Una forma di poesia basata su performance a braccio: la Poetry Slam, da lontane reminiscenze grecho-antiche a Chicago e a all’Europa, Italia compresa.
E’ venerdì e mentre il Liga nazionale (al secolo Luciano Ligabue) afferma che, in questo preciso giorno è consigliabile stargli alla larga e non frantumargli quegli attributi che di norma, appartengono di diritto al genere maschile, (ma anche il genere femminile, sempre più spesso ne è fornito) io, come al solito mi produco, con questa rubrica, in un argomento poetico che spero possa, se non appassionarti, almeno interessarti o incuriosirti. Non fare caso al giro di parole e all’eloquenza che ho usato, perchè stringi-stringi, volevo semplicemente dire: a-ri-eccoci con la nostra rubrica di poesia e oggi ti presento un argomento che personalmente mi incuriosisce moltissimo: la Poetry Slam.
Ci tocca andare a Chicago, partire da li e dal lontano, neanche troppo, 1984. A Chicago, un certo Marc Smith, operaio e poeta, ha la bella pensata di organizzare una serie di incontri in un jazz club, incontri poetici ovviamente. La bella pensata non sta tanto nel riunirsi per fare poesia, niente di speciale in questo, quanto nel fatto che i poeti invitati dovevano a voce alta declamare i loro versi, anche qui, nulla di particolare ma la novità era nel fatto che il pubblico presente veniva coinvolto, esprimendo la sua opinione in diretta-recital. La cosa, evidentemente piacque molto agli americani, tanto che nel 1986, Marc Smith si ritrova impegnato ad organizzare ogni lunedì sera, una vera e propria gara di poesia e il 20 Luglio 1986 nasce ufficialmente il primo Poetry Slam. Come spesso accade, le idee particolari, nascono per caso e si sviluppano per emulazione, infatti il Poetry Slam, si diffonde non solo in altre città americane ma arriva pure in Europa: oggi, è diventato una vera e propria forma d’arte poetica internazionale ed è approdata anche in Italia.
Da noi, in Italia, ci sono voluti ben 15 anni per organizzare il primo Poetry Slam ma alla fine ce l’abbiamo fatta, come comunemente si dice. Il 21 Marzo 2001, con l’arrivo della primavera, arriva anche il primo Poetry Slam italiano, nell’ambito del Festival Romapoesia e nel Novembre 2013, vede a luce la LIPS, che sembra un prodotto per il trucco femminile ma non lo è: si tratta delle iniziali della sigla Lega Italiana Poetry Slam.
Ci sono delle regole ben precise da rispettare affinchè uno Slam sia un vero Slam:
- Iscrizione aperta a tutti;
- Esibizione a cappella.
- Assenza di riempimenti musicali, luci e abbigliamento particolari ma talvolta è concesso.
- Libertà d’espressione: si può dire, leggere, scandire, cantare testi costruiti su temi liberi o, a volte, imposti.
- Tempo a disposizione per ogni esibizione: dai 3 ai 5 minuti.
- Il poeta-slammer si esibisce soprattutto per il piacere di condividere i propri testi con il pubblico.
- I giudici dovrebbero essere scelti tra il pubblico.
- Nelle esibizioni nei locali pubblici, vale la regola “un testo detto = un bicchiere offerto”.
E adesso vediamo di capire meglio in cosa consiste la Poetry Slam, è argomento nuovo anche per me e devo dire che mi incuriosisce molto. In molta pratica e esprimendomi così un po terra-terra, si tratterebbe di una gara, una competizione, una sfida fra poeti a colpi di versi: i poeti si esibiscono su un palco e vengono poi giudicati da una giuria composta da cinque persone, recitano spesso a braccio e a ritmo serrato, producendosi in botte-e-risposte che molto assomigliano alle battle (battaglie) dei rapper americani, prima di essere contaminati dal consumismo commerciale che ne ha snaturato e stravolto l’originalità… ma questo è un altro argomento.
Però se è vero che, come in chimica, “nulla si crea e nulla si distrugge” credo che questa regola possa essere valida e applicabile anche alla poesia. Mi spiego: nella Grecia antica esisteva una forma di teatro, la Commedia, dove gli attori interloquivano fra loro e con il Coro (che aveva una parte importante) e in seguito anche con il pubblico, producendosi in battute scherzose, in sfide verbali, scherzi, lazzi e frizzi: questa forma teatrale con il tempo, si è evoluta assumendo vari aspetti anche al di fuori dei confini greci ma non è scomparsa del tutto, qualche reminiscenza resiste, pur avendo assunto forme e modalità completamente diverse. E ti spiego subito come: dalle mie parti in Sicilia, o anche in Toscana e nella Roma “de noantri” (popolare, intendo) si usava e non so se ancora si fa, nelle feste popolari o nelle riunioni conviviali, dialogare o cantare a colpi di “stornelli” (famosi gli stornellatori del Maggio musicale fiorentino), botte e risposte, spesso ironiche e argute, che incantano e coinvolgono gli ascoltatori.
Quindi, mi pare di capire che con le sostanziali e dovute differenze, in maniera riveduta, corretta, rielaborata ed aggiornata, sia il rap che gli stornellatori che la poetry Slam, non abbiano inventato tanto di nuovo e che affondino, come tutte le altre forme poetiche le loro radici nel grande contenitore della Magna Grecia che ha dispensato cultura e arte a tutti i popoli o quasi. Mi riprometto, però, di approfondire meglio l’argomento la prossima settimana, presentandoti uno dei più quotati poeti-slammer italiani, di cui ti anticipo soltanto che si chiama Davide Passoni e sta partecipando a vari incontri di Poetry Slam. Quattro di questi incontri sono stati registrati e stanno andando in onda tutti i sabato di questo mese di Giugno alle ore 21.30, sul canale 63 di Zelig.
…e se vuoi saperne di più, a rileggerci il prossimo venerdì.