Le lingue inventate hanno sempre affascinato le persone, spingendole a esplorare mondi immaginari e a immergersi in culture fittizie. Molte di queste lingue sono diventate famose grazie a opere letterarie, serie televisive e film di successo. Ma è davvero possibile imparare una lingua che non esiste? Questo articolo esplorerà il fenomeno delle lingue inventate e il desiderio di avvicinarsi a mondi irraggiungibili attraverso l’apprendimento linguistico.
Il legame tra lingua e storia
Il legame tra lingua e storia diventa evidente quando si considera l’esempio di J.R.R. Tolkien, autore del Signore degli Anelli. Fin da giovane, Tolkien si appassionò alle lingue e creò una lingua chiamata “nevbosh” ispirandosi alle conversazioni delle sue cugine. Questa lingua inventata avrebbe poi trovato spazio nelle pagine della sua opera letteraria, dimostrando come l’amore per le lingue abbia influenzato il suo lavoro e la creazione di un mondo immaginario.
Sempre più persone si interessano a imparare le parole e le frasi appartenenti a culture e universi inventati. Un esempio notevole è l’Alto Valyriano di Game of Thrones, creato dal linguista David J Peterson. Utilizzando alcune frasi tratte dai libri di George R.R. Martin, Peterson ha costruito una lingua completa che può essere studiata su piattaforme come Duolingo. Questo fenomeno riflette il desiderio di immergersi in mondi fantastici attraverso l’apprendimento di lingue inventate.
Il processo di creazione di una lingua inventata
Creare una lingua inventata richiede un processo di sviluppo accurato. I linguisti che si dedicano a questa attività devono considerare vari aspetti, come la struttura dei verbi, dei nomi, la sintassi, la grammatica e l’uso dei pronomi. Inoltre, la lingua deve essere coerente con l’ambiente e la cultura che si desidera rappresentare. I costruttori di lingue prestano particolare attenzione a questi dettagli per creare un sistema linguistico credibile.
Ci si potrebbe chiedere perché le persone dovrebbero imparare una lingua che non esiste, specialmente considerando l’estinzione delle lingue reali nel mondo. Tuttavia, l’interesse per le lingue inventate è alimentato dal fascino dei mondi fantastici che queste lingue rappresentano. Gli appassionati di saghe letterarie o di opere cinematografiche trovano gratificante imparare queste lingue per avvicinarsi a universi irraggiungibili.
Le radici di una lingua inventata
Le lingue inventate spesso si ispirano a grammatiche e strutture linguistiche esistenti. Ad esempio, il creatore del Klingon si è basato sulle lingue dei nativi americani, mentre J.R.R. Tolkien ha studiato diverse lingue reali per creare l’Elfico e il Sindarin. Tuttavia, l’apprendimento di lingue inventate può sollevare questioni riguardo all’appropriazione culturale. Alcune persone preferiscono dedicarsi a lingue inventate anziché a lingue reali, poiché si sentono più vicine a un mondo immaginario che non rappresenta un’appropriazione culturale.
L’apprendimento delle lingue inventate è un fenomeno in crescita, spinto dal desiderio di immergersi in mondi fantastici e di avvicinarsi a culture fittizie. Molti linguisti hanno dedicato tempo ed energia alla creazione di lingue inventate che siano credibili e coerenti con l’ambiente in cui sono inserite. Nonostante le lingue inventate non possano sostituire l’importanza delle lingue reali, offrono un modo intrigante per esplorare mondi immaginari e per apprezzare il legame tra linguaggio e cultura.
Quali sono le lingue inventate
Le più famose lingue inventate dagli autori di libri o dal cinema sono: il Klingon, il Sindarin, il Mando’a, il Na’vi, il Nadsat, la Neolingua, il Dotharaki e il Valyriano.
Il Klingon
Il Klingon, codificato dal linguista Marc Okrand nel suo libro The Klingon Dictionary (1984), è la lingua inventata più celebre che esiste al Mondo. Creato da James Doohan nella serie televisiva Star Trek, presenta una struttura grammaticale particolare: oggetto, verbo, soggetto, disposta in tal modo da conferire un tocco di “alieno”, secondo Okrand. È diventata una vera e propria lingua con corsi, scuole, dottorati e persino una chiesa. In Klingon sono state tradotte numerose opere celebri, dai cicli dell’epica norrena all’Amleto fino al Canto di Natale di Dickens.
Sindarin
Il Sindarin (detto anche grigioelfico) è una lingua artificiale di Arda, l’universo immaginario fantasy creato dallo scrittore inglese J. R. R. Tolkien. Fu il linguaggio elfico più comunemente parlato nella Terra di Mezzo durante la Terza Era. Tolkien basò il suono e parte della grammatica del Sindarin sulla lingua gaelica, riprendendo molte mutazioni tipiche del linguaggio celtico (specialmente il brittonico). Inoltre il linguaggio risente molto degli influssi delle lingue germaniche, essendo Tolkien uno studioso di antico inglese, norreno e gotico.
Mando’a
Il Mando’a è una lingua artificiale aliena parlata dai Mandaloriani di Guerre stellari. È in via di sviluppo sin dal 2005 per essere trasformata in un linguaggio funzionante da Karen Traviss. Il linguaggio Mando’a è apparso per la prima volta nel testo di Republic Commando scritto da Jesse Harlin della LucasArts e da lì Karen Traviss ha iniziato a svilupparlo. La grammatica del Mando’a è semplice e somiglia molto a quella dell’inglese/Basic Galattico. È principalmente una lingua parlata, per cui la semplicità di pronuncia è un fattore importante. La sintassi della lingua è Soggetto Verbo Oggetto (SVO).
Na’vi
Il Na’vi è un linguaggio esclusivamente parlato, poiché i Na’vi non conoscono la scrittura e le loro tradizioni sono tramandate in forma orale, pertanto la sua trascrizione in alfabeto latino è a carico degli umani. Letteralmente la parola Na’vi significa “Popolo”, non avrebbe infatti avuto senso per i Na’vi, unica razza senziente su Pandora, creare una parola appositamente per denotare l’unica popolazione sul satellite.
Nadsat
Il Nadsat è una lingua artistica inventata dallo scrittore Anthony Burgess, e usata da alcuni personaggi nel romanzo Arancia meccanica. È sostanzialmente inglese, con l’aggiunta di svariate parole mutuate dalla lingua russa ed altre inventate dall’autore. Nella versione italiana del romanzo, curata da Floriana Bossi, il nadsat è stato reinventato con parole che richiamano alcuni dialetti e l’onomatopea; molte, tuttavia, sono le invenzioni interamente originali.
Neolingua
La neolingua, anche tradotta come parlanuovo o nuovalingua (nell’originale Newspeak, ossia “nuovo parlare”), è una lingua artificiale artistica immaginata e descritta da George Orwell per il suo libro 1984. Fine specifico della neolingua non è solo quello di fornire, a beneficio degli adepti del Socing, un mezzo espressivo che sostituisse la vecchia visione del mondo e le vecchie abitudini mentali, ma di rendere impossibile ogni altra forma di pensiero. Una volta che la neolingua fosse stata radicata nella popolazione e la vecchia lingua (archelingua) completamente dimenticata, ogni pensiero eretico (cioè contrario ai princìpi del partito) sarebbe divenuto letteralmente impossibile, almeno per quanto attiene a quelle forme speculative che derivano dalle parole.
Dotharaki e Valyriano
Grazie alla serie televisiva le due lingue del ciclo letterario de Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco sono state strutturate e definite per ovvie necessità recitative. Concepite da Martin solo in parte, e presentate nei libri senza una precisa definizione glottologica, il linguista David J. Peterson ha avuto il compito di invetare il Dothraki di cui ha costruito la fonetica, la grammatica, e oltre un centinaio di vocaboli. Sempre per la HBO ha creato l’Alto Valyriano.