Caro Lettore, sei sei appassionato di biografie? Allora non perderti Patti Smith. La forza della parola di Patrizia De Rossi, prefazione di Massimo Cotto.
Patrizia De Rossi
è nata a Roma, dove vive e lavora come giornalista, autrice e conduttrice di programmi radiofonici: dal 2006 è direttore responsabile di Hitmania Magazine, periodico di musica, spettacolo e culture giovanili.
Nel 2020 con Diarkos ha pubblicato il suo terzo libro su Luciano Ligabue, Re Start, per celebrare i trent’anni di carriera dell’artista emiliano., dopo Certe notti sogno Elvis (1995) e Quante cose che non sai di me. Le 7 anime di Ligabue (2011).
Nel 2015 pubblica Autostop Generation, aneddoti e interviste a personaggi che hanno raccontato una filosofia degli anni Settanta.
Nel 2014 ha pubblicato Bruce Springsteen e le donne. She’s the one, un libro sulle figure femminili nelle canzoni del Boss e su come queste siano cambiate nel corso degli anni, rimanendo sempre una costante imprescindibile e fondamentale.
Nel 2012 scrive Gianna Nannini Fiore di Ninfea, excursus critico tra rock e tradizione, musica e arte nella vita dell’artista senese.
Nel 2005, in collaborazione con Ermanno Labianca, pubblica su Ben Harper, Arriverà una luce.
Il nuovo libro di Patrizia De Rossi ci parla di una delle cantanti che hanno fatto la storia della musica Rock: Patti Smith.
Patti Smith La forza della parola, edito da Diarkos, è disponibile dal 2 febbraio.
In questo libro non troverete tutto di Patti Smith (impresa ardua, forse impossibile), ma troverete tutta Patti Smith.
Lutti e gravi perdite hanno scandito la sua vita, lei in cambio non si è mai risparmiata e ha contribuito a cambiare il potere della parola declinandola in musica e poesia, grido e contestazione.
New York e Parigi hanno accolto Patti Smith, l’hanno accudita e nutrita, restituendo al mondo un’artista in grado di ricordarci che «people have the power»; un merito che va condiviso però con tutte le persone che sono entrate nella sua vita, anche se molte di loro in maniera indiretta attraverso opere o lasciti.
Patti Smith non sarebbe stata la stessa senza i versi di Rimbaud, senza quel suo personale rapporto con Dio, senza il Chelsea Hotel e la St. Mark’s Church in the Bowery, senza la relazione simbiotica con Robert Mapplethorpe, senza gli amici della Beat Generation o senza l’amore di Fred “Sonic” Smith perché la sua arte non può prescindere dall’esperienza vissuta, sempre forte della convinzione che «paths that cross will cross again».
Una vita poliedrica, la sua, fatta di avvenimenti che ti segnano, per questo la sua produzione spazia dalla musica alla letteratura, dalla fotografia ai reading; il medium che si adegua alle necessità espressive dell’artista e viceversa in un nesso osmotico.
Come sempre buona lettura!