Rabindranah Tagore, poeta indiano scriveva
Ho sognato che lei, seduta vicino al mio letto,
mi sollevava dolcemente con le mani i capelli,
facendomi sentire la gentilezza delle sue dita.
Guardavo il suo viso, lottando con le lacrime
che mi offuscavano lo sguardo,
finché il languore delle sue dolci parole
mi fermò il sogno, come una luce iridescente.”
Mentirei se scrivessi di conoscere Rabindranah Tagore, eppure i versi di questa poesia suonano come un passpartù, la sua carta d’identità. Non sono solo versi d’amore, sono versi intrisi di un amore profondo, parole che definiscono i contorni di un pensiero trascendentale.
Premessa scontata? Tagore, è un poeta e come tale ha già in se la sensibilità giusta per parlare all’anima della gente. Ma non è solo questo. Di lui ti abbiamo parlato scoprendo l‘India in occasione dei nostri viaggi letterari intorno al mondo.
Tagore in qualche modo, come l‘India, è davvero un concentrato di spiritualità. Non è in discussione l’appartenenza religiosa quanto ascendere ad un bene più prezioso. Un messaggio di pace che lo identifica come mediatore dell’amore universale, colui che sparge il seme dell’umanità musicando, riflette sui concetti filosofici del bene, scrive di sentimenti.
Rabindranah Tagore, un concentrato di spiritualità
Tagore è questo e tanto altro. Il mio, all’inizio, è stato un approccio timido, spinto da una giustificata curiosità, un interesse riverenziale visto che lo scrittore, nel mondo letterario che conta, è stato il primo autore non europeo ad aver ricevuto, nel 1913, il Premio Nobel per la letteratura. E davanti a cotanta sensibilità letteraria mi sono inchinata. Sono andata poi avanti, ho letto la sua biografia, la sua vita, il suo pensiero le sue opere, tutto come da copione.
Di questa personalità colpisce la sua poliedricità, la capacità di concepire un pensiero, di tradurlo e interpretarlo in modi diversi. La poesia, il teatro, la musica, la filosofia, la pittura, sono le voci con i quali Tagore ha scelto di parlare dell’amore, quello che trascende, che valica i limiti mentali costruiti dall’uomo, che diffonde armonia.
La sua è una biografia lunga e ricca di note, io mi limiterò a quelle più significative e anche quelle ufficiose giusto per inquadrare il personaggio.
Quello di Rabindranah Tagore è un passato importante, cresce a Calcutta in una famiglia aristocratica che ha un ruolo significativo negli ambienti culturali e religiosi del Bengala. Automatica la decisione di farlo studiare in Inghilterra, il modo più adeguato per acquisire la lingua che userà per tradurre molte sue liriche e sviluppare il suo pensiero che concretizza aprendo a 100 km da Calcutta un asilo di pace.
Rabindranah Tagore, Nobel per la letteratura
Nel Santiniketan gli alunni vivono e seguono le lezioni liberamente, a contatto con la natura, secondo antichi ideali dello Ashram (Santuario della foresta), affinché, «gli uomini possano riunirsi per il supremo fine della vita, nel la pace della natura, dove la vita non sia solo meditativa, ma anche attiva».
Parlare, comunicare, interagire, condividere linguaggi universali, per Tagore non ci sono altre vie per raggiungere l’armonia. La vita non lo risparmia dalle sofferenze. In poco più di cinque anni piange la morte del padre, della moglie e i suoi due figli, dolore che rinchiude nel Gitanjali la prima raccolta di poesie tradotta in inglese nel 1912.
“tu mi hai fatto eterno, a tuo piacere. Questo fragile vaso continui a svuotare e a riempire di vita sempre fresca”.
L’autobiografia, Ricordi della mia vita, edita in Italia da Studium, lo gratifica nel 1913 con il Nobel e di seguito arrivano il romanzo La casa e il mondo, la raccolta di poesia Balaka, il dramma Oleandri rossi e molte altre opere.
Rabindranah Tagore e le sue passioni
Ho scoperto, navigando sul web, fatti di lui poco noti. Per esempio che è stato proprio Tagore a comporre gli inni nazionali dell’India, del Bangladesh e dello Sri Lanka, basato sulla sua poesia. Non solo, in virtù del rapporto speciale con Gandhi, è lui a coniare per lui il titolo di Mahatma così come la grande amicizia che lo lega ad un uomo di scienza come Albert Einstein con il quale condivide molti interessi tra i quali la musica.
A proposito di questo si conta che abbia scritto più di 2000 canzoni conosciute come Rabindrasagit, molte di queste ispirate dalle sue esperienze di viaggi. In 50 anni Tagore visita più di trenta Paesi in cinque continenti respirando culture diverse e non ci pensa un attimo, dopo il massacro di Jallianwala Bagh, a rinunciare al titolo di Cavaliere ricevuto nel 1915.
Sognai, e vidi che la vita è gioia; mi destai, e vidi che la vita è servizio. Servii, e vidi che nel servire c’è gioia.
Il pensiero di Rabindranah Tagore non è poi così lontano dalla nostra realtà. Nonostante tutto è intriso di una grande modernità, esorta a vivere intensamente e in modo personale perché “la verità sta nella nostra personalità e solo là è reale e non astratta”. Tagore ha ragione: in qualche modo siamo il nostro passato, eppure ci scopriamo diversi pronti a ripartire per un futuro di cui non conosceremo mai l’orizzonte con la speranza di lasciare di noi la parte migliore.
Più di me, di poesia ti saprebbe parlare meglio Pina, la mia amica e collega di redazione eppure da profana queste righe dedicate alle donne mi sono sembrate le più belle …
Buona Lettura