Nata da un’idea visiva e da una foto, la Poesia dorsale può considerarsi vera poesia o è soltanto un esperimento quasi ludico sorto per caso? La domanda sorge sorge spontanea, come recita un famoso conduttore… E la risposta come spesso succede in poesia dipende da diversi fattori, non ultimo il gusto personale. Premetto che scopro ora la Poesia dorsale, quindi tentiamo insieme di capirne qualcosa risalendo alle origini, vuoi?
Un esperimento di Poesia dorsale, forse il primissimo, è in una raccolta del 2008, La bellezza salverà il mondo?, pubblicata da Antonella Ottolina con la collaborazione fotografica di Silvano Belloni. All’epoca, fra l’altro, le foto della raccolta accompagnate dai testi sono state esposte in una mostra fotografica, in occasione della Fiera Internazionale del libro di Torino. E fin qui sembrerebbe tutto nella norma: una delle tante raccolte di poesia, anche un po’ datata, appartenente ad un genere o meglio, esperimento poetico particolare, la Poesia dorsale.
I poeti, lo sappiamo bene, trovano fili fra le cose che sfuggono ai più e quindi definire una raccolta appartenente alla Poesia dorsale potrebbe anche far pensare all’ignaro lettore che l’autrice in questione abbia scelto il titolo inseguendo una sua traccia logica e personale che si palesa fra le pagine… Potrebbe, certo. Oppure Poesia dorsale potrebbe essere associata ad un metaforico dorso umano che è carico del “peso” dello scrivere versi. Mah! Le mie sono solo supposizioni, elucubrazioni mentali senza fondamento, temo.
Se ti stai incuriosendo, caro lettore, sappi che ho avuto la stessa tua curiosità quando ho avuto tra le mani il libro di Antonella Ottolina e Silvano Belloni. Libro che, arrivato per posta quale dono di un amico, già dalla copertina si è rivelato particolare. La copertina di La bellezza salverà il mondo? Poesia dorsale presenta infatti una delle tante foto di Silvano Belloni, che non sono decorative ma, oso dire, diventano indispensabili per capire il particolare titolo e l’originale contenuto. La foto di copertina altro non è che un’immagine in grigio di alcuni dorsi di libri… E fin qui, tutto normale.
Poesia dorsale, un esperimento?
Dov’è allora la particolarità? Ti svelo subito l’arcano, caro lettore, anche perché sto rischiando un tuo eventuale “ma vai a quel paese!“, con tutti questi enigmi. La particolarità è nei titoli scritti sul dorso dei libri fotografati che, letti uno dopo l’altro, formano un vero e proprio testo poetico. E i titoli sono di libri realmente pubblicati da altri autori. La poesia dorsale di Antonella Ottolina e Silvano Belloni è quindi una poesia che nasce dal dorso dei libri di diversi autori! È o non è particolare?
Ti confesso che non avevo ben capito di cosa trattasse la Poesia dorsale e tanto meno mi è stato subito chiaro il senso della foto di copertina. Ho pensato ad una particolare stranezza poetica, una delle tante nel grande giro delle varie pubblicazioni. E di certo non si può dire che La bellezza salverà il mondo? Poesia dorsale sia una raccolta, per così dire, omologata. Lo si capisce dalla copertina e lo si capisce ancora meglio leggendo l’introduzione della stessa autrice, Antonella Ottolina, di cui riporto alcuni significativi passaggi:
La poesia dorsale è stata un’idea visiva. Non a caso appartiene a un graphic designer con la passione per la fotografia, Silvano Belloni, che, in una casa-bosco selvaggio di volumi (tutte le case in cui ci si nutre di libri diventano boschi selvaggi di memoria, […]), in questo bosco, dicevo, Silvano si soffermato sulla bellezza casuale della successione di titoli impilati e si è chiesto se fosse possibile imparentarli fra loro. Dare un senso alla sequenza dei dorsi. Creare frasi e pensieri.
Al quesito Silvano Belloni ha trovato la risposta e, in collaborazione alla Ottolina, giornalista che si occupa di letteratura e quindi non poeta, è nata l’idea della Poesia dorsale.
E tutti i volumi – parecchi di loro da tempo rassegnati a un’esistenza senza scopo più alto dell’essere spostati, spolverati e guardati da lontano con imbarazzato senza di colpa – hanno cominciato a generare, con i loro dorsi, una vertigine di frasi, versi, aforismi. E poesie.
Poesia dorsale, originalità o gioco?
Devo ammettere caro lettore che leggendo gli esperimenti di Poesia dorsale di Antonella Ottolina e Silvano Belloni, posso affermare di averli trovati, fuor di dubbio, originali. Non so se da qualche parte, nel mondo, esista un precedente, di esperimenti poetici ce ne sono di tutti i tipi: dalla BlackoutPoetry, alle Foglie di poesia, alla Poesia telefonica, a quella musicale, alla Poetry Farmacy In tre anni di articoli per la rubrica Poesia e vita, vita è poesia ho avuto modo di esplorare abbondantemente il mondo poetico ma non ho mai avuto modo di incontrare la Poesia dorsale.
La bellezza salverà il mondo?/ Nel labirinto dell’intelligenza/ la verità non serve a niente.
La bellezza salverà il mondo? Poesia dorsale, i cui temi sono già espressi nei versi-titoli di copertina, ha come filo conduttore la bellezza in senso lato, chiamata a salvare il mondo: dalla celebre frase che Dostoevskij fa dire al principe Miškin nel romanzo L’idiota, alla bellezza che diventa emblema di creatività, di fantasia, di originalità, di armonia, di arte anche nella Poesia dorsale. Ma non solo. Se la raccolta non ha precedenti (almeno che io sappia), la sua pubblicazione lo ha invece creato: gli esperimenti di poesia dorsale si sono moltiplicati con concorsi, gare ed esperimenti in ogni parte d’Italia.
Potrebbero essere considerati soltanto un gioco gli esperimenti di Poesia dorsale: in fondo per realizzare un testo più o meno poetico basta avere una bella biblioteca fornita e tanto estro creativo. Se il primo elemento essenziale è più facile da possedere, altrettanto non può dirsi per il secondo. Ci vuole sempre un quid in più per comporre versi, anche quando prendono vita dall’assemblaggio dei titoli di libri, già scritti da altri autori.