Prima che tu venga al mondo – Massimo Gramellini, queste sono le due parole che mi sono trovato di fronte pochi giorni dopo Natale, quando ho scartato il regalo di un amico durante una serata di scambio di auguri. Il primo pensiero è stato: che bello, un libro! , mentre il secondo, venuto immediatamente in coda al primo, ma Gramellini quello della televisione che prima era sempre da Fazio e adesso fa un programma tutto suo la domenica sera sulle parole? Sì, proprio lui.
Al momento, dopo i ringraziamenti di rito e i sorrisi di circostanza, sono rimasto leggermente colpito dalla scelta effettuata dal mio amico; mi aspettavo un romanzo, una biografia di un cantante, ma mai e poi mai avrei pensato che potessero regalarmi un libro così. Oggi, dopo averlo divorato, e sottolineo divorato, utilizzo questo articolo che diventerà di dominio pubblico per ringraziare quel mio amico: perché Prima che tu venga al mondo è un libro magnifico.
Prima che tu venga al mondo è una sorta di diario, scritto come se fosse una lettera, di un futuro padre che si rivolge al prossimo nascituro raccontando le sue emozioni e le sue paure in merito alla sua vita che presto, nel giro di nove mesi, verrà messa sottosopra. Gramellini, con questo libro, racconta in prima persona la sua esperienza dell’avvicinamento alla paternità, partendo dal momento in cui scopre che lui e la sua compagna aspettano un figlio e arrivando a pochi istanti prima del parto, dedicando ad ogni mese di gravidanza un capitolo ricco di emozioni e riflessioni vere, autentiche e genuine.
Momenti di gioia misti a momenti di vero terrore in riferimento alla vita che sarà, ai cambiamenti, alle responsabilità che cambieranno e alla necessità impellente di dover crescere e diventare un adulto lasciando andare il passato. Passato e presente che guardano al futuro con lo stesso fine, futuro invece che guarda al passato con l’esigenza di risolvere conflitti interiori legati anche al rapporto con il proprio padre.
Prima che tu venga al mondo mette il lettore davanti ad un grosso interrogativo: quando è stata l’ultima volta che hai fatto qualcosa per la prima volta? Diventare padre è senza dubbio una prima volta. Con tutte le conseguenze che si porta sulle spalle. Inutile dirti, caro iCrewer, che anche in me si è scatenato un meccanismo che ha fatto partire il solito flipper di pensieri che caratterizza la mia testa.
Tendenzialmente io ci sono dentro. Sto vivendo mese più mese meno quel periodo che dovrebbe fare da transito tra la vita vissuta pensando solo al mio equilibrio e alla mia felicità e quello in cui le priorità cambiano e l’equilibrio deve essere distribuito sulla famiglia anche a scapito della felicità dell’individuo, argomento tra l’altro già trattato nella recensione dell’ultimo libro che avevo letto prima di questo, ovvero Fedeltà di Marco Missiroli.
Mi spaventa l’idea di diventare padre? Sarò in grado di esserlo davvero? Sono domande a cui non so rispondere, è una sfera della vita che ancora non ho mai accarezzato, ma che sicuramente nel prossimo futuro proverò ad afferrare. Ma esattamente cosa comporta diventare padre? Ho quarant’anni e alcune situazioni della mia vita ancora da finire di decodificare eppure, il bagliore del desiderio di avere un erede mi trascina a se con impeto e irruenza. E questa forza mi lascia basito. Impotente.
Sono più o meno queste le riflessioni che fa Gramellini, poi chiaramente il modo di vivere questo passo importante della vita ognuno lo affronta e lo percepisce a modo suo, quello che però ho apprezzato nel libro è la sincerità che traspare. L’autore si rivolge al futuro piccolo donandosi completamente, senza schermare oppure omettere i pensieri scomodi. Mi viene da pensare al momento in cui si accorge che la sua donna già lo mette in secondo piano rispetto alla creatura che porta nel grembo e a come con una trasparenza incredibile lo sottolinea facendo cadere sul piccolo assolutamente incolpevole tutto il peso di questa scomoda gelosia.
È davvero questo il destino di un neo padre? Sentirsi quell’altro incomodo nel rapporto tra madre e figlio? Io ci penso sempre a questa cosa.
Quello che più ho apprezzato però, leggendo Prima che tu venga al mondo è come con il passare dei mesi, e quindi con l’evolversi della gravidanza, la paure e la preoccupazione per il cambiamento lascino spazio alla consapevolezza e all’amore infinito per colui che nascerà che cresce in modo esponenziale. Mi dà conforto.
È bellissimo il capitolo in cui Gramellini prepara una scatola che sarà il suo lascito per il figlio, riempiendola di oggetti a lui cari: dal disco dei Pink Floyd, a un pezzo degli scacchi, al biglietto di una partita fino ad arrivare a una poesia. Tutti oggetti legati ad una storia che l’autore ha vissuto e che ritiene sia di insegnamento per la vita che dovrà affrontare il figlio.
Se tu sei padre, caro lettore, hai mai fatto un esercizio del genere? Hai messo da parte qualcosa di tuo, di veramente importante e significativo per te, da dare un giorno a tuo figlio? E io, cosa ci metterò? Cosa ci metterei dovendoci pensare adesso? Non lo so. Probabilmente qualcosa attinente alla libertà. Che è la questione che più mi sta a cuore per il futuro, che tutte le generazioni che verranno possano vivere libere. Ma mi rendo conto che non è un oggetto che si può prendere in mano e quindi rimando la risposta a un momento futuro.
PRIMA CHE TU VENGA AL MONDO: CONCLUSIONI
La scrittura di Gramellini è scorrevole, in tante occasione si ha la sensazione di ascoltarlo più che di leggerlo, è evidente il suo modo di raccontare storie ben noto a chi lo segue in TV, io onestamente non tantissimo, ma posso dire che conoscere il suo programma e il suo valido modo di lavorare.
Ho il sospetto che sia un libro per lettori uomini, al di là dell’aspetto della paternità ci sono tanti spunti e tanti riferimenti che ahimè credo non possano essere condivisi dalle donne, ma non per chissà quale motivo, semplicemente perché ritengo che queste due metà del cielo abbiano modi molto diversi di vedere la vita e sopratutto di prenderla e affrontarla.
Non a caso il problema del dover maturare e crescere, anche oltre i quaranta anni, è una questione quasi prettamente nostra. Però mi piacerebbe davvero sapere cosa ne pensa una donna di questo libro, che ripeto, io ho trovato incredibilmente bello.