Un ricordo e un omaggio per Nanni Balestrini, poeta avanguardista, scrittore, saggista, morto il 20 Maggio scorso.
Quando muore un poeta
al mondo c’è meno luce,
per vedere le cose.
Quando muore un poeta
gli uccelli hanno una traiettoria in meno
tra quelle possibili,
e non se ne accorgono.
Quando muore un poeta
il male sorride
felice
di aver perso un avversario.
Quando muore un poeta
la mia vita è più piccola
la mia speranza più lieve.
Ricorro ad Alda Merini per iniziare, oggi, questo nostro consueto incontro con la poesia, perchè le sue parole esprimono e sintetizzano meglio e più di quanto potrebbero fare le mie, la morte di un poeta.
Non sapevo nulla di Nanni Balestrini, ammetto la mia ignoranza su di lui, prima di qualche giorno fa, era un nome che qualche volta e di sfuggita mi era capitato sotto gli occhi ma non avevo mai approfondito le mie conoscenze . Poi, ho visto la notizia della sua morte che, come un tam-tam, si ripercuoteva sul web e sui giornali e mi si è attivata la levetta della curiosità. Letto e fatto: curiosità soddisfatta ma non del tutto, mi manca di leggere qualche sua opera, cosa che mi riprometto di fare: Nanni Balestrini è stato un uomo di lettere e un poeta, uno di quelli che incontrano e coincidono con il modo di intendere e concepire la poesia di molti.
Nanni Balestrini nasce a Milano, il 2 Luglio 1935 e muore a Roma, il 20 Maggio 2019. Poeta, scrittore, saggista con una vasta produzione letteraria che vede da un lato, la poesia sperimentale e dall’altro i romanzi e gli scritti politici sulle lotte degli anni ’60 e sugli anni che seguirono immediatamente dopo, i famigerati “anni di piombo”.
A seguito degli arresti che invasero una certa sfera politica, accusata di sovversione, sul finire degli anni ’70, fu costretto a rifugiarsi in Francia. “Evitai l’arresto, rifugiandomi in Francia dove rimasi per cinque anni. E poi, venni completamente assolto da quella accusa. A me come per altri intellettuali, l’accusa di essere responsabile diretto di tutto quello che di violento si era scatenato fino a quel momento, compreso l’assassinio di Aldo Moro. La verità è che la sola cosa che trovarono, era il mio nome nell’agenda telefonica di Toni Negri, (filosofo e fondatore di Potere Operaio, accusato di essere il teorico di quella frangia armata del movimento che sfociò nelle Brigate Rosse) di cui ero amico”, questo quanto racconta lo stesso Nanni Balestrini in un’intervista concessa a Repubblica nel 2012.
Protagonista della Neoavanguardia, (movimento letterario della metà degli anni ’60 che si caratterizzo per la tensione nella sperimentazione formale) oltre che precursore del Gruppo 63, fu, assieme ad altri uno scardinatore della poetica stantia che fino ad allora aveva invaso la letteratura italiana: “La sua voce originale e tagliente ha arricchito il nostro paese ha fatto pensare una generazione intera di lettori”, così in un comunicato si esprime la casa editrice Bollati Boringhieri che, il prossimo Luglio, proporrà ai lettori quello che definisce il “testamento letterario di Nanni Balestrini”, La nuova violenza illustrata, “lancinante e imprescindibile libro” la cui uscita era già prevista. Il nuovo libro, si ricongiunge direttamente a La violenza illustrata, romanzo pubblicato nel 1976 che seppe raccontare come pochi, l’Italia degli anni di piombo.
Un’altra casa editrice, la DeriveApprodi, detiene già il catalogo completo dei suoi libri di poesia, fra i vari titoli ricordiamo: Come si agisce e altri procedimenti, (1954-1969) Le avventure complete della signorina Richmond e Blackout, (1972-1989) Cosmogonia e altro, (poesie complete dal 1990 al 2007) e si ripropone di pubblicare, a breve scadenza, l’edizione completa delle opere di Nanni Balestrini, una bella occasione per chi vuole approfondire la conoscenza della sua arte poetica.
Il Balestrini poeta ha scandagliato linguaggi nuovi: le sue sperimentazioni verbo-visive, costruite con ritagli di stampa e tecniche dell’arte plastica nella scrittura, richiamano vagamente al Futurismo Marinettiano ma assumono una loro caratteristica precisa. Iniziate negli anni ’60, continuano negli anni Duemila, adottando la tecnica del collage: parole frantumate e ricombinate “obbligate a mostrarsi nude” perchè, come egli stesso afferma, “compito del poeta è stuzzicare le parole”, usarle, quasi, per “fustigare il cervello del lettore che quotidianamente annaspa immerso fino alla fronte nel luogo comune e nella ripetizione”. Una poetica di rottura, quindi, con la tradizione dello scrivere formale ma dai contenuti che guardano al sociale e alle lotte per le conquiste civili che in quegli anni rendevano attivi politicamente e socialmente gli animi più sensibili.
“La poesia dovrà evitare di fossilizzarsi nei dogmi ed essere invece ambigua e assurda, per rivelare mediante un’estrema aderenza l’inafferrabile e il mutevole della vita”
Se il poeta è un uomo che vive immerso nel suo tempo e del suo tempo coglie e raccoglie gli umori, le contraddizioni, le ingiustizie, le discrepanze e ne fa canto e lotta, denuncia e contestazione, se non è soltanto un contemplativo di moti interiori o un vate sognante amori idealizzati o impossibili e se per questi motivi viene accusato di sovversione, ritengo non si sia capito fino in fondo cosa vuol dire fare poesia. Non si può circoscrivere e dare limiti alla poesia, tanti e vari possono essere i modi di esternare quel fuoco interiore o pathos che un poeta si porta dentro, comprese le sperimentazioni che, magari, lasciano perplessi: la poesia è creatività e la creatività non ha limiti. Nanni Balestrini è stato non solo un poeta creativo e sperimentatore ma anche un poeta attento al contesto sociale del tempo in cui è vissuto e ne ha pagato lo scotto, come spesso accade ai poeti impegnati.
E se è vero che “quando muore un poeta/ il male sorride felice di aver perso un avversario”, auguriamoci che il suo esempio sia di stimolo per altre lotte contro il male.