Oggi ti parlo di una grande scrittrice e giornalista statunitense: Pearl Sydenstricker Buck. La donna, oltre a questo, è stata anche un’insegnante. Essa è nata a Hillsboro, il 26 giugno 1892 ed è morta a Danby, il 6 marzo 1973 per un cancro ai polmoni.
Pearl Buck, la sua vita in Cina e il suo essere una donna forte e fiera
Pearl Buck era figlia di genitori missionari, i quali, nell’intento di civilizzare e convertire i pagani cinesi, subito dopo la nascita della figlia, hanno deciso di recarsi proprio in Cina. Pearl, infatti, ha trascorso buona parte della sua gioventù proprio in questa Nazione.
Essi si sono stabiliti a Ching Kiang, sul fiume Yangtze. Il padre, in qualità di missionario, non ha avuto vita facile, non era insolito che tornasse a casa con qualche graffio.
Pearl è stata cresciuta da una tata cinese che le parlò delle leggende e delle storie del suo popolo. Nel 1900 la scrittrice e i suoi genitori si sono trasferiti a Shangai, a causa della xenofobia hanno dovuto lasciare la città ove aveva vissuto sino a quel momento.
L’insegnamento della donna è stato affidato a un maestro cinese il quale le insegnò la calligrafia ma anche tutto quello che c’era da conoscere sulla letteratura cinese.
La scrittrice ha fatto ritorno negli Stati Uniti a diciotto anni, ha studiato e si è laureata in Virginia in letteratura inglese.
Pearl ha sposato un missionario economista agricolo, John Lossing Buck. I coniugi si sono trasferiti in Cina dove hanno insegnato all’Università di Nanchino, in particolare, la donna ha insegnato letteratura inglese.
Nel 1935, però, Pearl e John hanno divorziato e la donna si è risposata con l’editore Richard J. Walsh.
La vita di Pearl non è stata facile, ma essa ha forgiato il suo carattere tanto da divenire una donna forte e fiera, non plasmabile al volere della società, fedele portatrice dei suoi valori. Essa, infatti, ha lottato per le donne, per i diritti umani, contro il razzismo e per il sostegno dei bambini asiatici in favore dei quali ha dato vita a una fondazione.
Una donna tenace che non ha perso occasione, lasciata la Cina e fatto rientro negli Stati Uniti, di sottolineare l’ambiguità di questa Nazione. Una donna, Pearl, che ha sempre tenuto alta la testa e difeso strenuamente la sua libertà di pensiero.
È stata una grande sostenitrice della letteratura.
L’autrice si definiva come un’individualista democratica e forse sono stati proprio questi due aggettivi a far sì che la donna scomparisse dagli ambienti della letteratura del Novecento. Così come non ha giocato a suo fare il fatto di non essersi voluta recare in Germania, benché invitata. Questo suo rifiuto è stato interpretato, invero, come un chiaro segno di non voler intrattenere alcun rapporto con il Nazismo.
Si pensi che persino che gli intellettuali cinesi hanno ripudiato la figura di Pearl dopo la proclamazione della Repubblica Popolare Cinese e la vittoria quindi del comunismo: eppure, con le sue opere lei era sempre stata vicina al popolo cinese.
Il punto di disaccordo risiede nel fatto che l’autrice, appunto, nelle sue opere tendeva a sostenere il valore della proprietà privata e i lavoratori, e questi erano principi che cozzavano clamorosamente con il filone comunista, ragion per cui alla donna è stato proibito di tornare in Cina.
Per fortuna, però, le sue opere sono poi state rivalutate dal popolo cinese, e d’altro canto essa non fa che dipingere personaggi che lottano contro le ingiustizie, esaltando, come detto, il ruolo dei lavoratori.
Pearl Buck, le sue opere, il premio Nobel per la letteratura
Prolifica e ricca è la produzione letteraria di Pearl Buck. È stata insignita del prestigioso premio Nobel per la letteratura nel 1938 proprio per il suo impegno profondamente sentito nella lotta contro il razzismo e per il riconoscimento degli ideali umani.
Tra le sue opere maggiori, quella che le valse il riconoscimento del premio Pulitzer nel 1932, è stata La buona terra, libro tra i più venduti e acclamati negli Stati Uniti, si pensi che oggi si contano circa cento traduzioni. In quest’opera, infatti, viene messo in risalto il valore dato alla terra
«Per il contadino cinese Wang Lung, per la sua umile e rassegnata moglie O-Lan e per i loro parenti, la terra rappresenta tutto: il benessere, l’unione della famiglia, le tradizioni più sacre, le virtù delle generazioni passate e le speranze di quelle future.
La buona terra descrive con sobrietà, potenza e un profondo e sottile senso di umanità un mondo di umili e oppressi; la scrittura di Pearl S. Buck, realistica e schiva eppure profondamente emozionante, affascina ancora oggi i lettori con il racconto della Cina dei primi decenni del Novecento, un Paese a noi poco noto, con la sua millenaria cultura, la sua antica miseria, la sua dignità, la sua poesia delle cose semplici.»
Un’altra opera che possiamo citare è L’esule, un testo del 1936 dove Pearl ci parla di una giovane donna, moglie di un pastore presbiteriano, che si reca in Cina per la sua missione. La protagonista attende un segno da Dio, ma la morte di quattro dei sette figli le impedirà di dare un senso a qualsiasi scelta essa voglia mettere in atto.
In quest’opera Pearl ci narra proprio la sua vita e la sua personale storia familiare.
Ricordiamo anche che Pearl ha scritto ben cinque romanzi firmandosi con uno pseudonimo maschile: John Sedges.
Pearl S. Buck una scrittrice, fra le più importanti, che ha lasciato un indelebile segno non solo nella letteratura americana, donna che sarà sempre ricordata anche per il suo essere forte e saldamente legata a quelli che erano suoi principi di vita.