Andrea Camilleri e il suo volto meno noto, quello di poeta: i sogni di un ragazzino della provincia siciliana che ha trovato nella prosa la sua vera vocazione.
“Non volevo diventare uno scrittore. Volevo diventare un poeta, mai uno scrittore. Pensavo alla poesia in quanto tale: la poesia è femmina di per se.”
La poesia è femmina e come una bella femmina catturava i sogni e le belle speranze di un ragazzino diciannovenne che, dalla profonda provincia siciliana, cercava nei libri le risposte alle tante domande della sua mente attenta e curiosa, proiettando il suo futuro al di la dello stretto di Messina, nel continente e, a quell’epoca, aspirava a farlo affidando le sue speranze ai versi che spediva a chiunque (persino la “buonanima di Benito Mussolini” ne ricevette alcuni) e a qualsiasi rivista potesse pubblicarli. Un Andrea Camilleri inedito e poco conosciuto nelle vesti di poeta (e non so se aggiungere meglio così): la morte di un “mito”, colora la sua vita e il suo passato di un’aura particolare e sull’onda dell’emozione dovuta alla recente scomparsa, l’affetto per il personaggio unito alla curiosità, spinge ad esplorare ogni minimo episodio, ogni piccola cosa riguardante la sua arte, il suo scrivere. Immagino che tutto questo interesse esploso in seguito alla morte di Andrea Camilleri, com’è giusto che sia per carità, immagino, dicevo, conoscendo un po’ il personaggio che lui, così schivo e riservato, così profondamente genuino, semplice e diretto, se potesse ancora esternare il suo pensiero potrebbe anche esclamare: “ma ancora i cabbasisi avete da rompermi?”
Eppure un Andrea Camilleri poeta è un “chicca” non indifferente e non potevo ignorare questo aspetto del Maestro che mi perdonerà se mi permetto di dire che è stato meglio per lui aver lasciato perdere la poesia e dedicarsi alla prosa. Perchè il Camilleri-poeta, non raggiunge gli alti traguardi di stile che il Camilleri-scrittore, non solo raggiunge ma anche travalica. Del resto se è vero ciò che affermava Benedetto Croce e cioè che dopo i diciotto anni continuano a scrivere poesie solo i poeti veri e i cretini, Camilleri che cretino non era affatto ma tutto sommato neanche neanche poeta vero, ha fatto benissimo a dedicarsi alla prosa lasciando perdere la poesia, almeno ufficialmente.
“Ho vegliato tutta la notte
leggendo i più grandi poeti d’amore
per rubare dai loro versi
le parole più ricche e più rare
per dirti tutto quello che sento per te.
Alla fine queste parole le ho trovate.
Eccole:
ti amo.”
Ora senza volere sminuire il sentimento che anima questa poesia di Andrea Camilleri, dal titolo romanticissimo, Amore mio, sicuramente dedicata all’amatissima moglie Rosetta, in tutta onestà e con tutta l’ammirazione che si può avere per un mito come lui, non mi sembra sia il massimo della liricità. Non ho trovato informazioni sull’anno di edizione di Amore mio ma così, a naso, penso che il Maestro dovesse avere meno di vent’anni quando esternava così i suoi sentimenti. (Anzi se tu, caro iCrewer, hai notizie più precise, mi farebbe molto piacere se mi informassi)
Il carattere del siciliano è prismatico, sembra mutante ma è sempre la stessa persona
Così Camilleri definisce la sicilitudine e lui, da siciliano, di questa “prismaticità” raccoglie tutte le sfaccettature, tutta la luce e i colori che un prisma riesce a catturare e a riflettere e quindi lo scrittore mostra il suo volto poetico fra le righe dei suoi romanzi e i caratteri dei suoi personaggi, pur avendo scritto poesie, da come mi risulta, solo in gioventù.
In una intervista di qualche anno fa, parlando dei suoi esordi, Camilleri raccontava che la sua più grande emozione fu quella di vedere pubblicati alcuni suoi scritti in una rivista letteraria importante, diretta allora da Alba De Cèspedes, Mercurio. Era il 1945 e, accanto ai nomi di Corrado Alvaro, Ignazio Silone, Natalia Ginzburg, vedere il suo gli sembrò quasi un sogno: lui, diciannovenne che dalla Sicilia mandava poesie a tutti, non poteva credere al fatto che il suo nome fosse accanto a quello di scrittori e poeti famosi e, rimasto un intero quarto d’ora a guardare la rivista, pensò che fosse addirittura un caso di omonimia.
“Un giorno si alzeranno neri morti/ dalle case bruciate/ che il vento sgretola / e avranno occhi per noi./ Nessuno parlerà, mute labbra/ daranno la condanna/ai nostri volti/e intorno sarà notte./ Dove arse la terra ai nostri passi/ e fu fango di lacrime e sangue/ è ancora lutto e grida./ Ancora spine e sassi, solo per noi.”
Solo per noi, la poesia che hai appena letto sopra e che risente del periodo bellico, è una delle poesie che furono pubblicate sulla rivista Mercurio, accanto ai nomi importanti che Camilleri a diciannove anni, considerava dei semi-dei. In quegli anni, come lui stesso continua a raccontare: “In quel periodo ebbi delle belle soddisfazioni. Ungaretti mi mise in una sua antologia di giovani poeti, poi ci fu un episodio straordinario che forse ho già raccontato: quello del Premio Lugano, dove concorsi nel 1947 con un gruppo di poesie. Dopo cinque mesi mi mandarono un fogliettino di carta. La giuria era presieduta da Gianfranco Contini e poi c’erano Carlo Bo, Giansiro Ferrata insomma un po’ di questi nometti. È singolare quel foglietto: contiene 25 nomi in cui c’era tutta la letteratura a venire dell’Italia che verrà. Siamo i finalisti del Premio: Pier Paolo Pasolini, Danilo Dolci, Andrea Zanzotto, Padre David Maria Turoldo. Impressionante, io scompaio, loro vanno avanti. Io anni dopo, faticosamente, arrancando, li raggiungo.”
La scelta di abbandonare i versi, per dedicarsi alla prosa, a mio modesto avviso, fu senz’altro la migliore: Andrea Camilleri scrittore, è senza dubbio alcuno uno dei migliori che la letteratura mondiale ha mai avuto. Amato e venerato, tradotto in ben 35 lingue, con la simpatia e l’umanità che lo hanno contraddistinto, non ha avuto bisogno della camurria di essere poeta per essere e restare un grande.
MI PIACEREBBE CHE CI RITROVASSIMO TUTTI QUANTI QUI, IN UNA SERA COME QUESTA, FRA CENTO ANNI
Piacerebbe moltissimo anche a noi, esserci di persona, personalmente, Maestro. Per poter ancora gustare le tue storie piene di fascino affabulante, anche se non sono poesie nella forma classica. A volte un uomo, un artista, la sua vita e tutto quello che ha fatto e lasciato in eredità è poesia, al di sopra di ogni verso.
Aspettavo la tua recensione su Camilleri , essendo un tuo conterraneo, non dovevi e non potevi non scrivere di lui su questa rubrica. Sulla scia della sua fine sono venute fuori tante perle dette da lui nelle varie interviste o nei suoi romanzi.. La poesia non era venuta fuori, forse perché non era l espressione artistica a lui più congeniale, forse perché pochi sapevano e tanti lo hanno ammirato come scrittore in età matura.. Tu lo hai ricordato anche nella veste di poeta e seppur non geniale ,ci hai reso noto alcuni versi del grande Camilleri.
Brava e grazie per le tue recensioni sempre colorate e di piacevole lettura
Grazie per la tua “attenta attenzione” Susi.