Sogni di carta è una delle tante rubriche di iCrewplay che approfondisce la conoscenza dei libri trattati e dei relativi autori, attraverso la lente d’ingrandimento delle interviste. A noi piace così, ci piace presentare libri ed autori e conoscerli da vicino.
Oggi è con noi Paolo Cordaro poeta, autore di una nutrita serie di raccolte poetiche e vincitore di premi letterari, di cui ho letto, apprezzato e recensito Memorie in versi, pubblicato nella rubrica di poesia che curo da più di un anno per iCrewplay e che sicuramente conosci: Poesia e vita, vita è poesia.
Conosciamo Paolo Cordaro
Saluto cordialmente Paolo Cordaro e come di rito scatta in automatico la prima domanda che di fatto ne contiene tre:
Chi è Paolo Cordaro? Cosa fa? Da cosa viene l’amore per la poesia?
Sono nato nello stesso quartiere dove vivo, sono cresciuto con la grande passione per la letteratura, per la musica e per le arti visive. Sono un poliziotto penitenziario e per motivi di servizio ho fatto il pendolare tra Tivoli e Livorno. Proprio in quel periodo di distanza dalla famiglia, nei momenti di solitudine, nasce la mia passione per la poesia. È stata un’esigenza mettere su carta la mia sensibilità. Ogni verso, ogni pensiero, ogni desiderio e la passione per la musica ha fatto sì che il tutto di trasformasse in poesia.
Per farmi perdonare di aver fatto tre domande in una, la mia seconda curiosità (spero anche quella dei lettori) è quella di conoscere l’evoluzione della tua poetica dal momento che, confesso, è la prima volta che leggo una tua raccolta…
La mia passione per la poesia non mi ha messo limiti di lettura, passando dai classici storici ai poeti del secolo scorso; lo stesso succede nel comporre; godo della piena libertà di composizione e di tematiche, passando dalle rime sciolte ai sonetti, dalle poesie bucoliche al neorealismo.
Se hai letto la mia recensione su Memorie in versi, avrai visto che il primo impatto che ho avuto con la raccolta è stato fortemente empatico, sopratutto per il tema “memoria”. Ritengo che i ricordi del passato, la nostalgia, il vissuto sia comune per tutti, con le dovute ed inevitabili differenze, ovvio. Pensi anche tu che la memoria lega il vissuto di ogni persona come un filo invisibile?
Sono molto legato al mio passato. Sono un nostalgico. Seppure modesta ho avuto un’infanzia serena e ricca di esperienze positive. Ogni persona dovrebbe tenere sempre acceso il ricordo del passato, la sua memoria, perché è attraverso il passato che si può affrontare il presente ed il futuro. Il passato è cultura, ci sono legami che uniscono famiglie da diverse generazioni e amici storici che vivono a migliaia di chilometri di distanza.
Lo stile di Memorie in versi
Consentimi una domanda che va al di là delle tematiche di Memorie in versi, una domanda tecnica, diciamo così. Lo stile che adotti nella raccolta è il verso libero, in alcuni componimenti sciolto, in altri rimato. Personalmente ritengo che la tua poesia si esprima al meglio nel verso libero, mentre come ho anche scritto nella recensione, ho percepito un po’ forzati i componimenti rimati. Ritieni che sia importante ai fini dello stile scrivere in rima? E perchè?
Il verso libero prevale nella maggior parte dei miei componimenti, ma a me piace molto mettermi in gioco; come ho già detto poc’anzi, non mi metto limiti tecnici di composizione. Nel 2016 ho pubblicato Il senso del cammino, un poemetto composto da 554 terzine a rima incatenata, diviso in 14 Canti, l’ho voluto fortemente raggiungendo un buon risultato. In Memorie in versi ho preferito dare importanza alle tematiche, variando la tecnica di composizione e strizzando l’occhio al neorealismo.
Una domanda che va sul personale, così tanto per conoscere il “dietro le quinte” di un poeta. Come e quando arriva l’ispirazione per scrivere? È spontanea o in qualche modo cercata?
Una volta mi riempivo le tasche, e ogni tanto lo faccio ancora, di foglietti volanti con versi e pensieri; uso spesso lo smartphone per annotare e andare a ritoccare, correggere e completare le mie composizioni. Nella silloge Memorie in versi ho voluto cercare il tema da trattare, per rimanere fedele al concetto dell’opera; ho parlato con persone che potessero raccontarmi aneddoti e personaggi del quartiere a cui al momento della stesura ho dato una lettura poetica.
Cosa significa essere poeti oggi, in un contesto letterario che sembra conoscere la poesia o relegarla quasi in secondo piano rispetto alla prosa?
Oggi essere poeti significa vivere al di fuori delle schematiche sociali, ovvero non essere parte di persone “normali”. Noi poeti abbiamo una visione diversa di tutto quello che ci circonda, un’inquadratura che ha poco a che fare con quello che gli altri mettono a fuoco. Il mio lavoro mi costringe a vivere in un contesto emarginato della società; io, con il mio essere poeta, riesco ad accantonare tutto ciò e a vivere appieno la mia poesia.
La poesia è un’arte non popolare, anche se coloro che scrivono poesie sono tantissimi, molti però la ritengono una espressione personale da non condividere; il fruitore trova più semplice e diretto leggere un romanzo o un racconto, perché la lettura di una poesia richiede più attenzione per l’interpretazione e per essere compresa.
Ringrazio Paolo Cordaro per la disponibilità, gli auguro ancora tante Memorie in versi da regalare ai suoi lettori e di continuare ad essere poeta che sa guardare oltre la visuale comune: perchè è poeta chi sa guardare il mondo con occhi nuovi cogliendo relazioni laddove il comune sentire non arriva.
Si