Chi è Pablo Neruda... per il mondo intellettuale e letterario potrebbe sembrare una domanda banale quasi offensiva. Difficile non conoscerlo. Solo il nominarlo incute profondo rispetto, in fondo sto parlando di un Premio Nobel, non è cosa da poco. Immagino come potrebbe essere la sua carta d’identità letteraria.
Nome: Ricardo Eliécer Neftalí Reyes
Cognome: Basoalto
In arte: Pablo Neruda,
Professione: Poeta
Caratteristiche: il più grande cantore della vita e dell’amore del novecento. E non solo, aggiungerei io
“Neruda esprime il suo tempo attraverso parole d’amore, di sofferenza, racconta lo scorrere del tempo, i suoi mutamenti, spiegano la vita”.
Una vita alla Vasco Rossi, spericolata ma intensa. Questo è quello che hanno scritto su di lui tutti i siti che di lui si sono occupati ma io voglio andare oltre. Navigando tra le sue memorie ho voluto immaginare l’uomo prima che il poeta o il letterato e l’immagine venuta fuori mi è piaciuta molto.
Chissà se invece che parlar per versi accettasse di raccontarsi conversando amabilmente, magari davanti a un buon bicchiere di vino. Io ci provo. Guardare le persone negli occhi è il miglior modo per scoprire la loro essenza e più facile per me riuscire a raccontarle. Comunque l’invito è stato recapitato a chi di dovere e dalla risposta, inviatami chiaramente con biglietto personalizzato, mi sembra di capire che dovrebbe essere qui a momenti. Sono molto emozionata. Non capita tutti i giorni di avere a cena un personaggio di tal fama.
Mi guardo allo specchio, giusto un attimo per controllare e suona il campanello. Agitata apro la porta e lo vedo. Non avrei potuto immaginarlo diversamente. Alto, dai lineamenti forti, ben vestito, forse un po’ bohèmien, camicia bianca e completo scozzese, lo sguardo un po’ smarrito ma nascosto da un velo di curiosità e protetto dalla sua pipa già accesa. Ci guardiamo quasi ad indagare chi fosse l’altro poi come risvegliata da un sogno gli tendo la mano per farlo entrare.
“Prego si accomodi, scusi la reazione. Sa, non è solito ricevere la visita di Pablo Neruda. Vederla mi ha emozionato Non ero poi cosi sicura che avrebbe accettato il mio invito. Comunque ora è qui ed è per me un gran piacere.”
“Il piacere è mio gentile signora” risponde Neruda accennando un galante baciamano. Sorrido imbarazzata ma mi riprendo subito e lo invito a darmi il cappotto e il cappello. Entra, si guarda intorno, poi mi dice:
“È la prima volta che accetto di farmi intervistare in questo modo ma non è mai troppo tardi per fare nuove esperienze.“ Ritorna con lo sguardo su di me e continua. “Oltre a voler fare la sua conoscenza, probabilmente è il motivo per cui ho accettato il suo invito”
“Lo è anche per me”, rispondo imbarazzata”la curiosità di poterla ascoltare è stata davvero molto forte. Che ne dice se mi racconta un po’ di lei davanti ad un buon primo piatto? A tavola si parla rilassati non crede?”
” Assolutamente d’accordo!” Mi risponde sorridendo “Mi chieda quello che vuole”
Pablo Neruda le prime tappe della sua vita
La prima cosa che mi viene in mente (l’avranno chiesto in molti), perché ha scelto di chiamarsi Pablo Neruda?
Lo avrai certamente letto in tutte le biografie. Comunque Ho scelto di rifarmi al poeta ceco Jan Neruda. Un poeta umile e dai sentimenti puri. Da questo ho creato il mio pseudonimo. Soddisfatta?
Capisco. Ho letto molto su di lei. È nato nel 1904 a Parral in Cile, non ha conosciuto la mamma, morta dopo appena un mese dalla sua nascita, ha vissuto a Telmuco, la cittadina dove vi siete trasferiti con suo padre. In seguito suo padre si è risposato con Trinidad Candia Marverdiei a sua volta mamma di una ragazza di nove anni e dalla quale poi ha avuto un’altra figlia. Come ha vissuto quegli anni lo ricorda?
“In verità li ricordo con malinconia, il Cile meridionale non infonde sempre la giusta allegria ma il tempo è trascorso veloce e io mi sono ritrovato all’università senza accorgermene. Già in quel periodo ero attirato dalla poesia, nel ’21 infatti mi ricordo di aver vinto la mia gara di poesie con “La cancion de la fiesta”. Comunque ricordo anche che il mio scritto Entusiasmo y perseverantia” pubblicato quando avevo 13 anni. Diciamo che sono stato precoce in questo.” Risponde sorridendo.
Insomma un Infant prodige ?
“Diciamo che nella mente avevo già chiaro il desiderio di insegnare e la passione per la letteratura. Non avevo fatto i conti con mio padre che fin dall’inizio mi ha ostacolato. Se non fosse stato per il sostegno di Gabriela Mistral la mia insegnante al liceo classico, come sai anche lei, premio Nobel , non so se avrei avuto la forza di continuare.
Le è piaciuta la mia parmigiana? Spero di sì. Continuiamo? Ho letto che pur se in difficoltà ha avuto la possibilità di ricoprire un ruolo di mediazione come ambasciatore in Birmania non è da poco?
“Sì hai ragione. Inaspettato ma importante per la mia carriera. Ho viaggiato per oltre 17 anni ed è stato fondamentale per la mia formazione culturale e letterario. Tra l’altro in quel periodo ho sposato la mia prima moglie una banchiera olandese ma al di là di questo quello che ha influito sulla mia formazione letteraria è stata la mia permanenza a Madrid. Che emozioni! Ho conosciuto Garcia Lorca, Alberti e ho anche fondato El Caballo Verde una rivista letteraria. Che tempi!!”
Un periodo segnato anche da momenti dolorosi…
“Sì, molto. Mia moglie ha dato alla luce una bimba purtroppo è venuta meno per una serie di problemi molto gravi. E stato un momento durissimo della mia vita che non siamo riusciti a superare. Difatti dopo poco tempo ci siamo separati e come spesso accade per non affrontare la realtà ci si fa attrarre da altre personalità. Delia del Carril è stata la via di fuga ma con lei mi sono allontanato dal mio individualismo abbracciando, lo ammetto, la sua ideologia marxista. Questo mi ha spinto poi, a prendere posizione nette quando Franco, durante la guerra è salito al potere. L’ho tradotto nelle mie poesie, te ne leggo qualcuna? magari solo poche frasi per non tediarti troppo”
Con immenso piacere…
OGGI
COMINCIA UN NUOVO INVERNO.
NON V’È IN QUESTA CITTÀ
DOVE STA CIÒ CHE AMO,
NON V’È PANE, NÉ LUCE: UN VETRO FREDDO CADE
SU GERANI SECCHI. DI NOTTE SOGNI NERI
APERTI DA OBICI, COME BUOI INSANGUINATI:
NESSUNO ALL’ALBA DELLE FORTIFICAZIONI,
ALTRO CHE UN CARRO ROTTO: GIÀ MUSCHIO, GIÀ SILENZIO DI
ETÀ
INVECE DI RONDINI NELLE CASE BRUCIATE,
DISSANGUATE, VUOTE, CON PORTE VOLTE AL CIELO:
GIÀ IL MERCATO STA APRENDO I SUOI POVERI SMERALDI,
E LE ARANCE, IL PESCE,
OGNI GIORNO PORTATI ATTRAVERSO IL SANGUE,
SI OFFRONO ALLE MANI DELLA SORELLA E DELLA VEDOVA.
Meravigliosa… devono essere stati tempi duri, io non li ho vissuti e non posso comprendere appieno. Le sue parole trasmettono la sofferenza, soprattutto dopo la sua nomina a senatore e il suo discorso di accusa davanti al senato cileno nel 1948. Le conseguenze erano immaginabili.
Pablo Neruda il suo pensiero nelle sue poesie
“Sì, sono stati tempi difficile. La mia dichiarazione è stata l’appiglio per accusarmi come eversivo e bandire il partito. Sono scappato e costretto all’esilio. Come tutte le cose della vita, ogni momento buio è attraversato dal fascio di luce che illumina il mondo. Mi sono nuovamente innamorato. In Messico ho incontrato la donna della mia vita Matilda Urrutia, una cantante con le mie stesse origini.. che donna..! Sono venuto anche in Italia”, mi sono fermato in quell’isola meravigliosa.. come si chiama, Capri! Bellissima!”
Lo sa che ne hanno fatto anche un film? Il postino e chi l’ha impersonata è un grande attore francese oltre ad un grande del cinema italiano! Un altro po’ di vino, che ne dice?
“Si con piacere” mi risponde Pablo Neruda
Signor Neruda cosa l’ha spinge ad usare il dialogo poetico per esprimere i suoi pensieri; lei che ha vissuto momenti duri come la prigione e la deportazione, comunque non ha mai smesso di difendere i suoi ideali parlando al cuore.
“Quando la spieghi la poesia diventa banale, meglio di ogni spiegazione è l’esperienza diretta delle emozioni che può svelare la poesia ad un animo predisposto a comprenderla. Con le mie poesie ho cantato la morte, la distruzione, le sofferenze dell’animo e dell’umanità, le ho vissute sulla mia pelle. Ho visto uomini morire per difendere il proprio ideale. Io stesso ne sono la prova.
Ognuno ricorre a ciò che lo rende forte davanti all’ignoto, soprattutto se questi è fonte di dolore. Io ho voluto usare le parole, la poesia, perché con dolcezza arrivasse al cuore della gente e vi rimanesse. Non per delizia personale ma per dare al mondo un motivo per pensare, riflettere sulla vita, interpretarla con obiettività e con il coraggio, con la speranza di un futuro migliore usando l’amore come arma infallibile. Ecco, questo è vivere, a parer mio, e così ho voluto vivere. E tutto scritto nel mio libro “Confesso che ho vissuto”, credo sia una giusta testimonianza.”
A vivere sbagliando purché si sbagli in vista di un sogno! è questo che intende?
“Sì è così! Mai perdere di vista ciò che per noi è importante. Ho cercato di scriverlo nelle mie poesie e sono tante. Da Cento sonetti d’amore Tu, piccolo infinito. Poesie per giovani innamorati.Poesie d’amore e di vita le altre so che si possono leggere in qualcosa che mi hanno riferito si chiama internet. Un’altra diavoleria di questo mondo moderno!”
Cosa ha provato quando ha saputo di essere un Premio Nobel? gli chiedo…
“Lo ammetto, grande soddisfazione. Non per il premio in se quanto aver esaudito il sogno di rendere il mio pensiero un dono per tutti. Questo è il premio più importante!” Guarda l’orologio “Si è fatto tardi, mi dispiace ma devo proprio andare. Sarei rimasto con lei a parlare tutta la notte ma Lassù in alto le regole sono ferree” e sorridendo mi fa cenno di accompagnarlo alla porta. “Il suo vino era davvero straordinario grazie di cuore per questa piacevolissima serata, spero di averla aiutata a conoscermi meglio.”
Signor Neruda un ultimo piccolo messaggio ai giovani di oggi..
“A vivere sbagliando purché si sbagli in vista di un sogno! Spero colgano il vero senso di queste parole, sono importanti !”A lei dedico piccole frasi di una mia poesia,” e tenendomi le mani mi sussurra…
Ti manderò un bacio con il vento
e so che lo sentirai,
ti volterai senza vedermi ma io sarò li
Siamo fatti della stessa materia
di cui sono fatti i sogni.
Vorrei essere una nuvola bianca
in un cielo infinito
per seguirti ovunque e amarti ogni istante
Se sei un sogno non svegliarmi.
Non abbiamo accennato agli ultimi anni di vita di Pablo Neruda. Non credo siano stati facili, la malattia e le notizie di un probabile delitto aleggia sulla sua morte come una nuvola nera. Da vero gentiluomo mi lascia con il più galante dei gesti chiuso nel suo impermeabile. Chiudo la porta e accendo la luce, mi sono chiesta se è davvero stato solo un sogno ma il bicchiere di vino era lì, sul tavolo, e nell’aria un profumo che non dimenticherò facilmente.