Sotto la porta dei sussurri di TJ Klune, pubblicato da Mondadori, è stato uno di quei romanzi che ho preferito lasciar decantare, prima di parlarne. Il motivo, in parte, può essere legato alla mia recente lettura di La casa sul mare celeste – dello stesso autore, un romanzo che mi ha immediatamente colpito al cuore e che mi ha appassionato come non accadeva da tempo. Al contrario, mi ci è voluto un po’ per entrare appieno nell’universo di Sotto la porta dei sussurri e, per quanto io abbia cercato d’impormi di non farlo, qualche paragone tra i due titoli mi è certamente sfuggito.
Ed è qui che entra in gioco il tempo. Lasciando riposare la storia, infatti, alcune forti impressioni iniziali hanno acquisito sfaccettature, e nuovi dettagli e sfumature sono emersi in aspetti che prima non avevo quasi preso in considerazione. Così, quando qualche settimana dopo mi sono trovata a parlare di questo romanzo di TJ Klune, mi sono improvvisamente resa conto del mutare della mia opinione al riguardo (non che prima fosse negativa, ma semplicemente focalizzata su aspetti diversi).
Un accenno di trama
Wallace si può descrivere come uno stacanovista, dedito al proprio lavoro prima di tutto, preciso, attento, ma certamente non una brava persona. E non soltanto perchè sembra aver dimenticato cosa sia l’empatia, oppure perchè non concepisca come gli altri possano essere diversi da lui. È soprattutto il suo atteggiamento freddo, distaccato, perennemente infastidito a tenere tutti ben distanti.
La solitudine latente che striscia in ogni instante dei suoi giorni, che non fa mai capolino tra i sui pensieri, ma è sempre presente, diventa assordante quando al suo funerale si presentano soltanto i suoi soci e la sua ex-moglie – nessun amico, vicino di casa o cliente importante. La realtà è che Wallace si è reso indesiderato nella vita di quasi tutti coloro che gli stavano accanto. E, ciò che è peggio, lui è lì ad assistere.
Perchè, una volta morto, Wallace non si è ritrovato davanti alla luce per passare oltre, alle porte dell’Aldilà o nel vuoto cosmico, ma sospeso sopra il suo corpo, invisibile dai vivi e non del tutto certo di essere deceduto.
Per quanto Mei, il mietitore che è stato assegnato al suo caso, faccia di tutto per metterlo a suo agio e dargli qualche prima risposta, sarà a voce di Hugo, il traghettatore dall’animo gentile, a fare davvero breccia nello stupore e nella rabbia che offuscano la mente di Wallace.
Sotto la porta dei sussurri di TJ Klune: la recensione
Sotto la porta dei sussurri di TJ Klune è stato uno di quei titoli che mi sono rimasti in testa fino a quando non sono entrata in possesso del libro. Dopotutto, una sala da tè che funge da snodo per le anime che hanno appena lasciato la propria vita terrena è un’ambientazione che mi ha subito affascinato.
Tuttavia, come ho affermato in apertura, mi ci è voluto un po’ per entrare in sintonia con il romanzo. Probabilmente non hanno aiutato gli atteggiamenti dei primi personaggi incontrati: lo snob e gelido Wallace e Mei che, seppur gentile, ho trovato leggermente irritante – un filino troppo insistente, per i miei gusti, anche se probabilmente era l’atteggiamento perfetto per trattare con Wallace. Ripensandoci ora, invece, mi rendo conto che la mia esperienza è stata simile a quella del protagonista: arrivato pieno di rabbia e di domande, ha finito pian piano non solo per calmarsi e ritrovare sfaccettature di sé che da anni non lasciava trasparire, ma per sentire un senso di appartenenza che non provava da decenni.
Il bello della narrazione di TJ Klune è stato, per me, il suo procedere adagio. Nella sala da tè di Hugo, il Passaggio di Caronte – Tè e dolcetti, c’è una routine che diventa quasi rituale e così, giorno dopo giorno, le ansie e le resistenze scompaiono. Il ritmo pacato, non frenetico, in cui avvengono i fatti dà modo ai personaggi di respirare, di raccontare la propria storia, il proprio vissuto senza per forza essere spinti a rivelarsi in momenti di crisi.
E così si parla di ansia, di attacchi di panico, della difficoltà di trovare la propria strada, del peso delle aspettative altrui, di quanto parole sbagliate dette al momento sbagliato possano ferire in modo irreparabile. Si parla di morte e di lutto, con tatto e rispetto, chiarendo come ognuno necessiti di tempi e modalità differenti per gestire una perdita. Il tutto è, poi, intervallato da scene dolci o ironiche, da marachelle e scherzi – messi in atto da un personaggio che, tradizionalmente, ci aspetteremmo essere la principale fonte di saggezza, ma che si rivela invece essere il più grande dei burloni.
Credo che potrei definire Sotto la porta dei sussurri di TJ Klune un romanzo dalla storia equilibrata. Sebbene la struttura della casa da tè, riprodotta nella coloratissima copertina, sembri molto instabile, in realtà le fondamenta sono solide. Lo stesso accade nella vicenda: la gentilezza, la pazienza e, in qualche caso, la rabbia di Hugo sono in grado di avvolgere tutti gli abitanti del Passaggio di Caronte. In questo modo, quando i fattori di stress entrano in gioco (perchè qualche picco d’azione ci vuole sempre) i personaggi li affrontano al meglio delle proprie capacità. E Wallace, che abbiamo conosciuto come uno spietato avvocato, si scopre essere in grado di provare empatia, affetto e anche un profondo amore.
Per concludere consiglierei questo libro a chiunque abbia voglia di una lettura dallo stile estremamente scorrevole, con descrizioni puntuali, personaggi ironici ma anche combattivi e una trama che giunge dritta al punto, senza bisogno di scatenare apocalissi zombie per motivare evoluzioni di carattere. Forse, l’unica cosa su cui potrebbe essere utile riflettere, prima d’inziare, è se sia o meno il momento giusto per entrare in contatto con temi come la morte e il lutto, perchè, per quanto TJ Klune li tratti in modo magistrale, sono comunque il cardine del romanzo.