A volte, nella nostra frenesia quotidiana e nel flash continuo di stimoli che riceviamo, rischiamo di dimenticare quanto la civiltà che ci sembra regnare da sempre, essere una parte così essenziale della storia della Terra, altro non sia che un frammento della realtà. Ecco, riflettere sulle pitture rupestri ci può aiutare a rimettere tutto in prospettiva.
Perchè è facile considerare i primi secoli avanti Cristo – o precedenti all’Era corrente – come un tempo inimmaginabilmente lontano, ed è necessario uno sforzo ancora maggiore per comprendere civiltà come quella egizia o cinese che sono sorte millenni prima dell’anno che ora, per consuetudine, consideriamo come lo zero.
Certamente è innegabile che i mutamenti negli uomini siano stati moltissimi – e non parlo soltanto di invenzioni tecnologiche, ma proprio delle capacità intellettive e affettive dell’essere umano – ma spesso è facile dimenticare che la strada che ha portato a tessere la seta, costruire le piramidi, comporre l’Iliade o a comprendere il sentimento dell’amore romantico (prima dell’800 e della società borghese era una rarità) è stata davvero molto lunga.
Le pitture rupestri: reperti storici, opere d’arte e finestre sui primi passi della nostra specie
Le pitture rupestri sono dei disegni, se così possiamo chiamarli per semplificare, ritrovati principalmente su pareti di roccia di grotte e caverne e che risalgono tendenzialmente al Paleolitico. I loro ritrovamenti, avvenuti un po’ in tutto il mondo, sono spesso fortuiti, visto che molti luoghi sono difficilmente accessibili.
I soggetti rappresentati sono tendenzialmente figure umane facilmente distinguibili in uomini o donne, grandi animali – buoi, bisonti e simili – e scene di vita quotidiana, come ad esempio la caccia. Le pitture rupestri erano realizzate con colori di derivazione naturale – ovviamente: i mirtilli venivano pestati per ottenere una tinta simile al blu scuro, e si utilizzava anche il sangue di animali.
Esse non solo fungevano allo scopo di narrare storie, lasciare una traccia del proprio passaggio e tramandare fino a noi parte della cultura dell’Età della Pietra, ma servivano anche per indicare il fatto che una grotta fosse o meno già abitata.
Ciò che fa davvero discutere gli storici è la loro datazione. Vista, infatti, la presenza sulle pareti di residui che possono essere precedenti o successivi alle pitture rupestri – e non c’è modo di sapere con certezza se sia questo il caso o meno – è molto difficile utilizzare il carbonio-14 per determinare precisamente il periodo di realizzazione delle rappresentazioni. Il ritrovamento più antico è una scoperta ancora estremamente recente, tutto considerato. Si tratta delle pitture rupestri ritrovate nel 2017 nella grotta di Leang Tedongnge, nel Sulawesi indonesiano, che si ritiengono vecchie di almeno 45 500 anni.
Anche in Italia è presente un sito archeologico che permette di osservare questo tipo di arte figurativa. Si tratta di una grotta nelle isole Egadi, in Sicilia, la Grotta del genovese. Scoperta nel 1949 grazie alla curiosità di una pittrice che, in un impeto di tensione esplorativa, decise di entrare nell’apertura di una grotta, anche a costo di strisciare sul ventre, contiene raffigurazioni risalenti circa al 10 000 a. C..
Tra i soggetti si possono notare tre diverse figure umane, una ferma al centro dell’immagine, che indossa quella che pare una tunica con frange; una seconda che parrebbe impegnata in una danza; e una terza, in movimento, con lo stesso copricapo del danzatore. Oltre a ciò, sono stati dipinti grandi animali che abitavano la zona all’epoca.
Accanto a queste raffigurazioni più antiche, ne sono state dipinte altre, in rosso e in nero, che ritraggono anche dei tonni, alimento fondamentale per le popolazioni della zona fino all’età moderna.
Qualche consiglio di lettura
Se ti dovesse essere venuta voglia di scoprire qualcosa di più riguardo alle pitture rupestri, ecco qualche consiglio di lettura: Arte primitiva di Franz Boas; Pitture rupestri nel distretto di Raisen del Madhy Pradhes India di Irshad Ahmad Mantoo e La grande invenzione. Il linguaggio come tecnologia, dalle pitture rupestri al GPT-3 di Paolo Benanti.