Del testo Ragazzi chimici di Angela Infante e Andrea Mauri, edito da Ensemble, ti ho già parlato qualche settimana fa, quella però era una semplice premessa o anticamera, se preferisci, al libro che ho terminato di leggere in questi giorni.
Un libro forte e diretto, che ti apre la porta su un argomento ancora sconosciuto per molti, ma che sta prendendo piede sempre più, anche nel nostro Paese.
Questo fenomeno, che non è altro che il chemsex, riguarda l’intera comunità omossessuale ed è qualcosa che ti mostra le debolezze, le insicurezze, la voglia di essere amati, rispettati di tutti quei ragazzi che, per un motivo o per un altro, si avvicinano a questa realtà.
Ragazzi chimici: i colori dell’arcobaleno sulla copertina che indicano speranza
La cover del libro vede delle strisce orizzontali, posizionate una accanto all’altra, con i tipici colori dell’arcobaleno: al centro, queste strisce colorate si aprono lasciando comparire il titolo, riportato in arancio e ove le lettere delle parole si susseguono in maniera disordinata.
In basso, sono raffigurate delle pillole colorate, ampiamente rappresentative di quello che il testo ci vuole dire.
Quei colori rappresentativi dell’arcobaleno, a mio avviso, vogliono lanciare un messaggio di speranza, perché in fondo, le storie di questi ragazzi sono intrise proprio di questo sentimento.
Il libro si compone di una prefazione a cura di Angela Infante, undici storie, di una post fazione a cura di Filippo Maria Nimbi, i riferimenti bibliografici e di un glossario.
Sono proprio le storie a farci riflettere, esse rappresentano le confessioni rivelateci a mo’ di diario, o racconto, o introspezione, da undici ragazzi che hanno partecipato alla pratica del chemsex e che di conseguenza hanno fatto uso di droghe tipiche dello svolgimento di questi festini.
Festini che ci vengono narrati, talvolta nel dettaglio, dai partecipanti, di modo che possiamo ben comprendere cosa accade e, soprattutto, qual è il sentimento che pervade tutti questi ragazzi.
Ragazzi chimici: perché alle volte il grido d’aiuto può manifestarsi in forme diverse
Ogni capitolo viene preceduto da un’immagine stilizzata che ritrae l’ovale di un viso: al suo interno gli occhi, il naso e la bocca sono raffigurati in modo diverso per ciascuna storia, andando a rappresentare ciò che andremo a leggere.
Il capitolo poi presenta un titolo prettamente attinente alla storia.
Ciò che è emerso dalla lettura di queste confessioni, è lo stato d’animo che permea tutti questi ragazzi: la solitudine campeggia in bella mostra, ma allo stesso tempo ho letto la voglia di essere compresi, rispettati, amati.
Accade quindi che, per rifuggire ai pensieri che li coinvolgono – e spesso li soffocano – questi ragazzi si lasciano trascinare in questa pratica.
«Angelo chiede di essere lasciato solo. La solitudine lo aiuterà a fare chiarezza, in fondo la stessa solitudine del chemsex, pronta ad assumere nuove forme e nuove prospettive.»
Alle volte è la curiosità a spingerli, altre volte la voglia di provare delle emozioni estreme… attenzione perché la voglia di sentire qualcosa di forte potrebbe condurre a conseguenze pericolose, lo sanno bene parecchi di questi ragazzi che si sono trovati in situazioni nelle quali hanno avuto davvero paura.
Non c’è una storia che mi è piaciuta più delle altre, le ho apprezzate tutto allo stesso modo. Ho percepito il senso di disagio di qualcuno, la mancanza di affetto vero mascherato da protagonismo, il loro alle volte sentirsi inadeguati, il voler cercare quell’amore vero, quell’amore che tutti noi rincorriamo e cerchiamo di afferrare.
Il linguaggio utilizzato, considerato l’argomento, è diretto e forte, non usa mezzi termini. Le scene di sesso sono spesso descritte esplicitamente. Tutto ciò, però, serve a rendere l’idea di ciò che con questo fenomeno si fa diffondendo.
Mi è molto piaciuta la post fazione di Filippo Maria Nimbi, molto tecnica ed esaustiva anche dal punto di vista delle ragioni per le quali questi ragazzi si sentano attirati dal chemsex, come le api al miele.
Ragazzi chimici: un libro forte come la verità che dovrebbe sensibilizzare le coscienze, ma anche tutti coloro che potrebbero aiutare questi ragazzi a sentirsi accettati senza dover ricorrere né all’uso di sostanze stupefacenti né a quelle pratiche che potrebbero lederli nei sentimenti, ma anche e soprattutto nel loro benessere fisico.
Ho apprezzato la tua umiltà nel recensire il libro, spostando il punto di osservazione dopo averlo letto. «Angelo chiede di essere lasciato solo. La solitudine lo aiuterà a fare chiarezza, in fondo la stessa solitudine del chemsex, pronta ad assumere nuove forme e nuove prospettive.» . Angelo sono io. Grazie
Caro Angelo,
leggere il tuo commento mi ha emozionata, sono io che ringrazio Te. Davvero. Grazie per averci resi partecipi della tua accorata testimonianza.
Ti auguro di riuscire a raggiungere i tuoi obiettivi, di afferrare ciò che tu desideri, senza mai smettere di essere te stesso. Un abbraccio