Amore è una breve parola,/che però abbraccia tutte le altre,/perché comprende il corpo,/ l’anima, la vita e tutto l’essere./ Noi lo percepiamo così/ come avvertiamo il caldo del sangue,/ lo scopriamo come l’aria,/ lo portiamo in noi stessi come i nostri pensieri./ Per noi null’altro esiste di più importante.
Da Guy de Maupassant, una breve poesia per introdurre l’argomento di oggi, 14 Febbraio. Non potevo ignorarlo, non potevo far passare questo giorno senza parlarne, non potevo fare come ho sempre fatto. Mi spiego. Che oggi sia il 14 febbraio, è noto a tutti e, a meno che tu non sia impegnato in cose più importanti, oppure distratto o talmente disinteressato da glissare su questo giorno con sufficienza, saprai che fin dal Medio Evo, il 14 febbraio è la giornata ufficiale dedicata all’amore e agli innamorati, con relativo scambio di doni per la gioia del consumismo che approfitta di ogni data particolare per far sentire che c’è, caso mai lo dimenticassimo. Non voglio parlarti dell’origine della festività, magari lo farò in qualche altra occasione, qui ti parlo di poesia e ti dico soltanto che Valentino di Terni, santo e martire cristiano è diventato il protettore degli innamorati oltre che degli epilettici (stranissima associazione, questa), in sostituzione, durante il Medio Evo, dei Lupercalia, feste in maschera di origine pagana dove, tra gli altri riti propiziatori, le donne in particolare ricevevano una strana benedizione a “mazzate” (giuro ho letto proprio così: le donne venivano percorse durante pubbliche sfilate con verghe e ramaglie di alberi) che ne propiziava la fertilità. Poi, come sappiamo la Chiesa ha trasformato questa come altre usanze pagane in festività religiose, ma questa è un’altra storia.
Parliamo d’amore e poesia binomio quasi inscindibile considerata la data di oggi, anzi, come ho anticipato nel titolo, parliamo di quando l’amore diventa poesia. Ti dico la verità: il titolo della rubrica oggi l’ho copiato o meglio, l’ho adattato. Quando l’amore diventa poesia è il titolo di una vecchia canzone che piaceva a mia madre, non ricordo chi ne fosse l’interprete né chi ne sia l’autore, né tanto meno ricordo la melodia o le parole: ricordo solamente il titolo e che piaceva molto a mia madre (ma questo è un dettaglio, anzi un ricordo di quelli che regalano un sorriso assieme a qualche lacrima di commozione).
Il binomio amore-poesia funziona da sempre, funziona talmente da apparire scontato. Spesso la poesia viene associata esclusivamente all’amore e per i frequentatori occasionali di versi, la poesia è soltanto poesia d’amore. Sappiamo che non è così, sappiamo che poesia è anche un altro modo di esprimersi, tuttavia non prescinde (non potrebbe mai prescindere) dall’amore in senso lato. Oggi però è San Valentino, festa dell’amore e degli innamorati e io non posso ignorarlo come ho sempre fatto, lo ribadisco. Devi sapere, caro iCrewer (ammesso che ti interessi) che il mio personale rapporto con questa festa è alquanto refrattario. Ci siamo sempre guardati da lontano io e San Valentino (come ricorrenza, intendo): non so se ti stupirà o magari ti riconosci nella mia affermazione, ma io non ho mai e dico mai, festeggiato un San Valentino, neanche a 15 anni quando è normale vivere i primi amoretti all’insegna del romanticismo e delle rime cuore-fiore-amore. Mi è sempre sembrato stupido festeggiare a comando. Forse è una mia personale deformazione mentale o magari un vezzo anticonformista ma la verità è che probabilmente non sono l’unica, penso siano in tanti che, come me, rifiutano gli stereotipi preconfezionati. La stessa cosa è valida per chi pensa che scrivere versi sia per inguaribili romantici che scatenano i loro sentimenti a San Valentino, tra poesie, occhi a cuoricino come le emoticon, fiori e cene a lume di candela.
L’amore vuole altro che un giorno stabilito per essere celebrato, l’amore vuole costanza, vuole pazienza, vuole tolleranza. L’amore vuole profondità, vuole empatia, vuole individualità a due, vuole incastro perfetto di pezzi. L’amore vuole libertà di andare e di tornare, di agire senza costrizioni, ma vuole anche costruzione giorno dopo giorno fra slanci e noia, fra giorni teneri e giorni amari… Vuole tutto questo è anche altro e i poeti lo sanno. E sanno trovare parole insolite tratte dal consueto per celebrarlo, non solo a San Valentino ma ogni singolo giorno di ogni mese e per tutti i mesi dell’anno.
Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale e ora che non ci sei è vuoto ogni gradino, […]
Scriveva così Montale alla moglie nel ricordo di un amore che sostiene, che non ha bisogno dei ti amo ripetuti ad ogni respiro, un amore che non ha bisogno di frasi appassionate o di cuori spezzati: è un amore che porge il braccio, che vede per l’altro, che si appoggia e si completa.
La misura, i versi scarni ma pregnanti di significato, di Montale, il suo amore presente e concreto fa quasi da contrappeso alla passionalità rovente di altri versi: Amami/ […] Sono un pensiero/che non vuole mail/egare le tue mani/ libere nel mondo,/anche se vorrei/ che fossero solo mie… È questo l’amore che rispetta la libertà dell’altro/a di Alda Merini, che pur nella totale passionalità, non incatena e sconosce gli egoismi del “sei mio/a”.
L’amore, è presente in poesia fin dagli albori, raccontare quante poesie d’amore sono state scritte in tutte le forme metriche, in tutte le lingue, in tutti i luoghi e in tutti i laghi (per citare i versi di una canzonetta di qualche anno fa) sarebbe un’impresa titanica: da sempre i poeti hanno come fonte d’ispirazione l’amore. Dai classici, ai moderni, ai più alternativi, dai celebrati ai più scalcinati c’è mai stato un poeta che non ha scritto versi d’amore e per amore? No, se è vero che la poesia dà voce all’anima. L’originalità può dipendere dal come si racconta l’amore, da quali parole si scelgono, si accostano e si utilizzano. L’originalità consiste non nel raccontare quanto si ama l’altro/a ma nel dirlo in forma nuova, trovando allegorie, metafore, ossimori, analogie tesi ed antitesi capaci di affascinare chi legge. Solo così una poesia d’amore non appare ovvia e scontata. E, a proposito di originalità Stefano Benni la incarna pienamente quando scrive:
Io ti amo/ e se non ti basta/ ruberò le stelle al cielo/ per farne ghirlanda/ e il cielo vuoto/ non si lamenterà di ciò che ha perso/ che la tua bellezza sola/ riempira l’universo./ Io ti amo/ e se non ti basta/ vuoterò il mare/ e tutte le perle verrò a portare/ davanti a te/e il mare non piangerà […]/ Io ti amo/ e se non ti basta
solleverò i vulcani/ e il loro fuoco metterò/ nelle tue mani, e sara ghiaccio/ per il bruciare delle mie passioni/ Io ti amo/ e se non ti basta/ anche le nuvole catturerò […]/ E se non ti basta/ perché il tempo si fermi/ fermerò i pianeti in volo/ e se non ti basta/ vaffanculo.
Romantica e forse leggermente scontata nella fase iniziale, diventa pungente e originale, pur con una lieve nota scurrile, nel finale. È proprio il sonoro vaff*** finale che la rende originale e sarcastica: sdrammatizzando l’enfasi amorosa del testo, strappa la risata quasi liberatoria alla fine. In pieno stile Benni, che è noto proprio per questa sua caratterista dissacrante e dissacratoria, viva chi non si prende troppo sul serio aggiungo io.
Su, su, svelti, veloci, piano, con calma, non vi affrettate. Non scrivete subito poesie d’amore che sono le più difficili, aspettate almeno un’ottantina di anni. Scrivete su un altro argomento, che ne so… sul mare, vento, un termosifone, un tram in ritardo. Non esiste una cosa più poetica di un’altra. La poesia non è fuori, è dentro.
Cos’è la poesia? Non chiedermelo più, guardati allo specchio, la poesia sei tu. Vestitele bene le poesie. Cercate bene le parole, dovete sceglierle. A volte ci vogliono otto mesi per trovare una parola…
Mentre Roberto Benigni, grande cultore della poesia distribuisce buoni consigli ai poeti, sopratutto a chi crede che mettendo il cuore in piazza o su un foglio assieme a dolci parole e malinconie struggenti si possa conquistare corone di lauro e coppe, targhe o pergamene da porre in bella mostra a motivo di vanto e gloria più o meno imperitura. D’amore si scrive a 80 anni, secondo Benigni, perchè solo allora si acquisisce la maturità di comprendere appieno che cosa è vero amore: quando si è liberi da pulsioni sessuali ed ormoni impazziti, solo allora si scopre la vera essenza dell’amare.
Quanto a me, da donna che ama la poesia, vorrei farti una raccomandazione che, questa si, è da tenere sempre bene a mente, San Valentino o no…
Non innamorarti di una donna che legge,/ di una donna che sente troppo,/ di una donna che scrive…/ Non innamorarti di una donna colta, maga, delirante, pazza./ Non innamorarti di una donna che pensa,/ che sa di sapere e che inoltre è capace di volare,/ di una donna che ha fede in se stessa./ Non innamorarti di una donna che ride/ o piange mentre fa l’amore,/ che sa trasformare il suo spirito in carne e, ancor di più, di una donna che ama la poesia (sono loro le più pericolose),/ o di una donna capace di restare mezz’ora davanti a un quadro o che non sa vivere senza la musica./ Non innamorarti di una donna intensa, ludica,/ lucida, ribelle, irriverente./ Che non ti capiti mai di innamorarti di una donna così./ Perché quando ti innamori di una donna del genere, che rimanga con te/ oppure no, che ti ami o no, da una donna così, non si torna indietro./ Mai.
L’autrice, Martha Rivera Garrido è scrittrice, poetessa e traduttrice, nata a Santo Domingo nel 1960. I suoi testi utilizzano un linguaggio volutamente provocatorio, scandaloso, velato di filosofia. Definisce se stessa: iconoclasta, cool, libertaria, ribelle, bella, nevrotica, scrittrce, donna, madre, figlia, nonna, sposa, sorella, zia, fidanzata, amica, dominicana, insonne, distratta, azzurra, disobbediente. E sicuramente molto vera e originale aggiungerei io.
Si, lo so, forse ti aspettavi un altro genere di articolo dedicato a questo giorno ma a me le feste dell’amore a comando non piacciono e non mi piacciono neanche le poesie d’amore con i cinguettii di sottofondo, del resto sono una donna legge (e scrive) per “legittima difesa”. Ed estendo la legittima difesa anche all’amore nella sue forme iconografiche scontate e banali. Solo quando si va oltre ogni banalità o scontatezza l’amore diventa poesia.