Un libro può attirare l’attenzione del lettore per svariati motivi, incluso il titolo: è ciò che mi è capitato leggendo proprio il titolo del romanzo che ti propongo oggi, Ogni cosa che passa di Paolo Lanaro, Cierre Edizioni, in libreria dal 29 Novembre 2019.
Forse perchè ha il sapore del Panta Rei latino, forse perchè la sinossi, in cui si anticipa il tema trattato, racconta di un tempo dolcemente liquido dell’infanzia e della prima adolescenza che si coagula all’improvviso in una sequenza variopinta di flash che illuminano giochi, avventure, amori, illusioni del protagonista e dei suoi amici di un tempo, Ogni cosa che passa ha colpito la mia attenzione tanto che penso sia uno di quei libri che conto di leggere prossimamente.
Paolo Lanaro in Ogni cosa che passa, quasi un sequel della vicenda raccontata in Una tazza di polvere (romanzo edito sempre da Cierre del 2014), va alla ricerca degli antecedenti familiari, psicologici, morali: ne esce anche il ritratto incisivo e profondo di una piccola comunità che vive, e talvolta si trova perfino a sognare, la propria esistenza come se fosse un romanzo, con i tipi, i dilemmi, le atmosfere, che i romanzi sanno offrire ai lettori. Un memoir breve, solo 100 pagine, che converte domande, paure e speranze raccontate in una molteplicità di piccoli episodi tratti dalla propria storia personale, nel senso del suo essere al mondo.
Autore di raccolte di poesie (ultima in ordine di tempo Rubrica degli inverni (Marcos y Marcos, 2016) e di altri libri, tra cui il già citato Una tazza di polvere, La città delle parole (2015) e Contro i venti invisibili (2017), Paolo Lanaro, nato a Schio nel 1948, vive a Vicenza. Insegnante di Filosofia, è stato finalista al Premio Viareggio del 2011, al Premio Diego Valeri del 2012 e ha vinto il premio Contini Bonacossi nel 2012. Ha curato opere come l’antologia Forme del mistico e, nel 2007, una raccolta di saggi e interventi critici sugli scrittori veneti del 900, In tondo e in corsivo.
Ogni cosa che passa, racconta la profonda provincia con ironia e filosofia.
È una successione di storie piccole e grandi, riportate alla luce dalle profondità della memoria, che procedono sul doppio binario di un’elegia malinconica ma lucida e del tutto esente da rimpianti e di un’ironia acuminata e raffinata, di genere paradossale e implicitamente satirico, un po’ alla Woody Allen.
Se queste sono le critiche di chi ha già letto Ogni cosa che passa di Paolo Lanaro, che dire? La mia curiosità aumenta… Oltre la curiosità che il titolo già da solo può suscitare.