Per Sogni di carta, oggi incontriamo Germano Tonanzi autore di Le cose perdute: romanzo breve, solo 95 pagine in libreria dal 12 Febbraio 2020, che segna il debutto dell’autore con la casa editrice WritesEditor.
Sogni di carta, come ben sai, è la rubrica di iCrewplay-libri dedicata alle interviste. Conoscere da vicino un autore serve a soddisfare la curiosità dei lettori ma anche la nostra che, come redattori, ci troviamo a leggere e recensire libri che stimolano l’interesse di saperne di più sull’autore e sulle motivazioni che spingono a scrivere una determinata storia.
Oggi tocca a Germano Tonanzi, autore di Le cose perdute, sottostare al fuoco incrociato delle nostre domande… Niente paura però i proiettili non fanno male: sono solo di carta come i sogni che regalano i libri.
Lo accogliamo nella nostra rubrica, lo salutiamo come nostro solito e lo ringraziamo per la disponibilità.
- La prima domanda è d’obbligo per conoscere meglio uno scrittore: Chi è Germano Tonanzi? Vuoi parlarci un po’ della tua vita, del tuo quotidiano?
Sono una persona normalissima, mi piace stare con gli amici, ho un mio lavoro ed una compagna che mi sopporta da tanto tempo.
- Confesso che Le cose perdute è la sola tua opera che ho letto. La tua esperienza di scrittore è limitata a questo libro oppure ce ne sono altri?
Le cose perdute è il mio primo romanzo. Da tanto tempo avevo idea di provare a scrivere qualcosa, eventi e vicissitudini mi hanno portato ad avere tanto tempo a disposizione. Ho capito che quello era il momento giusto e così è nato il mio romanzo.
- Vado un po’ più nello specifico del tuo libro: mi sono trovata a leggerlo in un solo pomeriggio, vuoi per la brevità, vuoi per il coinvolgimento che la tua scrittura è riuscita a darmi. Se hai letto la mia recensione lo avrai avrai certamente potuto constatare. A questo punto devi (imperativo quasi categorico!) soddisfare una mia curiosità: quanto c’è di autobiografico nella storia che racconti in Le cose perdute?
Mi capita spesso di rispondere a questa domanda e la risposta è sempre la stessa: no, non c’è nulla di autobiografico, ma indubbiamente ci ho messo qualcosa di mio, i gusti musicali del protagonista, alcune sfumature del suo carattere.
- Il tuo romanzo inizia e finisce con un viaggio. Ho trovato altamente simbolico sia l’inizio che la fine, in quanto il viaggio iniziale è l’incipit di un percorso che il protagonista compie verso il cambiamento, quello finale invece è l’inizio di un qualcosa che potrebbe divenire ma che tu lasci in sospeso. La mia domanda è: perchè lasci questa sospensione? Hai forse intenzione di continuare la storia che, a mio avviso, potrebbe avere ulteriori sviluppi…
Credo che la storia non avrà un seguito. è bello lasciare che ogni lettore possa immaginare il seguito come preferisce.
Germano Tonanzi racconta…
- Il protagonista di Le cose perdute non ha un nome. Leggendo il libro ho avuto l’impressione che sia stata una scelta strategica: hai forse voluto che ogni lettore (a prescindere dal sesso) potesse immedesimarsi nel tuo protagonista e chiamarlo col suo nome?
La tua impressione è assolutamente corretta. Non dare un nome al protagonista e parlarne in terza persona mi è sembrata la scelta più logica per far immedesimare il lettore nella storia. Anche perchè si parla di storie di vita che tutti possono trovarsi a vivere.
- Ognuno di noi ha cose perdute che lascia dietro di sè, a volte con la volontà di farlo, altre perchè costretto dalle circostanze. Quanto pensi che incidano e influenzino le scelte e i comportamenti del futuro?
Credo che influenzino tantissimo le scelte da fare o le decisioni da prendere in futuro. Ogni cosa perduta lascia uno squarcio dentro di noi, ma allo stesso tempo ci fortifica e ci apre a nuove esperienze con una maggiore consapevolezza e voglia di provarci ancora.
- Nella recensione ho definito il protagonista di Le cose perdute un “anti-eroe”. Uno che alla lotta senza quartiere preferisce la resa, preferisce lasciar correre, mi piacerebbe sapere se anche tu lo hai pensato così come l’ho percepito io…
Il protagonista non lotta, ma allo stesso tempo non si arrende. Non è un cuor di leone semplicemente perchè non sa di avere una forza interiore che le vicende del passato hanno fiaccato. Gli serve qualcosa per riscoprire se stesso, questa forza e il destino lo metterà di fronte proprio a questo: vivere la propria vita appieno o continuare a vivacchiare, sarà questo il dilemma interiore…
- … E siccome sono curiosa, consentimi di farti un’ultima domanda da curiosa. Cosa bolle nella pentola da scrittore di Germano Tonanzi?
Tante idee, sicuramente… Tante sensazioni, appunti, che annoto sul computer nella speranza che ne esca qualcosa di buono. Sicuramente continuerò. Scrivere è una figata. Posso far finire le storie come voglio, quindi, più figo di così…
-Scrivere è una figata-, conclude Germano Tonanzi… E noi che di scrittura mastichiamo, non possiamo che essere d’accordo!