«Anche se andassi
nella valle oscura
non temerei alcun male,
perché Tu sei sempre con me;
Perché Tu sei il mio bastone, il mio supporto,
Con Te io mi sento tranquillo»
Ti starai chiedendo, caro iCrewer, perché io abbia citato i versi sopra riportati, e se la traduzione nulla ti dice, basterebbero le sole parole Gam Gam per far riaffiorare alla tua mente qualche ricordo – certo non di gioia – e il tuo cuore si scioglierebbe come neve al sole; questa canzone, scritta da Elie Botbol, richiama il quarto versetto del testo ebraico del salmo 23, ed è divenuta l’inno simbolico della Shoah: ricorda più di un milione e mezzo di bambini uccisi per mano dei nazisti; l’inno viene cantato nelle scuole in occasione del giorno della memoria. Questa breve premessa per introdurti nel viaggio commemorativo che faremo insieme quest’oggi.
Il 27 gennaio di ogni anno ricorre la giornata evocativa in ricordo di tutte le vittime dell’olocausto, l’immane genocidio perpetrato nei confronti degli ebrei a cura dei nazisti; nella giornata della memoria, il nostro pensiero va infatti a tutti gli ebrei che con costrizione sono stati rinchiusi in quei lager chiamati campi di concentramento e che con ferocia sono stati non solo deturpati, ma anche privati di quello che di più importante si possiede: la vita.
Il giorno della memoria ha come riferimento questa specifica data perché proprio il 27 gennaio 1945 le truppe sovietiche guidate dal maresciallo Ivan Konev giunsero presso la città polacca di Auschwitz liberando i pochi superstiti rimasti; solo in quel momento si prese realmente coscienza del grande orrore consumato con disumanità su quelle persone, solo respirando quell’aria che sapeva di cadaveri, solo facendo guizzare lo sguardo da una parte all’altra di quel lugubre posto, solo osservando le condizioni nelle quali vegetavano i pochi sopravvissuti rimasti: i corpi scheletrici, i visi smunti e ossuti, le teste completamente rasate, lo sguardo vitreo che avrebbe voluto urlare al mondo intero tutto il dolore subìto ma che riesce solo a rimanere silente.
Basti pensare che ancora oggi per tutti coloro che sono riusciti a non soccombere alla crudeltà nazista è difficile non solo parlare di quanto subìto ma persino ricordare, ma è bene che lo facciano, perché solo in tale maniera riusciranno a svegliare l’umanità dal torpore nel quale spesso vive e a farci toccare con mano il dolore da loro vissuto.
La giornata commemorativa del 27 gennaio è stata resa ufficiale dalla risoluzione 60/7, emanata ad opera dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, l’Italia, dal canto suo, si è uniformata alla risoluzione, istituendo questo giorno atto a ricordare non solo le vittime del genocidio ebreo ma anche tutti coloro che hanno messo a repentaglio la propria vita per cercare di mettere i salvo i perseguitati ebrei.
La Shoah rappresenta una delle pagine più tristi della storia della intera umanità, è come un’enorme macchia nera che non riusciremo mai a cancellare, frutto di un’ottusa ignoranza e delle smanie di potere di chi, ritenendosi perfetto, e pensando – è inconcepibile lo so – di fare del bene all’umanità, ha creduto fosse giusto privare della propria libertà personale tutti coloro ritenuti razza impura o inferiore, facendoli internare in enormi blocchi di cemento abbracciati da chilometri e chilometri di filo spinato; dopo di ciò ha creduto fosse giusto sottoporre tutti loro – bambini compresi – alle peggiori barbarie. Atrocità che noi mai e poi mai potremo immaginare: è vero, abbiamo letto le testimonianze, abbiamo ascoltato i racconti dei superstiti ma davvero siamo in grado di capire cosa hanno dovuto sopportare? Ma realmente possiamo affermare di comprendere? No. La risposta è no. Nessuno di noi potrà mai sinceramente capire cosa in quel lungo, oscuro e marcio periodo sia successo, però una cosa la possiamo fare: ricordare e commemorare con sentimento sincero, e non figurato, non apparente, ma partecipare attivamente al giorno della memoria, con una preghiera, un ricordo per tutte quelle vittime innocenti, con un sincero augurio che quanto accaduto mai più si verifichi. Non ci saranno mai spiegazioni logiche e/o plausibili a perdonare quanto occorso, quello che è successo né si giustifica né si scusa, si condanna e basta.
Negli anni, poi, innumerevoli sono state sia le riproduzioni cinematografiche, atte a ricordare i fatti accaduti, sia le opere letterarie scritte in ricordo degli ebrei, e allora, proprio in occasione di questa giornata te ne voglio ricordare qualcuno che, a mio avviso, assume un sapore ed un significato particolare.
Devi sapere – ma sono certa che ne sarai già a conoscenza – che non tutti si sono coalizzati con chi voleva epurare l’umanità da coloro che erano considerati come ciò che la rendeva imperfetta, molti, valorosamente, a rischio e pericolo della propria incolumità, si sono prodigati a mettere in salvo gli ebrei, anche nascondendoli presso le loro abitazioni: a loro va tutto il mio orgoglio e la mia benevolenza. E qui ti cito la prima opera Schindler’s list, un libro di Thomas Keanelly ed edito da Frassinelli. «Una storia di resilienza e coraggio, un classico moderno da cui è stato tratto il film-capolavoro di Steven Spielberg. La straordinaria vicenda di Oskar Schindler, il giovane industriale tedesco che salvò la vita di migliaia di ebrei durante la persecuzione nazista. Amante del lusso e delle belle donne, considerato da molti un collaborazionista, Schindler riuscì a sottrarre uomini, donne e bambini allo sterminio, impiegandoli nella sua fabbrica come personale necessario allo sforzo bellico. Un’operazione rischiosa, con la quale mise in pericolo la propria vita. Commovente e indimenticabile, una pietra miliare della narrativa sull’Olocausto.»; Osserva la copertina, sullo sfondo grigio e nero persone e milizie ma in rilievo questa bimba dai boccoli dorati e dal cappottino rosso: commovente e intrisa di significato.
Un’altra opera letteraria, da cui poi ne è derivata una riproduzione cinematografica, è Il bambino con il pigiama a righe di John Boyne edito da Bur «Caro lettore, sebbene di solito ci riserviamo questo spazio per raccontarti una trama o descriverti dei personaggi, per una volta ci prenderemo la libertà di non farlo. Non solo perché il libro che hai fra le mani è molto difficile da definire, ma anche perché siamo convinti che qualunque nostra parola ti priverebbe del sapore della scoperta. Se comincerai a leggere questo libro, infatti, farai un viaggio. Un viaggio con un bambino di nove anni che si chiama Bruno. (Ma questo non è un libro per bambini di nove anni.) E presto o tardi arriverai con lui in un luogo circondato da un recinto. Di luoghi così al mondo ne esistono molti, ma speriamo che tu non ne conosca mai uno.»
Di luoghi così al mondo ne esistono molti, speriamo che tu non ne conosca mai uno
I bambini non hanno pregiudizi, i bambini vanno al di là di un pigiama a righe o di una testa priva di capelli. Ricordiamolo.
Ti cito ancora l’ultimo libro che ho letto Il giorno speciale di Max di Sophie Andriansen edito da De Agostini, un libro che sento di consigliare caldamente non solo ai bambini ma anche agli adulti: ti sentirai rapire il cuore da un bambino di sette anni.
Ho letto parecchie testimonianze ma una di queste mi ha colpito particolarmente: la storia di Andra e Tati, sono certa che i nomi non ti saranno nuovi e che, sicuramente, anche tu conoscerai la loro toccante e commovente storia. «Quando anche gli ebrei italiani cominciano a essere deportati nei campi di concentramento nazisti, Andra e Tati sono solo due bambine. D’improvviso, si vedono strappare via tutto ciò che hanno; perfino la famiglia è travolta e straziata da eventi inspiegabili. Troppo piccole per capire, Andra e Tati si ritrovano sole e piene di paura. Il mondo comincia a cambiare e diventa un incubo, un’ombra minacciosa che si diffonde ovunque e a cui sembra impossibile sfuggire. Andra e Tati sono solo delle bambine, sì. Ma non smettono di sperare e di farsi coraggio a vicenda, unite e salvate dall’amore l’una per l’altra. Nell’era più buia della storia dell’umanità, la forza e la speranza sono le uniche armi per sopravvivere. Con le immagini originali del primo film d’animazione europeo sull’Olocausto, la commovente storia vera di due sorelline sopravvissute alla Shoah.» La stella di Andra e Tati di Alessandra Viola, Rosalba Vitellaro edito da De Agostini.
Scrivere questo articolo non è stato semplice, ogni parola mi ha lacerato il cuore, ma ho desiderato farlo perché anelo che ognuno di noi, non solo in questo giorno ma sempre, ricordi quanto successo e che tenga bene a mente che nessuno può privarti della tua libertà: libertà di sognare, di ridere, di vivere…
L’Olocausto è una pagina del libro dell’Umanità da cui non dovremo mai togliere il segnalibro della memoria (Primo Levi)