Probabilmente ti sarai accorto, caro iCrewer che siamo in pieno clima natalizio e, caso mai ti stesse sfuggendo, pensa il consumismo a ricordartelo: vetrine, luci, pubblicità, televisione, social, tutte quelle cose che il “mondo moderno”si è inventato per festeggiare il Natale, dimenticando forse la cosa essenziale, ovvero l’Incarnazione di un Dio che ama le sue creature al di sopra di ogni cosa, anche se loro si dimenticano di Lui. Questa è un’altra storia però, lo so. Una storia che, credenti o meno, ha cambiato il corso dell’umanità.
Qui però, si parla di poesia e il Natale di poesia ne ha quanta ne vuoi, da qualsiasi angolazione lo osservi: ma che una poesia abbia avuto la capacità di contribuire ad instaurare una tradizione, è quantomeno singolare. Eppure è successo e se ti riuscisse complicato crederci, tieni presente che non sei il solo, io stessa sono rimasta stupita quando, in una delle mie solite passeggiate per il web, mi sono imbattuta in questa leggenda che, sebbene abbia la sua considerevole età, non conoscevo. E come tutte le leggende, penso, affondi le sue origini nella realtà mistificata dal tempo e dalle credenze popolari.
Oggi, 6 Dicembre, lo saprai, si festeggia San Nicola, uno dei santi più amati e venerati in tutto il mondo che concilia e mette d’accordo sia la chiesa cattolica che quella ortodossa: potenza di un santo che riesce a realizzare ciò che generazioni di uomini (santi e non) non hanno mai saputo fare! Una figura leggendaria quella di SanNicola cui sono attribuiti numerosi miracoli, tanto che le sue reliquie, trafugate da Myra (Turchia) nel 1087 da parte di alcuni marinai baresi, conservate a Bari, sono ancora oggi contese e di tanto in tanto la Turchia ne chiede la restituzione. L’idea di trafugare le sue spoglie fu anche legata al fatto che la presenza in città di reliquie importanti, aggiungeva prestigio al luogo, non solo da un punto di vista strettamente spirituale ma anche economico: significava avere più pellegrini e quindi più business, beh, che dire anche in pieno Medio Evo, gli uomini avevano i loro affari e le loro strategie economiche.
L’iconografia tra sacro e profano
Come, quando e perché uno dei santi più popolari, vescovo di Myra e patrono di Bari, è diventato un’icona popolare e simbolo (anche commerciale) del vecchio Santa Klaus che porta i doni delle feste ai bambini
San Nicola, iconograficamente, ha come emblema il bastone pastorale, simbolo dell’episcopato e tre sacchetti di monete, o tre palle d’oro. E a proposito delle tre palle d’oro, devo necessariamente raccontarti la leggenda, perchè da qui ha inizio tutto. Un episodio della vita del Santo narra che prima di essere ordinato vescovo, s’imbatté in una famiglia nobile e ricca caduta in miseria. Il padre, che si vergognava dello stato di povertà in cui versava, decise di avviare le figlie alla prostituzione. Nicola, nascondendosi, lasciò scivolare dalla finestra dell’abitazione dell’uomo tre palle d’oro che ricorrono nell’iconografia classica con cui viene rappresentato, grazie alle quali l’uomo poté far sposare le figlie e risparmiare loro l’onta della prostituzione.
Il Santo, tradizionalmente viene rappresentato vestito da vescovo, con una casula blu e una stola ricamata a motivi geometrici, la mitra (copricapo vescovile) e il pastorale. Tradizionalmente. Poi, è bastato un poeta, Clement Clarke Moore che, nel 1821, in una poesia A Visit from St. Nicholas, lo descrisse come un vecchietto allegro e paffutello, in abito rosso bordato di bianco: ed ecco che il generoso vescovo San Nicola, diventò nell’immaginario popolare la figura mitica e folkloristica di Babbo Natale.
Era la notte prima di Natale
Era la notte prima di Natale e tutta la casa era in silenzio,
nulla si muoveva, neppure un topino.
Le calze, appese in bell’ordine al camino,
aspettavano che Babbo Natale arrivasse.
I bambini rannicchiati al calduccio nei loro lettini
sognavano dolcetti e zuccherini;
La mamma nel suo scialle ed io col mio berretto
stavamo per andare a dormire
quando, dal giardino di fronte alla casa, giunse un rumore
Corsi alla finestra per vedere che cosa fosse successo,
spalancai le imposte e alzai il saliscendi.
La luna sul manto di neve appena caduta
illuminava a giorno ogni cosa
ed io vidi , con mia grande sorpresa,
una slitta in miniatura tirata da otto minuscole renne
e guidata da un piccolo vecchio conducente arzillo e vivace;
capii subito che doveva essere Babbo Natale.
Le renne erano più veloci delle aquile
e lui le incitava chiamandole per nome.
“Dai, Saetta! Dai, Ballerino!
Dai, Rampante e Bizzoso!
Su, Cometa! Su, Cupido! Su, Tuono e Tempesta!
Su in cima al portico e su per la parete!
Dai presto, Muovetevi!”
Leggere come foglie portate da un mulinello di vento,
le renne volarono sul tetto della casa,
trainando la slitta piena di giocattoli.
Udii lo scalpiccio degli zoccoli sul tetto,
non feci in tempo a voltarmi che
Babbo Natale venne giù dal camino con un tonfo.
Era tutto vestito di pelliccia, do capo a piedi,
tutto sporco di cenere e fuliggine
con un gran sacco sulle spalle pieno di giocattoli:
sembrava un venditore ambulante
sul punto di mostrate la sua mercanzia!
I suoi occhi come brillavano! Le sue fossette che allegria!
Le guance rubiconde, il naso a ciliegia!
La bocca piccola e buffa arcuata in un sorriso,
la barba bianca come la neve,
aveva in bocca una pipa
è il fumo circondava la sua testa come una ghirlanda.
Il viso era largo e la pancia rotonda
sobbalzava come una ciotola di gelatina quando rideva.
Era paffuto e grassottello, metteva allegria,
e senza volerlo io scoppiai in una risata.
Mi fece un cenno col capo ammiccando
e la mia paura spari,
non disse una parola e tornò al suo lavoro.
Riempì una per una tutte le calze, poi si voltò,
accennò un saluto col capo e sparì su per il camino.
Balzò sulla slitta, diede un fischio alle renne
e volò via veloce come il piumino di un cardo.
Ma prima di sparire dalla mia vista lo udii esclamare:
Buon Natale a tutti e a tutti buona notte!
Questa la traduzione in italiano della poesia di Clement Clarke Moore che compì il “miracolo” e la trasformazione di San Nicola in Babbo Natale. Non è che sia un capolavoro d’arte poetica… Tutt’altro! A parte lo stile di chiaro stampo ottocentesco, sembra più una filastrocca, pure bruttina volendo, per bambini: si tratta di una poesia classica della tradizione americana, forse pure rovinata dalla traduzione di cui, fra l’altro non si conosce l’autore. Sono proprio i bambini a recitare in famiglia, la vigilia di Natale, Era la notte prima di Natale e sappiamo bene quanto gli americani siano legati alle loro tradizioni, forse perchè non ne hanno moltissime o più probabilmente per il senso d’attaccamento che conservano alle loro radici poco profonde. La particolarità della poesia sta nel fatto che per la prima volta compaiono i nomi delle renne di Babbo Natale che resteranno fissati nei secoli dei secoli o almeno fin quando resisterà la magia della notte di Natale e del simpatico vecchietto che regala doni ai bambini.
Il Santo vescovo di Myra, nei secoli, è diventato così il Santa Klaus dei paesi anglosassoni, e il NiKolaus della Germania ed è presente comunque in molti altri Paesi europei e… Potevamo noi italiani non importare anche questa tradizione? Risposta scontata. Non potevamo. La tradizione popolare ha operato nei confronti di San Nicola, una scristianizzazione sottile che ogni Paese europeo ed extra-europeo ha fatto propria: un San Nicola-Babbo Natale diverso ma fondamentalmente con caratteristiche comuni, prima fra tutte quella di dispensatore di doni e regali. In Italia, nello specifico, la tradizione di San Nicola che porta regali ai bambini ricorre in Puglia (e non poteva essere altrimenti) ma anche in Friuli e in Alto Adige e in alcune zone della Lombardia.
A noi che bambini non siamo più, non resta che ricordare, con una sottile punta di nostalgia, i tempi in cui aspettavamo con gioia e ansia il periodo natalizio e, malgrado tutte le poesie imparate a memoria e declamate nelle varie recite scolastiche, non sapevamo che proprio una poesia aveva trasformato un Santo in Babbo Natale. La magia dei regali portati da un vecchietto con la lunga barba bianca e il vestito rosso che viaggia per il mondo dalla lontana e suggestiva Lapponia, su una slitta carica di giocattoli, trainata da renne, ci appariva come un evento straordinario, molto più di un miracolo ripetuto ogni anno: oggi, invece, ci resta la poesia del ricordo di un tempo innocente, quando ci bastava una favola e un piccolo dono per sognare ed essere felici.