Omar Di Felice non è certo un nome conosciuto o almeno non lo è stato fino a quando non mi è stato proposto di segnalarti il suo libro, Zona Omar, Pedalando ogni oltre limite edito da Baldini + Castoldi. Il titolo mi ha subito incuriosito, in qualche modo mi ha dato l’esatta dimensione della personaggio e della sua passione. Anche la copertina, guardandola, non è da meno: efficace, immediata, piena di forza e non solo fisica.
Omar Di Felice, il campione di ultracycling
Mi sono chiesta subito se avessi a che fare con un matto scatenato o un appassionato serio, consapevole dei propri limiti e forte abbastanza per decidere di superarli. Penso entrambi, d’altra parte per girovagare di giorno e di notte per il mondo, salendo sui monti e scendendo le valli con una bici un pizzico d’incoscienza ci vuole, giusto?
Così come per affrontare le difficoltà di uno sport estremo come l’ultracycling ci vuole preparazione fisica, impegno, allenamento costante e una forza mentale fuori dal comune. E anche qui il caro Omar non scherza.
Va tutto bene, abbiamo capito che Omar Di Felice è uno sportivo serio, ma cosa vuol dire essere un cultore dell’ultracycling? in cosa consiste l’ultracycling o meglio, traducendo la parola, l’ultraciclismo?
Come spiega il sito accreditato, l’ultracycling è il nuovo ciclismo, fatto di ultradistanze dove si corre per se stessi, per fare esperienze, per godersi le bellezze del paesaggio. Anche per questo sport sono previste delle gare ma qui le regole sono diverse, la durata minima è di 24 ore ma possono variare in base alla distanza da percorrere, se la gara è in notturna, in base alla fatica o se sono necessari approvigionamenti.
Alle gare possono partecipare tutti, donne e uomini che abbiano superato la maggiore età. Si può correre in gruppo o in singolo e con diverse categorie di bici come la bici reclinata, la Handbike, oltre le normali bici da corsa o le mountain bike.
Regola importantissima: le gare di ultraciclismo prevedono il divieto di scia. Ogni ciclista, infatti, deve mantenere una distanza di sicurezza da qualunque mezzo lo preceda. I ciclisti devono viaggiare sulla destra a fianco della linea bianca di carreggiata quando possibile.
Di gare di questo tipo ce ne sono molte e anche a livello mondiale, la RAAM Race across America, il TorTour de Suisse, la Race around Austria, in Italia ci sono la Race across Italy, e D+ Ultracycling Dolomitica. Dal 2015, primo al mondo, è stato istituito l’Ultracycling Italian Championship (UIC) che premia ogni anno, al termine di un campionato, il Campione Italiano Ultracycling su gara singola. Insomma anche con l’ultracycling non si scherza, per diventare campioni godendo della natura bisogna avere, comunque, olio di gomito, gambe forti e rispettare le regole.
Omar Di Felice, un ciclista poco tradizionale
E ora vediamo chi è e cosa è stato capace di fare il caro Omar Di Felice con le sue due ruote. È scritto ovunque che la sua passione per la bicicletta sia scoppiata dopo aver visto correre Pantani nel 1994. Folgorato dal Pirata, Omar comincia a gareggiare con i dilettanti, nel 2006 passa al professionismo, una esperienza importante alla quale però, preferisce qualcosa di più stimolante.
“Ho fatto un percorso da ciclista tradizionale, iniziando all’età di 13 anni e proseguendo sui binari di una carriera standard.
Ho scoperto il ciclismo grazie alle imprese di Pantani e fin da piccolo sognavo di percorrere grandi distanze. Andavo oltre le tabelle che mi imponevano in allenamento e così litigavo spesso con i miei coach”.
“Non ero molto disciplinato: per me andare in bici voleva dire scalare montagne e scoprire nuovi luoghi. Così ho smesso presto con la carriera professionistica e ho avviato una mia attività parallela, continuando a fare in bici quello che volevo: partire senza meta e viaggiare, pedalando solo per il gusto di farlo”.
Nel 2012 passa all’ultracycling e parte per un viaggio sui pedali, senza soldi, da Lourdes a Santiago de Compostela; nel 2018 decide di esplorare in bici i luoghi più freddi del Pianeta, territori resi estremi per il clima rigido. Esperienze che posta sui social, si fa conoscere e da qui al mondo delle gare è un attimo. Partecipa e vince gare nazionali e internazionali sulla lunga distanza.
Ma Omar Di Felice non è fatto per le cose semplici. Nel 2018 attraversa il Canada artico per circa 1300 km sulla Arctic Highway dopo aver raggiunto Capo Nord e aver attraversato, durante l’inverno, tutta l’Islanda. Nel febbraio di quest’anno ha pedalato salendo sulla catena dell’Himalaya fino ad arrivare ai 5364 metri del campo base sull’Everest, dopo aver percorso oltre 1300 chilometri e 40 mila metri di dislivello.
È in fondo questa la “zona Omar”, quella che rimette tutto in equilibrio, un percorso nel percorso, ritrovare sé stessi vivendo la propria dimensione.
“Sentivo una voce dentro di me che mi chiedeva di spingermi oltre. Mi ha sempre appassionato l’outdoor, il trailrunning e le ultramaratone, così studiando quel mondo ho iniziato le mie avventure per mettermi alla prova. La prima impresa ha dato il via a tutto: ho pedalato da Lourdes a Santiago de Compostela senza soldi, da solo con una Go Pro. Grazie a quei video – e alla potenza dei social – mi sono fatto conoscere. Ora mi cercano in tanti come testimonial e questa è la mia attività principale, ma tutto è nato da una necessità personale”.
Se pensi è la fine, se pedali arrivi
In questo suo nuovo libro il cultore dell’ultracycling, da lui definito come «una vera e propria filosofia di vita», ci coinvolge in alcune delle sue ultime imprese, tra cui l’attraversata in verticale dell’Alaska in inverno e l’iconica Trans America Bike Race (7000 chilometri nel cuore degli Stati Uniti, un coast to coast dall’Oregon alla Virginia), per regalarci un viaggio nella parte più intima di sé tra paesaggi mozzafiato pedalando dalla sua poltrona con vista sul mondo preferita: la sella della sua bicicletta.