Sai perché a Napoli l’arancia si chiama purtuallo? Il napoletano è una lingua dalle mille sfumature e ricca di storia ed influenze e prestiti (fatti propri) linguistici e che ci ricorda tutte le dominazioni che abbiamo subito.
Sai perché l’arancia in napoletano si chiama purtuallo?
Dietro ad un frutto così semplice e molto succoso e delizioso si nascondo tante storie che hanno portato i Napoletani a chiamare l’arancia purtuallo. Federico Quagliuolo sul portale Storie di Napoli spiega con tre ipotesi perché l’arancia ha questo nome.
La prima e più fantasiosa storia risale alla dominazione francese: i soldati, infatti, distribuivano periodicamente arance gratis alla popolazione, esclamando in Francese “pour toi!”. I napoletani, allora, accorrevano in massa a prendere “‘e purtuà”.
La seconda teoria collega l’origine allo Stato del Portogallo, che vendeva le arance agli spagnoli che, a loro volta, le portavano a Napoli.
La terza è l’ipotesi più affascinante e forse anche la più credibile: la parola deriverebbe addirittura dal Greco “portokalia” (…o portokalòs), che a sua volta potrebbe averlo importato dall’oriente o dall’Africa del nord. In arabo, infatti, arancia è burtuqal.
Questo spiegherebbe anche perché molte lingue orientali abbiano declinazioni di “purtuallo’” come nome proprio dell’agrume.
I modi di dire (dispregiativi) sui portualli
Nella lingua napoletana, le arance rosse di Palermo sono presenti solo nei modi di dire più crudeli e negativi. Infatti se sentite dire “so’ arrivate ‘e purtualle ‘e Palermo“, si indica l’arrivo di voti cattivi nella pagella di scuola.
Ancora peggiore è il “Si ‘e corna fosseno purtualle, ‘a capa toja fosse Palermo!“, che si riferisce all’enorme produzione di arance siciliane che, ovviamente, arricchiva i mercati della capitale isolana.
E, infine, la famosissima esclamazione “simmo tutte purtualle“, detta dai gentiluomini quando si trovavano in presenza di cafoni che si vantavano delle proprie conoscenze altolocate. Secondo la leggenda, infatti, da una nave proveniente da Palermo cadde giù una cassa di arance dinanzi allo scolo di una fogna. Le arance si trovarono quindi a galleggiare insieme agli escrementi che, felici di una compagnia così “nobile”, urlarono “Guagliù, simm’ tutte purtualle!”