Caro/a Icrewer eccoci pronti per il primo autore: Gabriele D’Annunzio, poeta aulico, giornalista, scrittore, esteta, “vate”, un “divo” della letteratura italiana.
Partiamo con una breve carta d’identità:
Luogo e data di nascita: Pescara, 12 marzo 1863
Data di morte: 01 marzo 1938 a 74 anni
Formazione: D’Annunzio nacque a Pescara in una famiglia benestante. A 11 anni andò a studiare a Prato in un collegio e a soli 16 anni scrisse il suo primo libro di poesie, Primo Vere, pubblicato a spese del padre. Dopo aver concluso gli studi liceali, con una notorietà in continua ascesa, grazie alla sua genialità e al suo modo di creare interesse intorno ai suoi scritti, a volte usando anche delle false notizie sul suo conto, giunse a Roma e si iscrisse alla Facoltà di Lettere, dove non terminò mai gli studi. Gli anni 1881-1891 furono decisivi per la formazione di D’Annunzio, grazie al rapporto con il particolare ambiente culturale e mondano di Roma, da poco divenuta capitale del Regno. Qui cominciò a formarsi il suo stile raffinato e comunicativo, la sua visione del mondo e il nucleo centrale della sua poetica. Ed è a Roma che iniziò anche ad occuparsi di giornalismo.
Curiosità: amava il lusso e una vita al di fuori delle convenzioni borghesi. La sua vita privata era molto chiacchierata: alcune delle sue amanti erano celebrità, come Eleonora Duse, una delle attrici più famose di quegli anni.
Il “Vate”: intervenne anche durante la Prima guerra mondiale per chiedere all’Italia di entrare in guerra e portare a termine l’unificazione del paese annettendo grandi aree dell’impero austro-ungarico: il suo discorso interventista accese gli animi. Il 23 maggio l’Italia dichiarò guerra all’Austria-Ungheria. Nonostante avesse già 52 anni, il Vate ottenne di potersi arruolare come Ufficiale nei Lancieri di Novara, un reggimento che in quel periodo accoglieva i primi piloti. Ottenne il brevetto di aviatore e partecipò ad azioni dimostrative, non tutte di successo. Nel gennaio del 1916, durante un atterraggio di emergenza, sbatté violentemente la tempia contro il calcio della mitragliatrice di bordo. La ferita, non curata, gli fece perdere l’occhio destro. Durante la convalescenza scrisse il Notturno, un’opera in prosa lirica in cui il poeta riunì riflessioni e ricordi, ripubblicata in forma definitiva nel 1921.
L’impresa di Fiume: tre mesi dopo l’Italia firmò l’armistizio. Ma D’Annunzio portò avanti una sua personalissima battaglia. Nel settembre del 1919 guidò un esercito di irregolari e ammutinati nella città di Fiume (ora Rijeka, in Croazia), contesa da Italia e Regno di Jugoslavia, e si costituì dittatore. Per 15 mesi regnò come Duce, finché la marina italiana non intervenne a cannonate per mettere fine all’impresa, su ordine dell’allora governo Giolitti. Deluso dall’epilogo dell’esperienza di Fiume, nel febbraio 1921 si ritirò in un’esistenza solitaria nella villa di Cargnacco (comune di Gardone Riviera), che pochi mesi più tardi acquistò. Ribattezzata il Vittoriale degli italiani, fu ampliata e successivamente aperta al pubblico. Qui lavorò e visse fino alla morte.
Opere più conosciute: Canto novo (1882); “Elegie romane” (1892): comprende 25 elegie nelle quali si disegna la storia di un amore infelice; “Poema paradisiaco” (1893, arricchito di nuove poesie fino al 1938) che comprende una serie di poesie che, al di fuori di ogni struttura narrativa, esprimono le più inquiete e morbose sensazioni del poeta; “Laudi del Cielo, del Mare, della Terra e degli Eroi” un gruppo di poesie dedicato alla madre, diviso in quattro libri, i primi tre pubblicati nel 1903-1904, l’ultimo nel 1912. “Notturno” (1916, ampliata nel 1921) contiene le poesie create mentre D’Annunzio era costretto al buio (da qui il titolo) per una ferita di guerra all’occhio; “Il piacere” (1882) è il primo dei tre romanzi che D’Annunzio definì “della rosa” con tema cardine la passione, l’amore (gli altri sono “L’innocente” e “Il trionfo della morte”). “Il piacere” descrive gli amori dell’aristocratico e sensibile Andrea Sperelli, nel quale D’Annunzio raffigurò se stesso. “L’innocente” (1892) è il secondo romanzo “della rosa” ed è quello che esprime con maggior evidenza l’estetismo di D’Annunzio, cioè il suo tentativo di trasferire nella vita le esigenze di bellezza e di raffinata morbosità della sua poesia. “Il trionfo della morte” (1894); “Le vergini delle rocce” (1896).
Temi cardine: D’annunzio crede nel valore assoluto dell’arte, tanto da ridurre ogni aspetto dell’esistenza ad attività artistica.
- In Primo vere, canto novo, terra vergine troviamo il panismo (che vede l’uomo come parte inscindibile della natura), ossia il poeta canta la natura i suoi colori, le sue forme, una natura nella quale egli stesso si immerge. In seguito appare più decisiva l’influenza del naturalismo di Maupassant e Zola: i personaggi umani, infatti, si fondono con gli elementi naturali del paesaggio abruzzese.
- L’estetismo (filosofia che si occupa del bello e dell’arte) caratterizzato dalla rappresentazione in forme letterarie raffinate delle eleganze e le stravaganze degli ambienti aristocratici romani lo troviamo soprattutto nel suo primo romanzo Il Piacere.
- Il superomismo (che si identifica con quello nietzscheiano nel disprezzo della vita grigia e volgare della massa, nella volontà di potenza, nella libertà dalle regole, ma si risolve poi spesso verso ideali nazionalistici e aristocratici dell’eroismo militare) insieme al panismo li troviamo nella produzione teatrale e nelle Laudi del cielo, del mare, della terra e degli eroi. Alcyone.
- Infine il notturno, comprende le pagine scritte dopo l’incidente aereo che gli causò una grave ferita all’occhio.
Un uomo che cambia “maschera” continuamente, una personalità complessa, calata nel suo tempo, con un forte desiderio di cambiare il mondo in cui vive con la poesia e con il suo stesso essere.
“Bisogna vivere la vita come un’opera d’arte”
Questo è ciò che lui ha fatto della sua vita, trasformando ogni suo gesto in arte, la forma più alta di perfezione.
In tutte le poesie più belle di D’Annunzio traspare la sua capacità di fondersi con tutti i sensi e con tutto il suo essere alla natura, immergendosi in essa. Allo stesso tempo, è alla ricerca di una vita speciale, sopra i canoni della normalità, per questo nelle sue opere si trova, dapprima il culto del bello, il suo essere esteta, poeta che deve distinguersi dalla normalità, dalle masse e poi Il superuomo che si vuole elevare al di sopra della massa e che cerca di realizzare la sua superiorità rispetto alle persone comuni.
A lui è dedicato un parco letterario: I Parchi Letterari – Gabriele D’Annunzio – Anversa degli Abruzzi (Aq)
Molti sono i luoghi visitati da Gabriele D’Annunzio, tra i quali l’Abruzzo (Pescara, Ortona, San Vito Chietino, Anversa), la Toscana (Firenze, Settignano), Roma, Napoli, Venezia e altri posti all’estero. Alcuni di essi sono descritti dal poeta nelle sue opere Il piacere, Primo vere, Canto novo, Il fuoco, Le novelle della Pescara, e Il trionfo della morte, nelle tragedie La figlia di Jorio e La fiaccola sotto il moggio, e nella raccolta a più volumi delle Laudi del cielo, del mare, della terra e degli eroi.
In particolare l’antico abitato di Anversa ha ispirato la tragedia scritta nel 1904: La fiaccola sotto il moggio, ambientata tra le mura della “casa antica dei Sangro” ad Anversa degli Abruzzi. Proprio qui è stato istituito il Parco letterario dedicato a D’Annunzio che propone itinerari ed eventi ispirati proprio ai luoghi cari al poeta.