Quattordici spine di Rosario Russo, edito Algra Editore è un giallo appassionante ambientato nella caratteristica e pittoresca Sicilia, precisamente ad Acireale. Una storia che ti terrà incollato alle pagine, raccontata con maestrìa e bravura.
Quattordici spine: l’ispettore Traversa e il suo approdo in Sicilia
All’ispettore Luigi Traversa, originario del Veneto, viene consigliato di trasferirsi in una località distante parecchi chilometri dalla sua città natìa e lui sceglie la lontana Sicilia. Una terra con la quale egli, uomo abituato a tutt’altro clima e cibo, non entrerà subito in sintonia.
Non ama il pesce e in Sicilia questa è una pietanza tanto diffusa quanto immancabile. Traversa è insofferente: il clima, la città, che però lo abbaglia con la sua storica bellezza, il passato che inesorabilmente e prepotentemente torna per fare i conti.
«Eppure bisognava fingere che tutto andasse bene, tanto era nuovo lì e i colleghi lo conoscevano appena. Fingere, sì, ma fino a quanto avrebbe avuto la forza di farlo?»
Ciononostante, egli saprà gettarsi a capo fitto nella sua prima vera indagine siciliana che, sin da subito, solo in apparenza si mostra lineare e chiara. Traversa sa che in realtà le cose sono diverse da come sembrano – o da come le vogliono far sembrare –.
L’efferato omicidio di Don Mario Spina cosa nasconde davvero? Perché tante personalità politiche di spicco si interessano al caso? Cosa c’è sotto? E cosa c’entra il direttore del Centro di accoglienza per minori stranieri? E poi c’è un prologo forte e d’impatto al quale dobbiamo dare una risposta ed un seguito.
«Adesso io mi chiedo: in primis, perché una volta ottenuta la refurtiva lo hanno ammazzato ugualmente? Che bisogno c’era? In secundis: perché sul palmo della mano aveva lasciato in bella mostra l’immaginetta di San Giovanni Nepomuceno di Stazzo? Voleva forse lasciare un messaggio?»
Anche la cover di questo libro è piuttosto eloquente: vediamo infatti raffigurati dei fichi d’India, uno dei frutti tipici che contraddistinguono la Sicilia. Un frutto prelibato ma difficile da cogliere e da sbucciare, ciò a causa delle sue numerose spine. Le spine non sono mai una cosa buona e vanno tolte, anche se ciò può richiedere tempo.
La storia ha inizio con un prologo, poi seguono quattordici capitolo: ad ogni giorno corrisponde un capitolo. Ciascuno di essi è contrassegnato dalla data. Poi un epilogo e i ringraziamenti.
Il libro si presenta ben scritto e del giallo ne ha tutti i connotati. Il linguaggio è fluido, lineare, scorre senza intoppi. I dialoghi sono ben strutturati, conditi con l’ironia, e talvolta il sarcasmo, che i nostri personaggi sanno ben dosare.
Le scene descritte te le puoi raffigurare: ciò è fondamentale in un giallo, se queste sono rappresentate bene, tu che leggi non hai difficoltà ad immaginarti quanto accaduto. E Rosario ha saputo fare bene anche questo.
La narrazione è in terza persona, il ritmo è incalzante, ci sono sempre dei colpi di scena o di suspense che ti fanno pensare che qualcosa sta per accadere.
Man mano che la storia procede puoi intuire cosa c’entri il prologo con il resto dell’indagine.
Quattordici spine: niente è mai come apparentemente sembra
Quattordici spine è un romanzo che ho letto voracemente. Innanzitutto, vorrei soffermarmi brevemente sul prologo. Ti spiazza. Ti narra un qualcosa di forte che, purtroppo, al giorno d’oggi non è poi lontano dalla realtà. Questo, quindi, è già un punto a favore dell’autore perché ti fa supporre che la storia che andrai a leggere non solo ti appassionerà, ma ti si riserverà delle sorprese.
L’Ispettore Traversa, come detto, viene trasferito in Sicilia perché ha necessità di allontanarsi dal suo Veneto. Le ombre del suo passato oscurano il presente, beve per non pensarci, ma poi si sa, la verità torna sempre a colpirti in pieno viso.
Egli ha un carattere restio a fare nuove conoscenze, preferisce restare nel suo piccolo mondo.
«Tempo prima gli sarebbe piaciuto, sarebbe potuto andare anche in giro per quei luoghi sconosciuti, ma adesso la solitudine lo angosciava, lo avrebbe spinto a riflettere sulle sue vicende personali e questo non doveva accadere.
In un certo senso risolvere l’omicidio del prete poteva rappresentare l’occasione di riscatto che stava aspettando, oltre che un modo proficuo di tenere impegnata la mente.»
Questo suo modo di essere fa a pugni con quella che è la giovialità e il calore dei siciliani: gente allegra e facile alle pacche sulle spalle. Proprio come Lorefice, commissario avvezzo al fascino femminile che cerca di instaurare con quel suo ispettore un rapporto di amicizia.
Riuscirà Lorefice a scalfire il muro che Traversa si è costruito attorno?
Traversa è anche tenace e testardo: per lui questa indagine puzza sin dall’inizio ed è poco incline a credere che le cose siano realmente andate come qualcuno vuol fare credere.
Ad ogni modo i fantasmi che lo opprimono verranno svelati in questa indagine e l’ispettore potrà sentirsi libero.
Questa storia, al di là della matassa che con questa indagine deve essere sbrogliata, pone l’accento su un fondo di verità, su storie che, nostro malgrado, si possono realmente verificare. Quindi, in un certo senso ti lascia un po’ di amaro in bocca.
Rosario Russo ha saputo sapientemente scrivere questo suo giallo e pertanto ci aspettiamo presto una nuova indagine di questo riservato ma arguto ispettore veneto, che la Sicilia ha comunque accolto a braccia aperte.
«…c’è chi sostiene che non ci sia cosa migliore di assaggiare un fico d’India per comprendere la Sicilia. Se si vuole assaporare la dolcezza del frutto, bisogna prima eliminare ogni timore di affrontare le spine. Questo equivale a capire cosa significhi vivere in Sicilia.»