On Earth We’re Briefly Gorgeous di Ocean Vuong è uno di quei libri che ti lasciano senza parole. Che preghi di non dover descrivere o consigliare, perché nulla sembra essere in grado di ricreare, o anche solo di tratteggiare, quello che ti hanno fatto provare. E quindi, direi che si tratta dell’incipit perfetto per una recensione, no?
Partiamo prima parlando dell’autore, Vương Quốc Vinh, noto con il nome di penna di Ocean Vuong. Nato in Vietnam nel 1988 è però cresciuto negli Stati Uniti, dove la sua famiglia si è trasferita quando lui aveva poco più di un anno e mezzo. Ha conseguito un Bachelor of Arts presso l’università di Brooklyn e, in seguito, un Master of Fine Arts presso l’università di New York.
Dopo svariate pubblicazioni in poesia, On Earth We’re Briefly Gorgeous, pubblicato dalla casa editrice Vintage, è il suo primo lavoro in prosa. In italiano è stato tradotto da Claudia Durastanti e pubblicato dalla casa editrice La nave di Teseo con il titolo Brevemente risplendiamo sulla terra.
Parliamo di questo libro, che non è un romanzo, non è un saggio, è una lettera ed è storia di vita
On Earth We’re Briefly Gorgeous di Ocean Vuong è una lunga, straziante, profonda lettera scritta da un figlio alla propria madre. Una madre che non parla poi così bene l’inglese, che forse non lo sa nemmeno leggere a sufficienza, e che quindi molto probabilmente non avrà mai il lusso di aprire questo libro e rimanere colpita, strabiliata, trafitta dalle sue parole.
È la storia di Little Dog, mentre cerca il suo posto in un mondo che non vuole vederlo, che a ogni passo lo respinge, un po’ per il colore della sua pelle, un po’ per chi decide di amare, un po’ perché è l’incarnazione di qualcosa che in molti vogliono dimenticare.
Insomma, è un po’ inutile stare qui a parlare di trama, quando una trama vera e propria non c’è per davvero. Perché questo è il racconto di una vita, comprese tutte quelle verità difficili, strazianti, intime che si possono affidare soltanto alla carta.
On Earth We’re Briefly Gorgeous di Ocean Vuong: la mia recensione
Non posso far altro che iniziare la mia recensione dicendo che sono infinitamente grata di aver scelto quest’opera come prossima lettura per Parole dall’Oriente. Non so se senza la necessità di spaziare e non finire nuovamente su autori giapponesi o coreani, sarei andata oltre la bellissima cover. Non so se, una volta letta la sinossi, avrei comunque deciso di comprarla – tentenno sempre, quando si parla di guerra.
Sarebbe bastato un semplice dettaglio – non il blu intenso dello sfondo, le foglie autunnali meno brillanti – e mi sarei persa quella che forse è stata la migliore lettura di quest’anno, e che può giocarsela per il titolo anche rispetto ai volumi degli ultimi ventiquattro mesi. Perché le parole di Ocean Vuong mi hanno smosso qualcosa dentro a cui non so ancora dare un nome. Mi hanno colpito come non mi capitava da davvero molto tempo.
Entrando più nello specifico, è necessario sottolineare ancora una volta come si tratti di una lettera, molto lunga, ma pur sempre una lettera. Ocean Vuong ha mantenuto alcune caratteristiche della scrittura di getto, come l’apparente sconnessione tra le varie parti, o il saltare, a volte, di palo in frasca. Per questo credo sia necessario consigliare pazienza, nell’approccio a questo libro. Non cercare fin da subito di capire dove l’autore stia andando a parare, ma camminare sulle sue orme e tenere a mente ogni minimo dettaglio.
Lo stile è sublime, profondo e toccante senza essere melenso. L’alternanza tra passato e presente, ricordi di Ocean Vuong e di sua nonna e sua madre, rendono la lettura un’esperienza corale, che si fa testimonianza di più di una vita. E proprio quando pensi di aver capito come funziona, ecco un guizzo, e lo stile cambia per rappresentare al meglio le emozioni dell’anima che si sta denudando sulla carta.
On Earth We’re Briefly Gorgeous è uno scritto che parla della difficoltà di accettarsi, quando nel mondo tutti sembrano diversi da te. Di quanto sia duro crescere con genitori affetti da traumi profondi, senza avere i mezzi per aiutarli e senza poter fare altro che cercare di comprenderli, anche quando fanno del male. Di come la guerra non finisca mai del tutto, di come il cessare il fuoco non faccia dimenticare l’orrore, anche a decenni di distanza.
Di come essere se stessi possa essere spaventoso. Di quanto la lingua sia potente, sia un modo per entrare a far parte di un gruppo che altrimenti ti chiuderebbe la porta in faccia, ma possa anche essere un limbo, quando non le parole giuste sembrano non esistere.
Parlando di cover, invece, trovo molto bella e azzeccata quella dell’edizione inglese. Le foglie autunnali rispecchiano appieno l’immagine di bellezza fugace, di un breve momento di splendore, prima di essere spazzati via dalla pioggia gelata. Diverso è il discorso per la pubblicazione in italiano del libro di Ocean Vuong: la trovo… sterile, distaccata, e proprio non capisco cosa centri il cerbiatto. Visto il racconto, sarebbe stata più azzeccata l’immagine di un bufalo, se proprio ci si voleva mettere un animale.
Per concludere, credo che On Earth We’re Briefly Gorgeous di Ocean Vuong sia un libro che tutti dovrebbero leggere, se non per riflettere e calarsi nei panni di un ragazzo fuggito con la famiglia dal Vietnam e arrivato in un Paese che sembra non accettarlo mai del tutto, allora per il modo magistrale in cui è stato scritto.