Visita al Parco letterario di Tursi, dedicato al poeta Albino Pierro
Dopo esserci lasciati alle spalle i magnifici parchi dedicati a Isabella Morra e Carlo Levi, il nostro viaggio letterario, attraverso la Lucania, ci conduce al Parco letterario di Tursi, dedicato al poeta Albino Pierro, un altro splendido e suggestivo borgo medioevale di 5000 abitanti, distante 70 km da Matera e situato nel territorio compreso tra il fiume Sinni e l’Agro, a metà tra le montagne della Basilicata e la costa Jonica.
Tradotta letteralmente sia nel latino che nel greco arcaico, Tirso, sta ad indicare “la torre, l’argine che difende” e questo spiegherebbe la presenza di ruderi del castello eretto dopo il 410 d. C. intorno al quale si insediò il primo nucleo abitativo proveniente da Anglona. Altre fonti ritengono che, all’epoca dell’invasione dei Saraceni, Tursi si chiamasse Rabatana, in ricordo del borgo arabo Rabhadi, (posto fortificato) ma con l’arrivo dei Bizantini, il nome fu sostituito con Tursikan, da Turcicus, il proprietario della zona. Il borgo, arrampicato tra colline, calanche e burroni (o “Jaremme” nel dialetto più arcaico) è diviso in Rioni. Il più antico è il Rione Rabatana, posto intorno ai ruderi del castello gotico, la zona che maggiormente conserva la memoria storica di Tursi, all’interno del quale si può ammirare la Chiesa di Santa Maria Maggiore, dalla cui Cappella si accede al Presepe in pietra costruito tra il 1547 e il 1550, dallo scultore Antonello Persio.
Molto suggestive sono le antiche viuzze fatte in pietra che rendono ancora più originali le abitazioni che compongono la zona più antica del borgo, così come i profondissimi “burroni” che lo circondano, tra i quali, nel 600, il Duca Carlo Doria, fece costruire una gradinata chiamata Petrizze, una struttura appoggiata su un selciato di pietra calcarea. I gradini erano molto larghi e bassi, tali da poter consentire agevolmente il camminamento a persone e animali. Non meno importante il Rione San Michele, impreziosito dalla presenza della Chiesa di San Michele Arcangelo, e da un centro storico molto interessante dove si può visitare la casa del poeta Albino Pierro, poeta dialettale, autore di liriche meravigliose, ispirate alla sua terra e conosciute in tutto il mondo. Attualmente la dimora del grande poeta, da lui definita “U Paazzee,” è gestita dalla fondazione Albino Pierro ed è sede della biblioteca pubblica.
Scendendo a valle, troviamo il Rione Petto su cui si affaccia la chiesa di San Filippo e il misterioso Palazzo del Barone Brancalasso, secondo la leggenda, costruito in una sola notte dai demoni anche se, le statue poste sul tetto, simboleggino la carità, la pace e la giustizia. Al di sotto i ciottoli delle viuzze portano al Rione Santi Quaranta, più moderno, mentre dall’altra parte del torrente troviamo il Rione Piana diviso dal Rione Costa dal corso Roma, la via principale della città. Ancora più a valle, il Rione Cattedrale che prende il nome dalla Cattedrale dell’Annunziata.
Il borgo, come puoi immaginare, è una grande attrazione per turisti e visitatori non solo per la sua storicità e la bellezza paesaggistica ma per tutto ciò che conserva la memoria del grande poeta lucano che nella Rabatana trovò ispirazione per le sue poesie, intrise di ricordi e di momenti della sua giovinezza.
CONOSCIAMOLO MEGLIO
Albino Pierro nasce a Tursi, il 19 Novembre 1916 e la sua infanzia è subito segnata dalla perdita della madre, Margherita Ottomano, quando il poeta era ancora in fasce. La figura materna e il paese natio “A terra d’u ricorde” (la terra dei ricordi) sono termini fondamentali della vicenda poetica pierriana
“Ma iè le vogghie bbéne ’a Ravaténe
cc’amore ca c’è morta mamma méja”
(ma io voglio bene a Rabatana, l’amo perchè li è morta mia madre).
Il padre, Salvatore Pierro, proprietario terriero, si risposa, mentre Albino è affidato alle cure delle zie Assunta e Giuditta, due figure che compaiono nei versi del poeta maturo. Nel 1939 si stabilisce definitivamente a Roma e nel 1944 consegue la laurea in filosofia ed inizia ad insegnare storia e filosofia nei licei. Negli stessi anni, allietati dalla nascita della figlia Maria Rita, inizia la sua collaborazione con le riviste Rassegna Nazionale e Il Balilla.
Dal 1946 al 1967 Pierro pubblica raccolte poetiche in lingua, ma è con i versi in dialetto che il poeta si fa notare nel panorama della poesia italiana del Novecento.
“Forse il bisogno di testimoniare meglio le mie origini più autentiche sarà stato ridestato dall’assenza, dalla distanza. Si trattò di recuperare un linguaggio che era appartenuto al mio passato e al passato della mia gente” scrive Pierro nella sua raccolta di poesie Nun c’è pizze di munne, del 1992.
Nel 1960 esce la prima raccolta poetica in tursitano, ’A terra d’u ricorde tanto da attirare l’attenzione dei critici più autorevoli e i versi sono tradotti nelle più svariate lingue del mondo (francese, inglese, tedesco, svedese, persiano, arabo, neogreco, portoghese, spagnolo).
Negli anni Ottanta arrivano i primi riconoscimenti ufficiali e l’Università schiude le sue porte al poeta lucano. Nel 1985 viene invitato dall’Università di Stoccolma ad una lettura di poesie. Nel 1992 l’Università della Basilicata gli conferisce la laurea honoris causa. Nel 1993 la Scuola Normale di Pisa organizza un incontro con il poeta. Più volte Pierro si avvicina alla vittoria del Nobel, un riconoscimento atteso, ma mancato. Albino Pierro muore a Roma il 23 Marzo 1995
Per omaggiare la memoria del poeta, la comunità di Tursi, ha voluto trasformare la sua dimora in un Parco letterario, all’interno del quale si può visitare il Museo della Poesia Pierriana che comprende, al piano terra, una mostra permanente di artisti lucani come Nino Tricarico e Antonio Masini che si sono ispirati alla poesia del poeta, al primo piano, invece sono custoditi i cimeli e il patrimonio letterario del poeta, ancora oggi gestito dalla fondazione che porta il suo nome. Dal Parco, per chi volesse visitarlo, il paesaggio cattura e sorprende per la bellezza dei calanchi che si ergono verso il Santuario di Santa Maria D’Anglona, per l’aspetto rude e antico della Rabatana e la profondità dei burroni che la circondano.
Per coloro che amano la poesia e vivere le atmosfere di un tempo, una volta arrivati all’antico borgo, consiglio di fare una bella passeggiata alla scoperta delle vecchie case abbandonate, del frantoio e magari, godere di notte, dello spettacolare effetto regalato dal centro storico completamente illuminato. Non dimenticate di vedere il Presepe nella Cripta e il castello gotico e per gli instancabili si possono seguire i percorsi organizzati che si ispirano alla memoria del grande poeta.
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