Oggi ti parlo di Potenza e bellezza scritto da Elide Fazi e pubblicato da Fazi editore questo mese di gennaio 2021.
Caro iCrewer, parlare di questo libro è tanto bello quanto problematico perchè in realtà, ho cominciato a capirlo a pagina 370 e spicci. Già che non sono particolarmente sveglia di mio, in più ci mettiamo che questa storia cambia scenari quasi ogni capitolo, insomma, non sapevo davvero dove volesse andare a parare. Ma andiamo con ordine perchè, come sempre succede, i libri Fazi editore – perdonate ma sono FAZIosa – (ho fatto la battuta!!!!) riescono ogni volta a colpirmi al cuore e a soddisfare ogni mi aspettativa.
Potenza e bellezza di Elide Fazi
Da principio c’è Monaldo, un nobilotto marchigiano fedele al Papa, che poi sarebbe stato anche il suo sovrano all’epoca, che cerca moglie e dall’altra parte Costantino, un sensale di matrimoni che cerca di soddisfare il suo cliente. I due combinano il matrimonio del giovane Monaldo e nonostante che poi non se ne faccia nulla e vada tutto a carte quarantotto, i due rimangono amici durante le vite che avranno svolgimenti diversissimi. Fino a qui, Potenza e bellezza potrebbe sembrare la solita storia di nobiltà viziata e decadente: un ragazzo troppo ricco e viziato dalle mani bucate che scialacqua il patrimonio di famiglia senza discernimento.
L’altro binario che segue Potenza e bellezza è quello di Napoleone, e parlo di binario non a caso perchè la descrizione dell’ascesa di Napoleone sa molto di treno in corsa che travolge chiunque si trovi disgraziatamente sui binari. La ricostruzione delle tappe della conquista dell’Italia da parte di Napoleone impressione per minuziosità e descrizione degli scenari. Una tale dovizia di particolari, da quelli di gossip, chi era l’amante di chi, a quelli che mi hanno suscitato più rabbia riguardanti i furti (furti, furti, non uso parole a caso, Napoleone è stato un ladro!) che i francesi per mano del loro piccolo imperatore hanno perpetrato ai danni del patrimonio artistico italiano.
Del resto tutto il mondo sa benissimo che senza i furti (furti, LADRI!!!!) di Napoleone, intere navi di dipinti e statue scippate alle splendide città italiane, al Louvre ci sarebbe l’eco: sale vuote e tanta tristezza. Poveri mangiarane! Le conquiste di Napoleone in Italia mi hanno suscitato davvero un profondo disgusto, tanto quanto la sua infinita ambizione, che si è auto alimentata per tutta la durata delle guerre volute da lui, piccolo uomo dal gigantesco ego (ladro!)
Ma torniamo al nostro Potenza e bellezza, perchè devo dire, verso pagina 200 ero ancora incuriosita dalla magia di un libro che, pure elencando conquiste, battaglie e fatti storici in modo a volte quasi didattico, tiene il lettore attaccato alle pagine. Anche se non si sa dove l’autore voglia andare a parare, anche se le storie della piccola società marchigiana pare a volte staccata dalle conquiste di Napoleone, anche se il senso di claustrofobia e di ineluttabilità della guerra e della morte disgraziata a un certo punto mi ha quasi sopraffatta.
Ma come è stato possibile che questo libro abbia lasciato un tale solco nel mio cuore da pensarci incessantemente da tutto il giorno, senza sapere esattamente cosa avrei scritto in questa recensione? Alla fine Potenza e bellezza non si capisce, non sembra avere un tema centrale, non pare avere protagonisti con storie lineari, come ha fatto, mi chiedo ancora, l’autore ad appiccicarmi alle pagine? Come hanno fatto i racconti delle battaglie o degli intrighi politici a permettermi di raffigurarmi perfettamente gli ambienti, i caratteri, le sfumature politiche. Come ha fatto Elide Fazi a farmi provare le stesse emozioni del nostro piccolo conte marchigiano, un po’ ingenuotto un po’ erudito. E come ha fatto, mi chiedo, a farmi innamorare di un bambino, un certo Giacomino, un bimbo geniale di Recanati, lunatico e dotto, poeta e filosofo che diventerà uno dei più grandi poeti della letteratura italiana tutta.
E ancora, come ha fatto Elide Fazi in Potenza e bellezza a farmi capire il tema del libro solo all’ultima pagina, per bocca di quello stesso Giacomino, figlio di Monaldo, che brilla di fascino e sparge intorno a se la magia delle parole
Se questo fosse vero, e cioè che il paradigma per valutare la felicità degli Stati è la Bellezza e non la Potenza, probabilmente non esisterebbe al mondo un popolo più felice di quello degli Italiani.
Ecco, caro iCrewer, forse sono stata confusa e poco esplicativa in questi miei commenti, che, più che darti risposte su una lettura, pongono domande sull’uso sapientissimo delle tecniche narrative e la padronanza eccezionale della storia che ho riscontrato tra le pagine, eppure ritengo doveroso dirti che non troverai con semplicità libri così profondi e intensi come Potenza e bellezza.