Oggi, per la rubrica Lifestyle, parleremo di Patrick Zaki, lo studente egiziano, attivista per i diritti umani e della sua detenzione ingiusta in Egitto, raccontata nel suo nuovo libro Sogni e Illusioni di libertà.
Tuttavia, proprio in vista della presentazione della sua storia e di alcune ospitate televisive, Zaki è tornato alla ribalta anche per alcune dichiarazioni forti sul profilo Twitter che hanno destato non poca perplessità e polemiche.
Patrick Zaki e il tweet pro-palestina
Quando un serial killer cerca di convincere la comunità internazionale che rispetta le convenzioni internazionali, legalizza l’uccisione di civili.
Questo è il tweet incriminato dell’attivista: si tratta infatti di un chiaro e diretto messaggio contro Netanyahu – definito serial killer – e tutto ciò ha alimentato tesi sul fatto che l’egiziano sia a favore dell’organizzazione terroristica di Hamas e contro Israele.
In realtà Zaki ha cercato poi di spiegarsi nuovamente sul conflitto storico dichiarandosi a favore della Palestina e non di Hamas e ribadendo con forza il concetto che fare attivismo per i diritti umani comporta anche questo.
L’attivismo è molto importante, è la chiave e il libro serve anche a questo, a far aprire gli occhi alle persone su cosa sia il regime egiziano. Io sono fortunato e sono libero, ma ci sono ancora migliaia di prigionieri di coscienza nel mio paese per cui c’è bisogno di mobilitazione.
Ma facciamo un passo indietro e vediamo chi è Patrick Zaki per conoscere in breve la sua storia di prigionia.
Patrick Zaki e la sua storia egiziana
E’ il 7 febbraio 2020 quando Patrick Zaki, studente egiziano iscritto a un master in Studi di genere all’Università di Bologna e collaboratore di EIPR, l’Egyptian Initiative for Personal Rights, viene fermato all’aeroporto del Cairo, mentre sta tornando a casa. Cinque sono i capi d’accusa: minaccia alla sicurezza nazionale, incitamento alle proteste illegali, sovversione, diffusione di notizie false, propaganda per il terrorismo.
Le prove sono dieci post su Facebook, ritenuti non autentici dai suoi avvocati, che inciterebbero alla rivolta. Patrick è rimasto in detenzione preventiva per 22 mesi. Nel settembre del 2021 è stato rinviato a giudizio con l’accusa di diffusione di notizie false e per aver seminato il terrore fra la popolazione con un articolo sulla situazione della minoranza cristiana in Egitto. A dicembre il giudice ha deciso la sua scarcerazione ma non lo ha assolto.
La storia di Patrick Zaki ha generato una mobilitazione internazionale da parte di intellettuali, politici, giornalisti e associazioni umanitarie. Il suo non è un caso isolato: la dittatura egiziana di Abdel Fattah el-Sisi conta almeno 60.000 detenuti politici e utilizza le accuse di terrorismo contro gli attivisti e i dissidenti.
Sogni e illusioni di libertà di Patrick Zaki
L’incubo dell’attivista è raccontato in Sogni e illusioni di libertà. La mia storia, libro uscito il 13 ottobre per La Nave di Teseo: una sorta di diario che narra il periodo di detenzione, quello tra febbraio 2020 e gennaio 2021.
Un inferno che ha dovuto affrontare da solo, con le sue forze.
Vediamo insieme la sinossi del volume!
Il 7 febbraio 2020 Patrick Zaki torna al Cairo, a casa sua, da Bologna, dove studia. Si vuole fermare pochi giorni. È solo la pausa di uno studente che torna a casa temporaneamente. Ma le cose non vanno come previsto: Zaki viene arrestato e resta in prigione per 20 mesi. Bologna, la sua università, l’Italia intera reagiscono e da quel 7 febbraio non smettono di manifestare.
Patrick Zaki in questo libro racconta la sua storia: cosa è successo davvero quel giorno e cosa è avvenuto poi, nei giorni successivi: gli interrogatori, l’isolamento, le torture, il confronto con un mondo – quello delle carceri – in cui tutti sono ridotti a una condizione disumana. E cosa lo ha tenuto vivo: gli studi, la passione per il calcio, la musica, l’affetto dei suoi cari, dell’amata Reny, dell’Italia tutta.
“La speranza è il motivo per cui esisto e racconto la mia storia. La speranza mi è venuta dal primo momento in cui ho visto una persona che mi amava e che ha deciso di rischiare e di affrontare tutto per me, una famiglia che non sapeva cosa stesse accadendo, ma ha scelto di stare dalla parte del figlio, qualunque fossero le sue scelte. Sarò sempre grato per tutto l’amore e la speranza che mi hanno circondato. Rimarrò fedele a questa malattia della speranza con cui mi avete contagiato, fino a quando le prigioni, piene di persone libere, saranno vuote”.