Pasqua, voglia o non voglia, non fu mai senza foglia.
Il vecchio e saggio proverbio capita a proposito per introdurre un argomento che vista la ricorrenza di oggi, è inevitabile affrontare. Pasqua è una delle feste religiose più importanti e sentite dell’anno. La sua origine affonda le radici nella notte dei tempi e se un passato più che remoto la lega al risveglio della natura, come dichiara il proverbio sopra citato, in seguito le vennero attribuiti significati più profondi, legati alla religione.
Pasqua e primavera sono un binomio inscindibile: settimana più o settimana meno, il suo giorno cade nella stagione in cui la natura si risveglia e ne segna quasi segna il passaggio ufficiale. La data di Pasqua è mobile, come ben saprai e si calcola in base a due eventi: l’equinozio di primavera e le fasi lunari.
È una regola con origini molto antiche, stabilite nel 325 d.C. quando si decise di far coincidere la Pasqua con la domenica successiva al primo plenilunio di primavera. Un vero rompicapo che dopo varie controversie mise d’accordo le Chiese d’Oriente e d’Occidente che, in disaccordo dallo Scisma in poi, avevano date diverse per celebrare la resurrezione di Cristo.
Pasqua è una festa a carattere essenzialmente religioso, poi c’è anche chi la vive come il primo lungo ponte primaverile ma non si può di certo ignorare che le sue origini sono legate strettamente alla religione. Per i cristiani, oltre che il culmine del Triduo pasquale, centro e cuore di tutto l’anno liturgico, è anche la festa più importante, quella cioè che ricorda di anno in anno che la morte non ha mai l’ultima parola.
Cristo con la sua resurrezione ha vinto sulla morte: primo esempio di una grande eredità lasciata agli uomini che possono accoglierla o rifiutarla. Non starò qui a parlare di fede, è un argomento talmente delicato e intimo che potrei rischiare di banalizzare e profanare: oggi ti porto invece a conoscere le origini della Pasqua, i suoi significati e le tradizioni che ne derivano.
Se già non conosci il significato della parola Pasqua, ti dico che deriva dal greco pascha, a sua volta derivato dall’aramaico antico pasah e significa propriamente “passare oltre”, quindi “passaggio”.
Pasqua = Passaggio
Il passaggio cui la parola Pasqua si riferisce è per gli Ebrei quello compiuto nel mar Rosso, quando cioè dalla schiavitù d’Egitto, guidati da Mosè, passarono alla liberazione, come il racconto biblico dell’Antico Testamento e gli storici documentano. Per i cristiani, invece, Pasqua rappresenta il passaggio dalla morte alla resurrezione di Gesù dopo la Crocifissione.
Le origini della Pasqua ebraica, Pesach, sono più antiche e legate all’attività agricola: Pesach già prima della liberazione, era la festa della raccolta dei primissimi frutti della campagna, a cominciare dal frumento. Solo in seguito Pasqua divenne il ricordo, con relativa celebrazione annuale, della liberazione dalla schiavitù d’Egitto.
Ancora oggi, la religione ebraica perpetua la cena pasquale con precisi ordini e modalità detti Seder: consiste in un rito lungo e complesso che, sia nei cibi che nei gesti, fa memoria della notte in cui il popolo ebraico, con a capo Mosè a sua volta guidato da Jahvè, abbandonò l’Egitto per raggiungere quella terra dove “scorre latte e miele”, la mitica “terra promessa”.
Al tempo in cui Gesù camminava per le strade del mondo, per celebrare degnamente la Pasqua era uso, presso il popolo ebraico, recarsi ogni anno a Gerusalemme. Anch’Egli da figlio del suo popolo vi si recava: la sua Crocifissione avvenne, infatti, proprio in occasione della Pasqua ebraica.
La Resurrezione, evento incredibile e straordinario che seguì alla Crocifissione, cambiò e segnò un importante passaggio nella cristianità: Pasqua è simbolo di Risurrezione ma non solo. Pasqua per un cristiano è il passaggio alla vita nuova: dalla notte oscura del peccato che equivale alla morte dell’anima, alla sua resurrezione, tramite il sacrificio di Cristo. È un discorso che preferisco accennare solamente, non è il caso di scomodare teologia ed escatologia: un semplice accenno basta per chiarire le origini di una ricorrenza che non è soltanto un lungo ponte di vacanza.
I riti di Pasqua
Complessi e densi di significato sono i riti cristiani con i quali si celebra la Pasqua: si inizia dalla domenica delle Palme in ricordo dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme e si procede per l’intera settimana, definita Santa. Il culmine è costituito dal Triduo Pasquale: giovedì e venerdì santo si ricordano e celebrano gli ultimi giorni della vita terrena di Gesù, il sabato è dedicato al silenzio e alla riflessione. La chiesa lo definisce il sabato di Maria: la cristianità orfana si stringe in preghiera intorno alla Madre e tacciono gli inni, le campane e tace la chiesa intera.
Ricordo che fino a qualche decennio fa, nei giorni precedenti la Pasqua, non era insolito vedere i portali delle chiese rivestiti da un drappo nero ad indicare il lutto. Memoria di un tempo in cui lo scorrere del quotidiano era scandito dalle ricorrenze religiose e la devozione era profonda e sentita. Non è una botta di nostalgia, caro lettore, è vero che c’era molta devozione ma è anche vero che l’ignoranza e la superstizione relegavano spesso la fede ad una serie di divieti che a pensarci mi viene ancora l’orticaria…
Memorie personali a parte, il giorno di Pasqua è legato a riti religiosi antichi e sempre vivi, ricordiamo fra tutti la benedizione Urbi et Orbi che il Papa impartisce a Roma e al mondo intero in diverse lingue, ma anche a tradizioni che variano di regione in regione e, in alcune zone, di città in città e di paese in paese.
Tutti sono volti a fare memoria di quel miracolo della vita che si rinnova con la Resurrezione: persino il cibo che tradizionalmente si consuma ricorda la vita che rinasce. Le uova, per esempio, la tradizione di consumarle a Pasqua è legata alla simbologia della vita che dentro esse si forma. Una curiosità: i primi cristiani le pitturato di rosso, per ricordare il sangue di Cristo e le decoravano con croci o altri simboli.
Dai riti al cibo… è Pasqua!
Altra pietanza altamente simbolica è l’arrosto di agnello: con buona pace degli animalisti l’agnello è simbolo di Pasqua per eccellenza. Lo è per gli Ebrei che lo consumano per il Sedar (insieme ad altri altri alimenti-simbolo), ma lo è anche per i cristiani. E non dimentichiamo che l’agnello di Dio è Gesù stesso che si immola per la salvezza degli uomini: se gli Ebrei offrivano agnelli in olocausto sull’altare del tempio, Gesù offre se stesso e si lascia “mangiare” e anche l’istituzione dell’Eucarestia, il giovedì santo, ce lo ricorda.
Ho fatto solo un rapido excursus, toccando semplicemente argomenti che richiederebbero spazio, tempo e luoghi opportuni. Pasqua è l’inizio di una grande avventura: quella degli uomini a cui estata rivelata la salvezza eterna. Peccato relegarla al ruolo di semplice ponte festivo. Peccato in tutti i sensi confermerebbe un qualsiasi sacerdote.
Da credente, a me vengono in mente le parole di Cristo sulla Croce: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno.” Tu, caro lettore, puoi anche ironicamente sorridere se non sei credente, io, da cristiana, ti auguro una buona Pasqua e un passaggio alla fede, con tutto il cuore.