casuale. Aadam ed Eeva sono una sorta di Adamo ed Eva moderni, una coppia che ha in mano la ricetta per creare un nuovo mondo.
Un mondo ecosostenibile in pieno rispetto delle esigenze della natura. Alimentare ogni tipo di mezzo di trasporto e ogni apparecchio che abbia bisogno di energia per funzionare, con un piccola batteria dalla carica infinita è senza dubbio un definitivo passo avanti verso questa meta così preziosa e così ambita nei giorni che stiamo vivendo. Ecco perché in apertura sostenevo che pur essendo del 1993 questo è un romanzo avanti con i tempi. Chissà come sarebbe contenta Greta Thunberg e come lo saremmo tutti noi, se un giorno dalla fantasia di un romanzo si arrivasse alla realtà della scienza e della ricerca con un prodotto di tale impatto sul benessere del pianeta. Ovviamente un’invenzione del genere causerebbe anche malcontenti, creerebbe all’inventore dei nemici, e così è in Aadam ed Eeva. C’è un sicario professionista siciliano, un improbabile sicario professionista siciliano che viene ingaggiato dalle multinazionali petrolifere per far fuori l’inventore e distruggere il progetto della batteria. I tentativi di omicidio sono molto divertenti, il killer è impacciato, quasi improvvisato, e risulta molto simpatico nonostante le sue non nobili intenzioni. Alla fine, proprio nelle ultime righe del romanzo arriverà addirittura ad avere un piccolo momento di gloria che raccoglie anche il consenso del lettore, o almeno il mio.
In realtà tutti i personaggi sono simpatici, sembrano tutti i protagonisti di una favola. Tutto il libro sembra una favola. Non sono riuscito a leggere questa storia immaginandomela reale. Con la mia fantasia ho sempre dipinto scenari fiabeschi, ho sempre avuto la sensazione di entrare in un mondo che non esiste. Leggendo questo romanzo ho spesso avuto la sensazione di fare un salto in un quadro e di vivere le avventure di un mondo dipinto ed incorniciato, esattamente come succede in Mary Poppins. Le ambientazioni sono straordinarie, la Finlandia deve essere davvero magica, mi piacerebbe tantissimo andare in Lapponia. Nella seconda parte del romanzo, quando Aadam ormai è un imprenditore affermato e richiesto in tutto il mondo, c’è la cronaca di un viaggio d’affari in Siberia, davvero ai confini del mondo, e anche la lettura di quelle pagine mi ha fatto viaggiare e sognare nonostante io fossi con la testa ben affondata nel cuscino del mio letto, nella mia stanza, nella mia casa.
Ma c’è un altro tema sostanziale e ben reale. È possibile gestire il successo e il fatto di diventare l’uomo più ricco del mondo senza uscire di testa? Possono i soldi cambiare una persona? In questi termini, in questo romanzo, l’uomo ne esce meglio della donna. L’autore affida a Eeva il compito di mostrare al lettore come il successo possa dare alla testa. È lei a sperperare denaro in vizi e in lussi mentre lui, Aadam, combattuto tra il non dover litigare con la donna, che nel frattempo è diventata la sua donna, e quindi assecondarla, e il voler utilizzare il suo patrimonio per fare del bene a chi ne ha bisogno, in memoria dei tempi bui che lo vedono protagonista all’inizio del romanzo.
La fine di tutta la storia però mi ha lasciato con l’amaro in bocca. Ho davvero letto con piacere tutto il susseguirsi di fatti, intrecci, situazioni simpatiche e accordi finanziari impossibili che hanno creato in me una aspettativa molto alta sull’epilogo della vicenda e invece la scelta dell’autore non mi ha soddisfatto. Pensandoci bene il finale è nettamente in linea con il genere di questo romanzo, con lo stile e con lo spirito di tutta la vicenda, è un finale più che giusto. Ecco, forse io non volevo arrivare ad un finale giusto, che comunque ti garantisco ti sorprenderà, ma volevo qualcosa di diverso. Qualcosa che non saprei dirti.
Diventa quindi interessante, invitandoti a leggere Aadam ed Eeva, sapere tu come avresti terminato questo romanzo. Perché sì, penso che questo libro, più di tanti altri, si presti a questo gioco dell’io l’avrei chiuso così. Del resto una storia di così straordinaria immaginazione non può che attirare altra fantasia e altre idee per trovare nuove strade che portano all’epilogo. Anche se bisogna essere corretti e dare a Cesare quel che è di Cesare, il finale scelto da Paasilinna è il tripudio e l’elogio della immaginazione. Imbattibile.