Quaresima: un tempo di quaranta giorni dopo il Carnevale, quaranta giorni che hanno il sapore acre e asciutto del deserto. Per quaranta giorni, secondo i racconti evangelici, Cristo si ritirò tra le dune di sabbia, in solitudine, per pregare, prepararsi a morire e poi risorgere. La croce, un passaggio obbligato, ma voluto nella Sua vita terrena, segno di sconfitta per il mondo, accettata e abbracciata per amore e con amore, è passata al vaglio del deserto. La simbologia è evidente e la poesia trova metafore fra le righe evangeliche e versi per raccontarle.
Forse non sei credente, forse tu che leggi non accetti e non credi alla logica illogica della Croce, forse pensi che Cristo era un folle e peggio per lui se ha patito in croce. Per amore poi, ma per amore di chi? Forse non hai mai attraversato i deserti dell’anima o li hai evitati accuratamente. O forse ti sei perso nei deserti dell’anima in un’Eterna Quaresima
Se hai potuto evitare, se non li hai mai conosciuti, probabilmente non saprai quante Quaresime e deserti possono attraversare i poeti, fra l’arsura della gola riarsa e gli occhi asciutti, masticando sabbia e parole e trovando riparo soltanto fra gocce d’anima in mezzo ai versi. Il deserto fonte di ispirazione? Sì, se si attraversa e si vuole conoscere. Mille volte sì, se nel deserto si rivolta l’anima come un calzino. Centomila volte sì, se dal deserto si esce più veri e sensibili. Un milione di volte sì, se la tua Quaresima personale trascorre nel deserto e riesci a trovare proprio in mezzo all’arsura una fonte d’acqua viva.
Annaspare affaticato/ ribaltare e rivoltare d’uomo/ che onnipotenza misura./ Ma il rovinare, muso nella sabbia,/ aridi e spinosi rende occhi e gola/ e a fatica la voce articola parole,/ Ma Tu parli a chi ascolta,/ a chi chiede e resta muto,/ a chi, la mano tesa, afferra e non lascia./ (Deserto)
Quaresima e deserto usati come metofore…
Quaresima e deserti non si trovano solo fra le mura di una Chiesa o nelle lande sperdute di terra d’Africa: hai mai provato a pensare quante Quaresime e deserti si trovano fra le strade di una città o negli anfratti sconosciuti del cuore umano? O quante croci gravano sulle gracili spalle di poveri cristi che soccombono sotto i loro pesi?
La sera,/ camminando lungo i muri/di città senza nome,/appena illuminate/ da ondeggianti lampioni,/ ripeto i calcoli. / Così ripasso la storia,/ pagina su pagina,/ mentre i passi si confondono/ sui selci della strada./ Mi porto a lato/la mia ombra,/ riflessa sul muro di mattoni,/ con la croce sulle spalle. (Intuizione, A. Ragone)
Il deserto di Antonio Ragone, autore dei versi appena letti, ha cammini dentro una “città senza nome” fra corsi e ricorsi di una storia in cui l’uomo fagocitato dagli eventi, si confonde con essi. Mentre la croce, incomprensibile peso, lo sovrasta persino nella sua stessa ombra.
Quaresima, deserto e poesia oscillano tra ripulsa e accettazione, rassegnazione e speranza, fatica e tenacia, tra sabbia arida e fonti d’acqua cristallina: nessuno vorrebbe attraversare le lande aride di un deserto, come nessuno è felice di attraversare le Quaresime della vita. Le quaresime servono però, servono a rientrare in se stessi, servono a chiedersi, a domandare, a cercare e, a volte anche a trovare tra i chiaroscuro della vita. I versi di don Virginio Colmegna riflettono sul deserto quaresimale che diventa un cammino, come lo è stato per Cristo prima della Pasqua.
Deserto,/parola svuotata/ impoverita e/ paurosa/ impietrita strada di soffocante silenzio./ Deserto, strada/ polverosa/ piccola traiettoria/ di viandanti affaticati/ che cercano oasi […] Deserto, di popolo/ in cammino/ Quaresima di pace […].
I poeti trovano parole, le compongono e scompongono, a volte ne fanno acqua per le gole riarse dalla sabbia del deserto. Altre volte le Quaresime con le Croci sulle spalle, hanno passi pesanti e bestemmie smozzicate fra i denti. Il cammino, la meta finale e l’oasi da raggiungere, hanno passaggi obbligati e tappe nei deserti della vita.
P. S.: So già che troverai insolito questo articolo. La vita stessa è insolita a volte e i deserti da attraversare, servono a capire e a capirsi. Basta fidarsi e accettare l’invisibile mano tesa di chi ha passato quaranta giorni nel deserto, prima di chiunque.