Caro iCrewer oggi il nostro viaggio si sposta verso la Toscana e l’Emilia-Romagna nel Parco letterario dedicato a Dante Alighieri, illustre poeta, scrittore e politico italiano.
L’esilio dalla sua città natale, Firenze, a quasi 37 anni, ha segnato tutta la sua esistenza. Da allora Dante ha iniziato un lungo viaggio in diverse città d’Italia, che ritroviamo anche nelle sue opere.
Le terre “toccate” dal sommo poeta sono diverse: oltre a Firenze, Pisa, Arezzo, Siena, Lucca, le terre del Casentino, poi la Romagna con Forlì, Faenza, Ravenna fino a Rimini, alcune città dell’Emilia come Bologna, Reggio Emilia, Ferrara e il Delta del Po, delle Marche (Gradara, San Leo, Fiorenzuola) e del Veneto (Verona).
Iniziamo a scoprire i principali luoghi cari a Dante Alighieri partendo dalla strada che l’ha visto crescere:a Firenze in via Santa Margherita, dove nel 1965 è stato aperto al pubblico il Museo Casa di Dante.
Non lontano dal Museo c’è la chiesetta di Santa Margherita dei Cerchi, dove Dante sposò Gemma Donati, madre dei suoi tre figli; qui riposano sia i Donati che i Portinari, i familiari di Beatrice, che Dante forse incontrò per la prima volta proprio in questa chiesa. All’interno un dipinto ottocentesco inglese, opera di H. G. Holiday rappresenta un incontro sul Lungarno fra il poeta e Beatrice.
In Via del Corso, dove si ergeva il palazzo nel quale nacque Beatrice, ora vi è il Palazzo Salviati sulla cui facciata si trova una lapide con versi di Dante.
La Badia Fiorentina è una delle chiese più antiche di Firenze. Ed è qui, invece, che, secondo la Vita Nuova, Dante incontrò per la prima volta Beatrice Portinari, la sua musa ispiratrice.
Dante trascorse poi gli ultimi anni della sua vita a Ravenna, ospite, insieme con i figli Pietro, Jacopo e Antonia, di Guido da Polenta. Durante questo soggiorno il poeta si dedicò al Paradiso. In tutta la Commedia sono presenti diversi riferimenti a Ravenna o a personaggi appartenenti alla città.
Dante morì il 14 settembre 1321 dopo aver contratto la malaria. Fu sepolto nella basilica di San Pier Maggiore (oggi basilica di San Francesco), dove furono celebrate anche le esequie, ma i suoi resti divennero motivo di dispute soprattutto per i fiorentini. Le ossa del poeta furono,infatti, nascoste dai frati francescani ravennati: ritrovate definitivamente solo nel 1865, con l’abbattimento di un muro del convento, in una scatola il cui coperchio portava la dicitura: “Dantis ossa a me Fra Antonio Santi hic posita anno 1677 die 18 octobris”. I suoi resti furono così ritumulati nel sepolcro costruito su progetto di Camillo Morigia, a fianco del cortile, detto il Quadrarco di Braccioforte. In questa area nel 1936 è stata istituita la “Zona del silenzio“, un luogo di rispetto intorno al sepolcro del poeta.
Questa è solo una piccolissima parte dei luoghi danteschi e curiosando tra gli itinerari proposti dal Parco letterario “Le terre di Dante” mi è subito venuta voglia di viaggiare e soprattutto di scoprire tutte le bellezze naturali, culturali e letterarie evocate da Dante nelle sue opere.
Il parco che rientra nel circuito “I Parchi Letterari”, è stato istituito proprio a Ravenna dove la cooperativa Mec organizza eventi e itinerari guidati alla scoperta di questi luoghi in Emilia Romagna e in Toscana. Il sito internet dedicato è http://www.leterredidante.it/ .
“Fiorenza dentro dalla cerchia antica,/ond’ella toglie ancora e terza e nona,/si stava in pace, sobria e pudica.(Pd., XV canto)” Dante Alighieri
L’opera più celebre del Sommo Poeta è la “DIVINA COMMEDIA”, universalmente considerata la più grande opera scritta in italiano e uno dei più grandi capolavori della letteratura mondiale, che lo ha reso il Padre della lingua italiana.
Un’altra delle sue opere rappresentative è la “Vita Nuova”, che Dante comincia a scrivere nel 1292, esattamente due anni dopo la morte di Beatrice.
Altre opere fondamentali sono:
– il Convivio;
– il De Vulgari Eloquentia;
– il De Monarchia;
– le Egloghe.
Con le sue opere Dante ha promosso il volgare allo status di lingua colta e letteraria. In particolare nei primi passi del “De Vulgari Eloquentia”, espone chiaramente la sua predilezione per la lingua colloquiale rispetto a quella latina, finta e artificiale.
L’obiettivo della produzione letteraria volgare dantesca è infatti quella di essere fruibile da parte del pubblico dei lettori, cercando di abbattere il muro tra i ceti colti, abituati a parlare in latino e quelli più popolari, in modo che anche questi potessero accedere a contenuti filosofici e morali fino ad allora riservati agli accademici. Questa visione della letteratura intesa come strumento al servizio della società viene esposta in particolare nel “Convivio”.
Molto altro si potrebbe e si dovrebbe dire su Dante Alighieri ma forse il modo migliore per conoscerlo è visitare proprio le terre che lui ha amato e vissuto non perdendo l’occasione di visitare il parco letterario a lui dedicato.
Ti aspetto la prossima settimana per un nuovo viaggio letterario.