Era da tempo che volevo leggere un libro di Zadie Smith. E come spesso accade in questi casi, il libro ha trovato me. Questa strana e incontenibile stagione è un libro piccino, meno di 100 pagine, e contiene 6 saggi che Zadie Smith ha scritto tra marzo e maggio 2020, ovvero quando nel mondo è dilagata la pandemia di COVID-19. La traduzione è di Martina Testa per Edizioni SUR.
La spinta ad acquistarlo in libreria (nelle prime pagine l’autrice specifica che devolverà l’intero ammontare delle royalties in beneficienza) non è stata la splendida cover, opera dello studio Falcinelli&Co., ma la quarta di copertina, il retro, per noi profani. «Che sognatori modesti siamo diventati». Questa frase ha fatto da trigger e in poche ore avevo letteralmente divorato il libro – per poi tornarci nei giorni seguenti, quasi a cercare qualcosa di volta in volta diverso.
Il caso ha voluto che lo leggessi in una stanza di ospedale, con al polso un braccialetto giallo di carta lucida che mi autorizzava a rimanere accanto alla mia centenaria nonna che qualche ora dopo se ne sarebbe andata (ma non per COVID-19, ci tengo a specificarlo).
Il lockdown, la pandemia (ancora in corso), hanno profondamente scosso la nostra quotidianità, a ogni livello, senza l’esclusione di nessuno. Determinate cose che davamo per scontate, quasi arrogantemente dovute, si sono sgretolate come statue di sale sotto i nostri occhi. Abbiamo riempito internet e i social di hashtag motivazionali, di #insiemecelafaremo e di arcobaleni. Abbiamo riscoperto solitudini e comunità. Ma ci siamo davvero fermati un attimo a riflettere su cosa sta – ancora – succedendo?
Per me questo libro è stata l’occasione per fermarmi e riflettere. Ed è per questo che ogni tot di giorni ne rileggo un pezzetto. È duro da digerire. Zadie Smith sviscera una serie di argomenti diversi come solo un talento della scrittura sa fare. Durante la primavera della pandemia e delle battaglie contro i soprusi razzisti, Zadie Smith ci accompagna in una riflessione sul tempo (e mi viene da pensare a chi ne ha avuto troppo e a chi, invece, non ne ha avuto abbastanza), sulla fragilità di noi esseri umani, sul virus e sulla sua indifferenza, sulla sofferenza.
Alla fine della lettura ne esci con più domande che risposte, ti arrovelli per giorni su questi stessi argomenti e ti chiedi una serie di volte se tutto quello che è stato detto durante il lockdown supererà l’anno o se è già carta straccia. Ma rifletti anche sul caso, sulla fortuna di essere ancora qui, sulla piccolezza dell’essere umano, su quanto ancora ci sia da fare. Ti senti sempre più impreparato a questo 2020 che tra qualche mese comunque finirà – perché il tempo non si ferma mai –, mentre nasce nel profondo un desidero di rimboccarsi le maniche e fare qualcosa.
Ho trovato geniale l’ultimo saggio del libro: si chiama Spunti, sottotitolo Debiti e lezioni. È una lista di persone con sotto scritto degli spunti che queste hanno dato all’autrice; non so come spiegartelo meglio, va letto. Alcuni nomi appartengono alla sfera privata – ci sono tra gli altri la madre e il padre della scrittrice – ma ci sono anche personaggi famosi come Tracey Chapman e Virginia Woolf. Il numero 26, l’ultimo, è prezioso.
«L’unico modo per uscire da qualcosa è attraversalo», così scrive Zadie Smith, specificandone la natura di luogo comune. E mentre ci penso e mi faccio forza, mi torna in mente la frase che mi ha fatto decidere di leggere questo libro. Ecco, no, non voglio essere una sognatrice modesta. E forse questa è l’occasione giusta per farlo.
Zadie Smith
Zadie Smith è una scrittrice e saggista britannica, nata a Londra nel 1975. È considerata una delle voci più talentuose del panorama contemporaneo. Con la famiglia si divide tra Londra e New York dove insegna scrittura creativa alla New York University. Finora ha scritto cinque romanzi, fra cui Denti bianchi, Della bellezza e Swing Time (Mondadori) e due raccolte di saggi (la prima, Cambiare idea, uscita per minimum fax nel 2010, mentre la seconda Feel Free è uscita per Sur nel 2018).
Martina Testa
Martina Testa ha tradotto numerose opere di autori statunitensi tra cui David Foster Wallace, Colson Whitehead, Jonathan Lethem, Jennifer Egan, Cormac McCarthy, Kurt Vonnegut.