Philippe Amar è un giornalista e autore francese che ha firmato le sceneggiature di numerosi film e serial della televisione d’oltralpe, con Ho soffiato il mio desiderio fino al cielo, appone la sua firma sul suo primo romanzo ed esordisce come scrittore in Italia. Il romanzo comunque, ritenuto adatto ad essere sceneggiato, diventerà presto un film.
Tradotto in italiano da Sara Arena e pubblicato l’8 ottobre del 2020 da Garzanti, le 368 pagine scritte da Philippe Amar, fanno di Ho soffiato il mio desiderio fino al cielo un romanzo che ha subito trovato in Francia riscontri positivi di pubblico e di critica. Livres Hebdo, per esempio scrive:
Philippe Amar ci regala la storia commovente di un bambino alla ricerca di una madre. Preparatevi vivere grandi emozioni.
Quella che hai appena letto, non è l’unica nota critica positiva riservata al romanzo: da quanto risulta, Ho soffiato il mio desiderio fino al cielo di Philippe Amar è una storia che ha appassionato molto i lettori imponendosi come miglior libro d’esordio del 2020 tanto da, come ho anticipato sopra, convincere la regista Michèle Laroque a trasportarla sugli schermi.
Il protagonista è Victor, un ragazzino appena dodicenne che cresciuto senza il calore dei genitori, sballottato da una casa di accoglienza all’altra, a un certo punto della sua piccola vita, prende la decisione di soffiare il suo desiderio fino al cielo affidando alle stelle e a un sito di incontri, il bisogno urgente di trovare una mamma. Una mamma vera, di quelle che stanno sempre accanto e amano i figli incondizionatamente.
Cresciuto con l’affetto di Tatie, ormai anziana e con intorno una rete di figure amicali che rappresentano per lui dei punti di riferimento solidi, Victor racconta alle stelle i suoi sogni e affida alle note del fedele amico violino i suoi dolori.
[…] la musica lo aiutava a tirarsi fuori dal guscio in cui si sentiva prigioniero. Gli dava sicurezza e gli faceva credere che tutto fosse possibile. Gli permetteva di diventare l’attore della sua vita, mandando in frantumi il suo statuto di orfano.
Philippe Amar e i personaggi principali di Ho soffiato il mio desiderio al cielo
Philippe Amar fa dunque di Victor un piccolo guerriero, ottimista, coraggioso, creativo e grintoso che non si arrende davanti a nessuna difficoltà. Un piccolo eroe questo ragazzino dodicenne, delineato dall’autore con la grinta e i tratti caratteriali di un adulto dalle idee molto chiare. È pur vero che le esperienze dolorose possono diventare la spinta propulsiva di una maturità precoce, però dodici anni sono troppo pochi per tanta determinazione!
Era un ragazzino che aveva fretta, fretta di colmare il vuoto
Il risultato, a mio avviso, è che Philippe Amar rende la figura di Victor un adulto-bambino dall’immagine quasi forzata: una mente e una modalità di azione essenzialmente adulte, accoppiate ad un’età che stride al confronto di ragionamenti non da dodicenne. Ora, non so se i ragazzini francesi siano maturi ai livelli di Victor a soli dodici anni: da mamma, invece, so per certo che a dodici anni si è ancora fortemente e giustamente immaturi.
Un altro personaggio importante nel romanzo di Philippe Amar è Lily. Victor la sceglie come possibile madre, quella che ha tanto aspettato e desiderato. Lily è una raffinata e sensibile pasticcera di successo, amante della poesia, legata al suo lavoro e ad un passato doloroso che ha condizionato la sua vita, rendendola solitaria e vuota di affetti.
Tutti i dolci che realizzava contenevano le emozioni dei suoi primi anni di vita e della sua adolescenza.
Le vite di Victor e Lily si incrociano per casualità o per destino e attorno ad esse Philippe Amar sviluppa una storia densa di delicatezza, di bei sentimenti e sensibilità e a tratti anche commovente. Una storia in cui ragione e sentimento sono spesso in lotta fra loro e nella quale alla fine trionfa la benignità di quel cielo amico che dobbiamo imparare a guardare.
Ho soffiato il mio desiderio fino al cielo è un romanzo che si legge empatizzando con i personaggi che pur risultando forzati e a volte troppo carichi di ragionamenti arzigogolati, suscitano una naturale simpatia per le loro vicende dolorose. È una storia che comunque apre una porta al coraggio e alla volontà di resistere, al di sopra di ogni difficoltà.
Philippe Amar, lo stile
Da un punto di vista strettamente stilistico, invece, ho trovato la scrittura di Philippe Amar troppo applicata in descrizioni dettagliate che possono occasionalmente rendere noiosa la lettura. Questa defaillance penso sia dovuta alla forma mentis dell’autore che essendo uno sceneggiatore, è abituato a descrivere minuziosamente ogni particolare dei contesti dove inserisce i suoi personaggi. Le 368 pagine, a mio parere, si potrebbero ridurre benissimo ad un terzo di esse: non si toglierebbe nulla al messaggio contenuto nel romanzo.
Alla fine di ogni libro letto ritengo sia importante il retrogusto (parlando di un libro in cui molte pagine sono dedicate ai dolci e al decantamento dei sapori, ci sta) che lascia ad ogni lettore: se devo essere sincera il retrogusto lasciatomi da Ho soffiato il mio desiderio fino al cielo di Philippe Amar, è indefinito, quasi non riconoscibile fra il dolce e l’insipido.