Eccoci alla terza ed ultima tappa fra i parchi letterari siciliani, oggi andiamo nel cuore dell’isola a Caltanissetta, con Pier Maria Rosso di San Secondo
C’è una Sicilia interna, poco conosciuta, dove i paesaggi tra monti, colline e valli hanno ben poco della Sicilia iconografica, fatta di spiagge infuocate dal sole e di mare in cui perdere lo sguardo, fra l’azzurro dell’acqua e il cielo.
Nel cuore dell’isola, i monti Erei rendono i paesaggi insoliti e ospitano paesi e città di antiche origini, attorniate da scenari rurali e campestri che fanno pensare di essere in una zona a nord d’Italia e non in un’isola in mezzo al Mediterraneo. Ed è proprio dentro questo insolito mare di monti e campagne, su un’altura di 568 m, sorge Caltanissetta.
La città, ha origini che si perdono nella notte dei secoli, risalenti all’età del bronzo secondo alcuni reperti archeologici ritrovati in loco. Come la gran parte delle città siciliane vide la presenza dei Greci e poi degli Arabi che ne stabilizzarono l’agricoltura, costruendo una capillare rete idrica e ne protessero i boschi e il territorio. Agli Arabi si deve anche l’antico nome della città: Qual at an-nisa, toponimo che traduce “rocca delle donne” o castello delle donne”. Il significato del nome ipotizza che il Castello di Pietrarossa, probabile fortezza araba, fosse un harem dove risiedevano le concubine, in attesa che l’Emiro di Palermo decidesse di rivolgere loro il suo interesse. Rosanna Zaffuto Rovello, storica nissena, asserisce invece che il nome fosse dovuto al fatto che gli uomini, a causa della distanza dei campi dove lavoravano, fossero costretti a restare lungo tempo fuori dal villaggio, dando così l’impressione che le uniche abitanti fossero, appunto, le donne.
Caltanissetta, in dialetto Cartanisetta, subì nel tempo la stessa sorte di molte città siciliane e quindi, prima i Normanni, poi gli Aragonesi (che si divisero la Sicilia nel cosidetto “Governo dei quattro Vicàri”), passarono per i suoi territori, infine i Moncada (duchi di Baviera) ne presero possesso fino all’abolizione del Feudalesimo, nel 1812. Nel 1816, in periodo borbonico, Caltanissetta fu elevata a capoluogo di provincia, carica che ancora mantiene. Quando, circa cinquant’anni dopo, Garibaldi e i suoi Mille vi giunsero, la città fu annessa al Regno d’Italia, come tutta la Sicilia.
La popolazione laboriosa e industriosa, ha saputo trasformare l’antica “città delle donne”, in una moderna città che basa la sua economia sull’agricoltura, molto praticata e fiorente da queste parti e sull’industria estrattiva dello zolfo.
I monumenti e le attrattive artistiche ne testimoniano il grande passato: il Castello di Pietrarossa, la Cattedrale, l’Abbazia di Santo Spirito e i numerosi palazzi, arricchiscono e abbelliscono le passeggiate per il centro storico della città. Caltanissetta, ubicata nel cuore della Sicilia, ha ottimi collegamenti con tutta l’isola e vanta anche una piccola Università, con alcuni corsi di laurea.
Tradizioni e attività culturali sono molto fiorenti, tanto che nel passato, alcuni letterati diedero a Caltanissetta il titolo di Piccola Atene, grazie sopratutto alla fervida opera di Salvatore Sciascia che seppe trasformare la piccola casa editrice da lui fondata, in un salotto letterario frequentato da personalità di spicco quali Elio Vittorini, Vitaliano Brancati, Salvatore Quasimodo, Pier Paolo Pasolini e Pier Maria Rosso di San Secondo a cui è dedicato il Parco Letterario.
La sede del Parco è ubicata all’interno della cappella sconsacrata dedicata a Maria Bambina, nel chiostro della Biblioteca Comunale “L. Scarabelli“, a pochi passi dalla casa natale di Pier Maria Rosso di San Secondo.
Inaugurato il 9 giugno 2017, gode di fervidissime attività che si dipanano nel corso dell’anno: le numerose iniziative promosse dal Parco non prevedono soltanto eventi o concorsi letterari, “come quello che ha visto la consegna della prima “Marionetta d’argento”, né solo attività scientifica, come conferenze e convegni, né solo attività teatrale, né solo attività formativa. Il Parco letterario per la sua stessa duttilità prevede la costruzione di itinerari legati ai luoghi dell’autore (il centro storico, le miniere, il cimitero, il teatro, la biblioteca, etc.) e i percorsi del gusto. […] L’esperienza del Parco, pertanto, funge da incubatore di attività che ruotano attorno alla letteratura, al teatro, alle arti, al turismo, in quanto esso è una rete naturale che include al suo interno numerose associazioni e gli stessi rappresentanti dell’amministrazione”.
Pier Maria Rosso di San Secondo nacque a Caltanissetta il 30 novembre 1887. Qui compì gli studi e conseguì la maturità classica al Liceo Ruggero Settimo, sito in quel tempo presso il Collegio dei Gesuiti (attuale Biblioteca Scarabelli). Studiò Giurisprudenza a Roma e laureatosi, compì una serie di viaggi nel Nord Europa. Nel 1915 partecipò alla prima guerra mondiale e, intorno agli anni ’20, cominciò ad essere conosciuto come autore teatrale e romanziere.
L’opera sansecondiana può essere definita come un “lungo percorso circolare a tappe”: inizia come “fuga” dall’estremo Sud e da una Sicilia assolata che “brucia e inaridisce, da un entroterra che odora di zolfo”, raccontato con amarezza e delusione perchè incapace di comprendere e assecondare i sogni e le aspirazioni degli animi più sensibili: “… Ah io ben conosco la perfidia struggente del sud! Ogni volontà s’attutisce, ogni nobiltà ingenua si smorza, ogni sacra aspirazione è travolta dall’alito sulfureo: ogni virtù, adescata, cade, poi mefistofelicamente derisa, imputridisce: folgoranti apparenze di laici desideri, abbagliante sfaccettìo d’un’unica miseria, fosforica incandescenza della più triste magia dei sensi” (La Fuga, 1917). Il suo cammino artistico e letterario è legato ai viaggi reali e metaforici alla ricerca del senso dell’esistenza umana.
Pier Maria Rosso di San Secondo soggiornò spesso in Olanda e in Germania, qui acquisì uno stile espressivo che rappresenta il suo punto di forza all’interno del “Teatro del grottesco”, avanguardia letteraria nella quale molti critici lo hanno confinato. Le esperienze fatte all’estero, gli furono fondamentali per il confronto della sua cultura con le altre e lo indurranno a dedicarsi all’analisi approfondita del “rapporto-contrapposizione Nord-Sud”. Così, Rosso di San Secondo, si avvia verso la tappa conclusiva del suo percorso letterario attuando un “ricongiungimento metaforico e mitico con la Sicilia delle sue origini, il cui sole, adesso, torna a scaldare, accarezzare e cullare”. Lo scrittore, infatti, riscopre il senso di appartenenza e il legame con le sue radici nell’ultima fase della sua produzione e quindi, i temi più amati diventano la cultura della zolfara e lo stile di vita dei minatori, dei “carusi”, il loro modo di sentire, di pensare e di vivere i rapporti sociali dentro e fuori le miniere, le cui attività estrattive segnarono lo sviluppo economico di Caltanissetta che ricevette il titolo di “capitale mondiale dello zolfo”.
“…Tutta la vita è un’avventura colorata: giallo è lo zolfo colato, ma sotto terra è cupo, come la galera; il cielo è turchino, bianche le nuvole o grigie; i paesi, sopra le montagne, paiono greggi quando c’è verde all’intorno, ma spesso che non ce n’è, sembrano bruciati e ferrigni. Si va e si viene, si gira: qua è fiera, e là carestia; la servitù umana non trova modo di liberarsi “
Indebolito da una lunga malattia, Rosso di San Secondo trascorre l’ultimo decennio della sua vita a Lido di Camaiore, assistito dalla moglie Inge, muore il 22 Novembre 1956. Le spoglie si trovano nella parte più antica del Cimitero storico monumentale degli Angeli di Caltanissetta. Nel sarcofago, una citazione, tratta da un canto popolare e ripresa dallo scrittore: «Caltanissetta fa quattro quartieri la meglio gioventù li zolfatari».
“Importanti per la conoscenza complessiva dell’Autore, oltre a diverse monografie, il “Teatro” in tre volumi a cura di Ruggero Jacobbi, edito da Bulzoni nel 1976; l’opera omnia di narrativa edita da Salvatore Sciascia nel 2004 a seguito dell’impegno assunto dal Comune di Caltanissetta nel 1987 nel quadro delle iniziative realizzate in occasione del Centenario della Nascita; “Tutto il Teatro – La dimensione europea” a cura di Andrea Bisicchia edito da Salvatore Sciascia nel 2009. Una documentazione ricca e articolata contiene il volume “Pier Maria Rosso di San Secondo Narratore e drammaturgo 1887-1956 (Vita, opere, memorie, testimonianze, critica, profilo e inediti) di Calogero Rotondo edito da Terre Sommerse nel 2016″.