Seconda tappa della nostra rubrica, rivolta ai Parchi Letterari in terra sicula: oggi dedicata a Giuseppe Giovanni Battaglia, poeta e scrittore di Aliminusa.
La Sicilia, in quanto terra di grandi tradizioni culturali, ha dato alla letteratura italiana diversi personaggi, alcuni grandissimi e conosciutissimi e non esagero con l’uso del superlativo perchè letterati e uomini di cultura come Verga, Pirandello, Quasimodo o Sciascia, solo per citare i più conosciuti, hanno segnato la storia della letteratura diventandone caposaldi indiscussi; altri, meno conosciuti, sono definiti minori, termine che personalmente trovo inappropriato per descrivere l’opera di un autore: la grande fama non sempre coincide con il merito e il merito non sempre corrisponde alla fama. Forse è solo questione di “fortuna” o di coincidenze o di essere al posto giusto, nel momento giusto, con le persone giuste. Troppi giusti stai pensando? Già. Può essere.
Non so se Giuseppe Giovanni Battaglia abbia avuto a che fare con qualche “giusto”, momento o persona che sia, nella sua vita. Ad Aliminusa e non solo, suo paese di origine in provincia di Palermo, è sicuramente amato, ricordato e celebrato, tanto che gli è stato dedicato un Parco letterario.
Giuseppe Giovanni Battaglia, detto Pino, nacque ad Aliminusa (Palermo) il 24 Maggio del 1951 e qui morì all’età di quarantaquattro anni, il 2 Novembre 1995. Ricordato principalmente come poeta dialettale, restano della sua vastissima produzione numerosi scritti, oltre le raccolte di poesia in lingua e in dialetto, è opportuno citare i testi per il teatro, gli scritti in prosa, le antologie. Una vita breve che ha lasciato una grande impronta nel panorama della letteratura siciliana: la sua opera meriterebbe di essere conosciuta e rivalutata a livello nazionale.
Si autodefiniva poeta-viddanu (poeta-contadino) perchè gran parte della sua ispirazione veniva dalla terra: la sua Aliminusa e le sue Madonie.
“La terra ia vascia,/vascia Signuri,/ e si zappa calatu;/ suduri e suduri/ ca ia megghiu la morti./ ‘Un ia jocu zappari/ si la terra ia vascia/ e lu zappuni ‘un sciddica,/ si la notti lu viddanu/ si sonna a zappari/ sempri la terra vascia.” La terra è bassa,/ bassa Signore,/ e si zappa abbassato;/ sudore e sudore/ che è meglio la morte./ Non è gioco zappare/ se la terra è bassa/ e la zappa non scivola,/ se di notte il contadino/sogna di zappare/ sempre la terra bassa.
Da questi pochi versi, si notano già i temi di fondo che caratterizzarono l’opera di Giuseppe Giovanni Battaglia, almeno in una prima fase: la forte tematica sociale e civile, la denuncia di un mondo dimenticato e di seconda categoria, quello dei contadini siciliani appunto. Temi che alcuni critici accomunano a quelli di un altro poeta dialettale siciliano, (che ho avuto modo di trattare nella rubrica Poesia e vita, vita è poesia, a cui ti rimando se vuoi…) Ignazio Buttitta.
Negli anni ’70, anni di grande impegno politico e sociale, Battaglia si trasferisce a Roma e viene a contatto con l’ambiente sindacale e politico della sinistra italiana e proprio di questo periodo sono le raccolte La terra vascia, La piccola valle di Alì, Campa padrone che l’erba cresce: tutta questa produzione dialettale venne poi raccolta e inglobata, negli anni ’80, in un unica antologia: L’ordine di viaggio.
Con il passare degli anni e il sopraggiungere della malattia che lo accompagnerà fino alla morte nel 1995, le tematiche fortemente sociali, diventano intimiste, introspettive, quasi filosofiche, con profonde riflessioni sulla vita e sulla morte e, pur avendo abbandonato la scrittura dialettale, i temi d’ispirazione riconducono sempre alla sua terra di Sicilia, perchè la sicilitudine è insita nel DNA di ogni figlio di questa terra (lasciami avere una botta di orgoglio siculo, caro iCrewer, so di cosa parlo e conosco bene la patologia): “Ho smesso di scrivere in lingua siciliana nel 1978, è stata una bella esperienza, sono cresciuto confrontandomi giorno per giorno con il mio lavoro poetico, in una vera e propria simbiosi; sono intervenuto sulla lingua da diversi punti di vista, non ultimo nella sua musicalità. Peraltro ho tentato di far vivere nel mio verso, la fine della cultura contadina, cosa non facile”.
Dall’incontro con Michele Perreira (scrittore, regista e direttore del teatro e della scuola teatrale Teatès di Palermo), nasce in Giuseppe Giovanni Battaglia, l’amore per il teatro che gli fa scrivere alcune opere: Girello, Astorio Imperatore, Genesi, Requiem, I luoghi degli elementi, Sonantine, tutte pubblicate nel 1986 e che testimoniano la sua vena artistica a tutto tondo.
Ho citato soltanto alcune opere della sua vastissima produzione poetica, letteraria e teatrale, peraltro curata e recensita da nomi illustri quali Leonardo Sciascia, Pier Paolo Pasolini, Giorgio Barberi-Squarotti, Pietro Nigro… e mi fermo qui ma si potrebbe ancora continuare, sia con la saggistica che con la poesia e il teatro: una personalità forte, una produzione fertile, un pensiero poetico e culturale che avrebbe davvero bisogno di essere approfondito e conosciuto meglio per gustarne il grande valore intrinseco, un figlio di terra sicula che, dimenticato forse dalla letteratura nazionale, trova nella sua terra di origine il giusto merito e la giusta collocazione nel Parco letterario a lui intitolato ad Aliminusa.
“Le prime notizie certe su Aliminusa risalgono al secolo XV in una carta geografica custodita nell’archivio storico degli Uffizi fiorentini con il nome TERRÆ HARMINUSÆ.
Il toponimo Aliminusa deriva con molta probabilità dal termine arabo ARMISCH che significa valle desolata, mancante d’acqua o sempre dall’arabo ALUMANAC che significa illesa, in quanto dal mare l’abitato è visibile, ma a terra questi scompare, dovuto alla particolare morfologia del territorio…”
Situata tra Cefalù, le Madonie, alle spalle del Monte San Calogero, nella valle del fiume Torto, ad un’altitudine di 450 m. s.l.m., tra i campi gialli e ricchi di frutteti della campagna siciliana, Aliminusa, in dialetto Larminusa, è ubicata nella zona centro-settentrionale della Sicilia, a 62 km da Palermo. L’aria salubre, le acque fresche e il grande senso di ospitalità insita nell’anima dei siciliani, fanno di Aliminusa un luogo dove trascorrere periodi di relax e di vacanze. Il Paese nasce nel 1635, con Licentia Populandi e nel 1812, con l’abolizione del feudalesimo in Sicilia, diventa Comune autonomo. Aliminusa fu per lungo tempo un feudo e il suo destino fu segnato da alcune famiglie feudali. Nel 1796, fu comprato dai Baroni Milone di Palermo, (seguendo la sorte infelice di altri paesi siciliani, acquistati dai nobili, spesso d’oltralpe) casata che ancora mantiene dimora presso il Baglio Baronale.
Il Baglio Baronale, è la più antica costruzione del paese. Risale al ‘600 e attorno ad esso, si è sviluppato tutto l’impianto urbanistico di Aliminusa. Annessa al Baglio, la Chiesa dedicata a Sant’Anna, edificata nel 1635, ha subito nel tempo varie modifiche e miglioramenti: al suo interno si possono ammirare, fra l’altro, raffinate pitture e interessanti sculture. Oggi è diventata con la relativa Piazza, il centro di ritrovo della collettività aliminese.
Fino al 1600, Aliminusa, è stata una delle zone meno popolate della Sicilia. L’obiettivo di fare aumentare la popolazione, venne raggiunto con la fondazione di nuovi borghi sottoposti all’autorità dei feudatari, i Baroni, i quali come contraccambio, ebbero garantito un aumento di potere all’interno del Parlamento Siciliano ed un’autorità assoluta negli stessi centri.
Nel XVII secolo fino agli inizi del XVIII, Aliminusa non ebbe abitanti stabili. I contadini dell’epoca possono considerarsi dei nomadi particolari: trovandosi sempre in debito con i padroni, costretti ad abbandonare un feudo per trasferirsi in un altro, vi arrivavano senza possedere nulla se non le sole braccia per lavorare. Il barone-padrone-feudatario di turno, prestava loro del grano fino al momento del raccolto, con interessi talmente alti da non consentire ai contadini di restituire il prestito: una sorta di usura, allora molto in uso nelle campagne siciliane. Quando questo fenomeno scomparve, alla fine del feudalesimo baronale che vide lotte e rivolte contadine per l’acquisizione delle terre, la popolazione divenne stabile e il paese si ingrandì assumendo le caratteristiche di tanti paesi siciliani a base contadina.
Il Parco Letterario dedicato Giuseppe Giovanni Battaglia, già Parco Urbano comunale, fu progettato dall’architetto Girolamo Bellomo. Si estende su una superficie di tre ettari di terreno, dal quale in particolari periodi dell’anno, si diffonde, intenso, il profumo di lavanda, alloro e acacia, di cui il parco è ricchissimo. All’interno si trovano alcune strutture come Il giardino della memoria, il Labirinto del tempo, Le Terrazze panoramiche, Il centro servizi fruibili dai visitatori, così come le attrezzature per sport, tempo libero e giochi. Nel Luglio del 2011, l’ Amministrazione Comunale ha voluto omaggiare in un modo particolare il “suo” poeta, Giuseppe Giovanni Battaglia, dedicandogli il Centro Culturale-Ricreativo, con lo scopo di divulgare, far conoscere e diffondere la sua poetica che da Aliminusa trae linfa e ispirazione. Dopo due anni, nel 2013, il Centro Culturale-Ricreativo dedicato al poeta, diventa un Parco Letterario: Il Parco Letterario “Giuseppe Giovanni Battaglia”che rappresenta, un mezzo per la valorizzazione del territorio, attraverso una serie di eventi che annualmente richiamano visitatori e turisti.