Paolo e Francesca sono stati una delle ispirazioni più potenti della storia della letteratura, suggestioni per scrittori antichi e moderni, da Boccaccio – che sostiene in una delle sue novelle che Francesca fosse stata tratta volontariamente in inganno, credendo lei di sposare Paolo e non l’opportunista fratello – fino a D’Annunzio.
Paolo e Francesca, Dante insegna la passione
Da Rachmaninov a Silvio Pellico fino ad arrivare a Lorenzo Cherubini che trasse un verso dal V canto della Divina e li sistemò nella sua Serenata rap
“Amor che nullo amato amar perdona, porco cane, lo scriverò sui muri e sulle metropolitane di questa città…”
Ma andiamo a citare alcuni versi scritti da Dante nel canto V, quello di Paolo e Francesca, uno dei più intensi perchè così vicino alle passioni umane, così realistico: la lussuria è un peccato che tocca tutti, che coinvolge ogni singola persona e da cui è un’impresa quasi impossibile tenersi alla larga.
- Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende,
- prese costui de la bella persona
- che mi fu tolta; e ‘l modo ancor m’offende.
- Amor, ch’a nullo amato amar perdona,
- mi prese del costui piacer sì forte,
- che, come vedi, ancor non m’abbandona.
- Amor condusse noi ad una morte.
- Caina attende chi a vita ci spense».
- Queste parole da lor ci fuor porte.
- Quand’ io intesi quell’anime offense,
- china’ il viso, e tanto il tenni basso,
- fin che ‘l poeta mi disse: «Che pense?».
- Quando rispuosi, cominciai: «Oh lasso,
- quanti dolci pensier, quanto disio
- menò costoro al doloroso passo!».
- Poi mi rivolsi a loro e parla’ io,
- e cominciai: «Francesca, i tuoi martìri
- a lagrimar mi fanno tristo e pio.
- Ma dimmi: al tempo d’i dolci sospiri,
- a che e come concedette amore
- che conosceste i dubbiosi disiri?».
- E quella a me: «Nessun maggior dolore
- che ricordarsi del tempo felic
- ne la miseria; e ciò sa ‘l tuo dottore
Quanti dolci pensier, quanto disio menò costoro al doloroso passo… come esprimere il turbamento della passione in modo migliore? Attraverso le parole di Dante ci si immagina la resistenza strenua di Francesca da Rimini, sposata al fratello di Paolo per questioni strettamente politiche.
L’esigenza fisica di essere accarezzata dal suo amato e la tentazione irresistibile che dovette essere la sua presenza durante la lettura dell’amore tra Lancillotto e Ginevra. Madonna Lussuria non è forse la più umana delle passioni?
Non è con Madonna Lussuria che si muove la storia? La passione amorosa è uno, forse il più importante dei motori dell’animo umano, capace di far compiere a uomini e donne imprese incredibili, sfide apocalittiche. E’ stato gestendo l’impulso amoroso e passionale che molte donne hanno influito su grandi Re e guidato Paesi attraverso i potenti amanti.
Non voglio qui soffermarmi su una parafrasi del testo dantesco su cui altri, ben più competenti di me, hanno studiato e lavorato. Mi piace però l’idea di paragonare questi divini versi alle poesie d’amore di D’Annunzio, decadenti e sottilmente perverse, alle storie turbolente di Drieu La Rochelle, alla passione viscerale descritta con tanta dovizia di particolari nei romanzi russi, pensiamo ad Anna Karenina.
Questo ha reso il V canto dell’inferno, quello dei lussuriosi Paolo e Francesca, forse il più celebre della Divina Commedia: il tema. L’amore, la passione, l’attrazione carnale. Descritta sì come un peccato, una questione da rifuggire, ma senza alcun dubbio accarezzata da Dante sebbene lui di passioni carnali per la sua Beatrice… embè neanche l’ombra proprio, mosso come era dal solo amor cortese.
Ebbene, chi considera i romanzi d’amore come letteratura di serie B, dovrebbe pensare a questo: il canto più famoso della Divina Commedia è quello in cui si narra la tragica storia di due amanti che potrebbero quasi esser considerati incestuosi, visto il loro legame di parentela indiretta. Quando un autore riesce a descrivere la passione amorosa, ovvero l a forza più potente tra quelle che spingono l’uomo, ebbene non c’è genere letterario che abbia confronto.