Caro iCrewer oggi torniamo in Piemonte, per la precisione sulle pendici del Monte Rosa a scoprire ciò che resta di un’antica comunità: La Comunità Walser Italiana.
Da dove iniziare…
Beh credo che sia meglio cominciare da ciò che ho potuto vedere di persona, durante le mie passeggiate montane.
Quello che ho scoperto circa due anni fa, grazie ad una gita presso il dolce paese di Macugnaga riguarda appunto una comunità, chiamata Walser. Una popolazione di origini Germaniche che durante il Medioevo migrò verso l’attuale Vallese e lì ha fondato una serie di comunità in zone montane dalla natura incontaminata.
Macugnaga è situata in Valsesia, presso le pendici del Monte Rosa, la seconda montagna più alta delle Alpi, presso questo sito puoi ancora trovare le tipiche case Walser, costruite interamente di pietra e legno, questa è infatti la peculiarità dei villaggi Walser del Piemonte: essere composti da case che si adattano perfettamente nel territorio che occupano.
Mi soffermo un attimo per parlarti di Macugnaga, presso questo villaggio sopravvivono magiche leggende che voglio raccontarti…
Vicino alla chiesa e al piccolo cimitero da circa cinquecento anni è presente un tiglio, un maestoso albero. Si tratta di un esemplare superbo e che ha alimentato numerose leggende; in primo luogo si narra che tra le fronde dell’albero vivessero i Gotwiarghini, termine che significa buoni lavoratori ed è usato per indicare dei piccoli gnomi dai piedi girati al rovescio che abitavano proprio sull’albero e avevano l’abitudine a dispensare buoni consigli, ma un giorno, poiché vennero presi in giro, scomparvero per poi non farsi vedere più. Secondo la tradizione Walser, sotto questo albero si svolgono le riunioni degli anziani della comunità, assemblee utili a prendere le decisioni importanti.
Come puoi leggere per indicare questi villaggi ho usato il plurale, difatti Macugnaga non è l’unico villaggio Walser piemontese, ce ne sono altri, tra i più antichi vi è quello che più è rimasto nel mio cuore: Rimella.
Rimella è infatti la prima comunità walser fondata in Valsesia, risale al XIII secolo ed è l’unica presente in Val Mastallone. Tutt’ora gli abitanti più anziani parlano l’antico idioma walser, detto: Titzschu e nei giorni di festa vestono gli antichi costumi tradizionali.
Presso Rimella puoi trovare anche il museo Walser più antico del Piemonte. Una baita ristrutturata che riprende l’originale in cui sono conservati oggetti e documenti storici.
Tra gli altri villaggi Walser presenti in Piemonte piuttosto celebre è Alagna, situata in provincia di Vercelli, è un comune italiano molto frequentato: affascinante meta turistica sia durante il periodo estivo che quello invernale per le sue piste da sci, i suoi abitanti possono essere orgogliosi del fatto che il suo territorio fa parte del Sesia Val Grande geopark, che dal 2013 è entrato nel patrimonio Rete di Geoparchi globale dell’UNESCO.
Questi sono i tre villaggi da me visitati di persona, ma vediamo i nomi degli altri villaggi presenti in Piemonte e in cui ancora si parla il tipico dialetto Walser: Rimasco, Riva Valdobbia, Rima San Giuseppe, Carcoforo, Val Formazza, Valle Anzasca. Sono appunto delle colonie costituite dalle tipiche case di cui ti ho parlato, fatte in pietra e legno che nonostante il trascorrere del tempo sono rimaste immutate sino a noi.
La Comunità Walser
Veniamo ora a scoprire qualcosa di più di questa particolare tradizione. Devi sapere che il popolo Walser ha origini tedesche: Il termine Walser deriva dal tedesco Walliser, che significa vallesano e quindi abitante del Canton Vallese, una regione della Svizzera limitrofa alla Valsesia piemontese.
Durante il corso del tempo la comunità Walser ha compiuto varie migrazioni e infine, probabilmente per il suo immenso fascino, si è stabilita appunto in queste aree di cui ti ho detto, situate nelle vallate del Piemonte occidentale. Lì ha poi costruito sentieri, mulattiere e caratteristici borghi che hanno reso il paesaggio alpino unico e perfetto. Le abitazioni fatte di legno e pietra sono state costruite seguendo la tecnica del Blockbau. Essa consiste in un sistema di costruzione particolare fatto a incastro e tale da rendere l’abitazione così solida da aver superato le sfide del correre del tempo ed essere giunta sino a noi. Il tetto invece è costituito da lose di ardesia, cioè delle sottili lastre di pietra, che venivano accostate l’una all’altra.
Presso queste comunità è sopravvissuto anche il tipico dialetto detto Tish o come lo abbiamo definito prima Titzschu, un ramo linguistico che trova le sue radici nel tedesco antico, camminando per i borghi o lungo i sentieri è possibile, guardando con attenzione, vedere dei cartelli o anche delle scritte composte con questo idioma. Della comunità Walser ci sono anche giunte antiche tradizioni, come tipiche ricorrenze e vestiti tipici che durante le celebrazioni gli abitanti non mancano di sfoggiare. Preziosi sono anche i musei che testimoniano il passato e la vita di questa comunità, tra gli altri ti ricordo: il Museo Walser di Rimella e l’Ecomuseo di Alagna.
Tornerò caro iCrewer a parlarti di queste comunità e ti porterò presso un celebre lago dal nome affascinante: Il Lago delle Fate.
Ora non mi resta che consigliarti due letture a questa comunità collegate…
Insediamenti Walser a sud del Monte Rosa. Liberi all’ombra del tiglio
Questo libro indaga l’universo Walser, gli abitanti del Vallese in Svizzera insediati a sud del Monte Rosa, dal punto di vista storico, leggendario, giuridico, religioso, tradizionale, linguistico e architettonico. L’obiettivo è quello di far conoscere una popolazione che è stata unica nel Medioevo.
In un periodo storico in cui la libertà era merce rara, i Walser seppero guadagnarsela senza ricorrere a sollevazioni violente ma grazie alla loro alta specializzazione professionale.
In cambio della loro opera di dissodamento su terreni incolti, ebbero infatti la libertà personale, amministrativa e anche giudiziaria.
I Walser di Macugnaga tenevano le assemblee del popolo in piazza, all’ombra di un tiglio divenuto simbolo di libertà per tutti i Walser.
A seguire ti riporto
Walser. Il fascino. Il mistero
Tra gli scenari montani nei quali i Walser hanno fatto di volta in volta la propria casa, se ne riscontrano alcuni che più pienamente appaiono interpretare la scelta elettiva che i Walser fecero di montagne più convenientemente colonizzabili, così che alcune valli sembrano meritare più di altre il nome ad esse rimasto impresso di “Walsertal”.
Così tra i molti volti che si incontrano nei diversi villaggi Walser lungo il cammino della loro epica migrazione dal Vallese fino al Voralberg, sempre in alto, liberi, nella loro fatica incessante di abitare presso le vette, ve ne sono alcuni che in lievi tratti, una sfumatura degli occhi, un’essenza delle chiome, un intaglio del volto o delle labbra, ma soprattutto il portamento del passo nel salire i monti o l’affinamento di un gesto, come il taglio della segale, meglio rivelano l’essenza di uomini che vengono da molto lontano e che perpetuano in alta montagna la loro identità.
Non mi resta che augurarti un Buon Viaggio e una Buona Lettura caro iCrewer.