Abbiamo lasciato Nuvola, l’unicorno bianco in seri guai: ricorderemo che una strega cattiva si era materializzata dal nulla e che aveva catturato la nostra povera amica. Cosa succederà adesso a Nuvola? La sua vita sarà davvero in pericolo?
Nuvola, l’unicorno bianco è davvero in pericolo?
La strega malefica la trascinò con forza al suo vecchio e angusto castello: un palazzo alto e lugubre, avvolto da una coltre di nebbia: Nuvola ebbe davvero tanta paura.
«Su, entra!», Apollonia la spinse dentro e poi su per le scale. Giunsero in una sala grande e fredda, tutto era spettrale: pozioni che sobbollivano sul fuoco e che emanavano un odore nauseabondo, topolini che rubavano le briciole cadute in terra, e poi, su un lato parecchie gabbie all’interno delle quali c’erano rinchiusi degli animali: conigli impauriti, uccellini che non cinguettavano.
L’unicorno si rattristò molto, Apollonia era davvero la strega cattiva che tutti temevano, adesso come avrebbe fatto a uscire da quella situazione?
La strega la spinse dentro una gabbia stretta e sporca nella quale l’animale ci entrava a malapena «Adesso uscirò, ma non gioire, presto taglierò prima la tua bella criniera e poi la tua bella coda, sarai mia prigioniera per sempre!», così dicendo uscì ridendo.
«In che guaio mi sono cacciata», piagnucolò Nuvola
«Siamo tutti in un bel guaio», il coniglio grigio, nella gabbia accanto alla sua, la guardò mesto «Apollonia è perfida, lei ama fare del male a tutti gli animali».
«Ci deve essere un modo per sconfiggerla», disse Nuvola con foga
«In realtà non c’è», stavolta a parlare era stato un buffo pettirosso dal ciuffo blu in testa «siamo qui dentro da oramai tanto tempo, ogni tanto strappa le mie piume colorate per creare pozioni», così dicendo guardò una parte spelacchiata del suo corpo.
Nuvola si rattristò ancora di più.
Quando la strega tornò era già sera, l’unicorno, che stava sonnecchiando, scattò in piedi e pensò che si sarebbe diretta verso di lei, ma invece, la megera, rinchiuse in gabbia un altro povero animale, stavolta si trattava di un simpatico scoiattolo che tremava come una foglia.
«Do-dove sono capita-tato?» balbettò
«Non preoccuparti», gli sussurrò Nuvola «vi tirerò fuori io da qui, ve lo prometto», concluse risoluta, anche se non aveva la benché minima idea di come fare.
Nuvola trascorse l’intera notte a pensare e ripensare a come potere scappare da lì, finché l’occhio le cadde sullo zainetto che aveva portato con sé: si ricordò del cuore che la sua mamma le aveva detto essere magico.
Lo prese e lo osservò, sospirò, di certo non era magico ma almeno la aiutò ad avere un po’ più di coraggio anche se le mancava tanto la sua mamma.
La mattina seguente un rumore stridulo la fece drizzare in piedi.
«Ben svegliata!», le disse sprezzante la strega, Nuvola la guardò, aveva in mano un paio di grandi forbici che le misero tanta paura.
«Non temere, non sentirai alcun male», rise la perfida donna «taglierò la tua bella criniera e la tua folta coda, non appena saranno ricresciute le taglierò di nuovo».
«Non mi farai nulla di tutto questo!», protestò il bell’unicorno
«Sei anche audace, vedo», così dicendo la strega si avvicinò alla gabbia e tirò fuori l’animale che cercò di divincolarsi e scappare ma, a causa del maledetto collare, non vi riuscì.
«Non hai possibilità di scampo, ficcatelo in questa tua bella testolina senza corno», rise cattiva dinanzi allo sconcerto e alla paura di Nuvola.
Mentre l’unicorno si dimenava, notò che il cuore, che fuoriusciva dallo zaino, si era illuminato, cosa stava accadendo?
«Lasciami andare», urlava Nuvola
«Giammai!», rideva ancora di più la strega
L’unicorno cercava in tutte le maniera di liberarsi e osservò che più si dimenava, più urlava, più il cuore diventava luminoso, allora con tutte le sue forze iniziò ad opporre resistenza alla strega e gridava.
«Lasciami! Lasciami andare! Strega maledetta». Scalciava e urlava talmente forte che a un certo punto il cuoricino si illuminò talmente tanto da inondare di luce rossa e accecante l’intera stanza.
La strega mollò la presa, sconcertata dinanzi a ciò che stava accadendo
«Cosa accidenti succede? Cosa è quello?».
Il cuore diventò sempre più luminoso fino a esplodere in un boato con un fortissimo BUM!
Piano piano Nuvola aprì un occhio, poi un altro, attorno a lei solo silenzio e fumo, che si stava diradando, gli altri animali erano fuori dalla gabbie, lo scoppio li aveva liberati, di Apollonia nessuna traccia.
«Cosa è successo?», chiese il coniglio
«La strega è morta». Sentenziò il pettirosso dal ciuffo blu indicando un mucchietto di cenere proprio dove prima vi era Apollonia: di lei restava solo la lugubre veste nera.
«Com’è potuto succedere?», chiese ancora il coniglio
Un’idea Nuvola l’aveva, il cuore che le aveva regalato la sua mamma era davvero magico, aveva capito che era in pericolo e l’aveva salvata: adesso era libera di lasciare quel posto e tornare a casa.
«Andiamo via da qui», disse agli altri animali che furono ben lieti di seguirla: tutto quello che desiderava era tornare a casa.
Nuvola, l’unicorno bianco: perché ognuno di noi è speciale
L’unicorno e i suoi nuovi amici attraversarono il bosco di gran fretta, non volevano restare in quel posto orribile un minuto di più e quando arrivarono al laghetto, che le era tanto familiare, si sentì rincuorata, accelerò la corsa per arrivare presto a casa.
Non appena varcò la soglia di casa trovò la sua mamma che piangeva sconsolata «Nuvola, piccola mia», disse non appena la vide.
«Mammina mia, perdonami». Le due si corsero incontro e si strinsero in un tenero abbraccio, dove le lacrime dell’una consolarono quelle dell’altra.
Qualche minuto dopo Nuvola spiegò alla sua mamma tutto quello che era successo e di come era stata ingannata dalla rana che altri non era che la strega Apollonia.
«Sapevo che quel cuore ti sarebbe stato d’aiuto prima o poi, ma se la strega è stata sconfitta è anche merito tuo che con il tuo coraggio l’hai affrontata!».
«Non mi importa più di non avere il corno» sentenziò Nuvola. E lo credeva davvero.
La mattina seguente, quando uscì per recarsi al laghetto, incrociò sul cammino tutti gli altri unicorni: in prima fila Moretta.
L’unicorno pensò che volesse ancora prenderla in giro, forse avrebbe dovuto farci l’abitudine: senza il corno, l’avrebbero derisa per sempre.
«Lasciami passare», le disse decisa Nuvola «non ho voglia di ascoltarti». Moretta anziché spostarsi le si mise proprio di fronte, e la guardò negli occhi con fermezza.
Dopo qualche secondo le disse «Sei stata veramente coraggiosa! Hai affrontato e sconfitto Apollonia, noi non ne avremmo mai avuto il coraggio».
Nuvola la guardò esterrefatta, così Moretta proseguì
«Anche se non hai il corno, nessuno più di te merita di essere un unicorno!»
In fondo, che importanza aveva se era nata senza corno? Era comunque un unicorno, un unicorno speciale.
Cari miei piccoli lettori, questa favola vuole insegnarci che ognuno di noi deve essere sempre fiero di se stesso, e fare del proprio carattere uno stile di vita, perché ognuno di noi, nel proprio modo di essere, è veramente speciale!