A volte le cose, gli avvenimenti sembrano accadere per caso, ma il caso non è mai casuale, è li che ti aspetta a modo suo. Vuol dire che alle volte il caso aspetta te e non per caso […]…
… tranquillo, non farti impressionare da questo aforisma di Alessandro Baricco, non mi sono svegliata fatalista oggi, anche se tutto sommato una piccola dose di fatalismo nella vita di ognuno ci può stare, anzi ci sta a prescindere dal fatto che ci crediamo o meno. Andiamo per gradi, però, non vorrei che ti convincessi che hai sbagliato rubrica o che io stia dando i numeri (cosa possibile, non la escluderei del tutto). Ti racconto, così, tanto per dare un tono diverso a questo nostro incontro settimanale con la poesia: di solito, comincio pensare a quali argomenti trattare in Poesia e vita, vita è poesia, già dal venerdì sera, forse anche prima a volte, in genere ho sempre una riserva di autori e/o argomenti che mi appassionano e che vorrei farti conoscere, ammesso che non li conosci già (in tutto questo devo dire un grazie di cuore alla nostra capa, Maura, che mi lascia spaziare come voglio in questa rubrica). Quindi, anche stamattina giostravo le mie idee fra due o tre autori e qualche argomento da proporti oggi. Mi metto comoda (e non ti spiego cosa significa per me essere comoda, quando mi accingo a scrivere, rischierei davvero di essere inserita in una lista per un TSO d’urgenza) e penso a come impostare l’argomento… ma nella mia comodità, (che equivale ad alzarmi di continuo dalla scrivania per andare a controllare o a fare varie cose in casa, tutto questo mentre scrivo, si) entro nello studio e vedo mio marito con in mano un libretto dalla copertina verde: ora questa cosa è normalissima, sarebbe stato strano entrare nello studio e non vedere mio marito con in mano un libro, l’insolito è che alza gli occhi e mi dice –aspetta, devo leggerti una cosa-, –è veloce?– faccio io di rimando perchè non volevo far scappare le idee che già mi frullavano per la testa sull’argomento da scrivere. Lui comincia a leggere ed io, mi dimentico di Jack Kerouac, autore che volevo trattare, visto che in questi giorni si ricorda il cinquantenario della morte (lui mi scuserà se lo posticipo di qualche settimana).
I poeti sono scialacquatori;/ gli scialacquatori del tempo./ I poeti sono scioperanti/ a tempo infinito:/ ciondolano per le strade/ in cerca d’ispirazioni./ Intralciano gli studenti/ e i vigili del fuoco,/ gli spazzini e i poliziotti,/ i comizi e i cartelloni…/ Leggono i pensieri/ ai postini e ai pensionati,/ ai mimi ed agli artisti…/ Pedinano le prostitute,/ i precari e i clandestini/ le modelle dei calendari…/ Intasano le fermate dell’autobus;/ si concentrano sulle cicche di sigarette,/ sulle siringhe,/ sulle lattine vuote/ e sognano di salvare il mondo/ con le parole scritte;/ scarabocchiate/ dietro uno scontrino fiscale…/ su una nota della spesa/ insieme alle carote/ e alla carta igienica…/ di traverso su una ricetta medica/ con un lassativo/ e una pillola verde…/ I poeti si stropicciano gli occhi/ pieni di punti esclamativi,/ poi li alzano verso le nuvole/ perchè hanno visto qualcosa:/ un elefante forse rosa…/ Anche gli altri alzano gli occhi,/ ma non sono poeti/ e non vedono niente;/ solo semmai un presagio di pioggia/ e pensano: potevo portarmi l’ombrello!/ I poeti non hanno ombrelli/ perchè si coprono di versi:/ ne hanno di tutti i colori/ e di tutte le misure/ e per ogni cosa che succede al mondo…/ Ce li hanno in tasca/ nel-palmo-delle mani/ nella-bocca-dentro-gli-occhi;/ ce li hanno fra i capelli/ e pendenti dagli orecchi…/ Gli ballonzolano sul petto/ e quelli più lunghi/ gli arrivano fra i piedi/ facendoli inciampare qualche volta…/ State attenti, voi non-poeti/ a non calpestare quel manto di versi!/ E non chiedete che ora è/ perchè i poeti non hanno orologi/ perchè si muovono a spasso col tempo/ perchè si muovono a passo di luna…/ E non chiedete dove si trovano, dov’è quella via/ perchè i poeti non sanno le vie: oggi son qui, domani più in là…/ perchè si muovono nello spazio:/ qui c’è un sorriso, lì c’è una guerra/ qui c’è l’amore, là c’è la morte…/ E sempre cercano ispirazioni/ e sempre sognano di salvare il mondo/ e qualche volta ci riescono…/ i poeti…/
(da Le bambole, Per la strada i poeti, Anna Maria Fabbroni)
Non ti nascondo che la mia espressione durante la lettura sarebbe potuta sembrare, a chi casualmente avesse avuto davanti la mia faccia, una strana miscellanea a metà tra un ebete ed un San Paolo folgorato sulla via di Damasco. Fortuna che non c’era nessuno a guardarmi, figlie comprese che, devo dire, sono abituate e forse anche rassegnate, povere stelle, a questi genitori un po’ sui generis. Non so se è stata l’ora mattutina, non so se è stata la mia predisposizione d’animo, non so se è stato il caso ma ho pensato: -Questa poesia descrive i poeti con una grazia e una leggerezza fuori dal comune, non posso non farci un articolo, lo merita.- Perchè è vero i poeti sono creature strane, creature che frugano la vita e suoi aspetti in ogni dove, creature che sanno trovare legami e fili laddove il sentire comune non li vede. E non serve aggiungere altro, basta leggere i versi liberi sopra riportati che a parte la leggerezza, la musicalità, le allegorie, le analogie e le metafore, hanno una capacità affabulatoria non indifferente.
… E quindi, dopo essermi ripresa dall’incanto (mentre mio marito mi prendeva in giro e se la ridacchiava per la mia reazione a suo dire spropositata… ma che devo farci? Stamattina girava così: tra stupori e scoperte…), la prima reazione logica e sensata è stata quella scoprire chi fosse l’autrice dei versi, il titolo della raccolta l’editore il come e il perchè: tutti quei dettagli tecnico-informativi, cioè, che di solito noi di iCrewplay forniamo al lettore. Quindi chiedo informazioni, non avendo visto mai quel libretto per casa e scopro che è un dono, spedito da un amico lontano che, a sua volta, ha preso il libro da una di quelle librerie dislocate nei posti più improbabili, dove si depositano libri usati e al tempo stesso si possono prelevare gratis. E, cosa ancora più strana la libreria in questione si trova all’interno di un ospedale (non so di preciso quale e non so neanche perchè il nostro amico si trovasse proprio lì) a Pavia. Quando si dice il caso, da un ospedale di Pavia ad una casa in provincia di Messina…
Caso ancora più curioso è che il libro intitolato Poesie, edizione curata dal comune di Leonforte, in provincia di Enna, (che non è molto lontano da dove io stessa vivo) nel 2008 è una raccolta poetica dei primi tre classificati al Premio letterario Città di Leonforte, edizione 2008, curata da Giuseppe Litteri e patrocinata dallo stesso comune di Leonforte. Gli autori presenti nella raccolta sono: Anna Maria Fabbroni con la silloge Le bambole da cui ho tratto la poesia che hai letto sopra, Per la strada i poeti; Angela Riviera con la silloge Come il corallo antico e Vito Sorrenti con la silloge Trittico delle morti bianche.
Fatta una rapida indagine, scopro che il Premio Città di Leonforte, continua a svolgersi normalmente dal 1979 ad oggi ed ha avuto nel corso degli degli anni presenze importanti come Franco Battiato, Vincenzo Consolo, Giorgio Barberi Squarotti, Pippo Baudo tanto per citarne alcune. Quest’anno, l’edizione 2019, scaduta a Luglio, non ha avuto tra le sezioni quella dedicata alla poesia, peccato!
Se è dunque vero che il caso non è mai casuale, è li che ti aspetta a modo suo, si vede proprio che stamattina questo caso aspettava me e te che adesso stai leggendo, forse soltanto per regalarci un attimo di tregua tra le mille cose di ogni giorno, assieme ad un istante di stupore e di bellezza.