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Lettura: Sotto lo sguardo di un dio indifferente: l’ultimo libro di Ciro Caiazzo
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Segnalazioni

Sotto lo sguardo di un dio indifferente: l’ultimo libro di Ciro Caiazzo

Sotto lo sguardo di un Dio indifferente, ultimo della sua produzione letteraria, si compone di 28 brevi capitoli

Redazione 10 mesi fa Commenta! 6
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Si tratta del sesto e ultimo libro dell’autore, che sente con quest’ultima opera di aver esaurito il messaggio che sentiva l’esigenza di comunicare agli individui.

Contenuti
Sotto lo sguardo di un Dio indifferente: un saggio di riflessioneDio ci ama?Chi è Ciro Caiazzo?

Sotto lo sguardo di un Dio indifferente: un saggio di riflessione

Sotto lo sguardo di un Dio indifferente è un saggio che lascia ampio spazio alla riflessione: Ciro Caiazzo trascende le classiche domande esistenziali, circa l’esistenza presunta di un Dio, dell’anima o di una vita ultraterrena. Nei 28 brevi capitoli che compongono il saggio – più un prologo e un epilogo – piuttosto, apre una questione alquanto spinosa, affrontata con grande spirito critico e attitudine enciclopedica: Dio ama l’uomo? E se Dio lo ama, perché non ci dimostra il suo amore? Perché lo lascia in balia dei più disparati tormenti e patimenti derivanti dalla vita terrena?

La risposta a una domanda del genere, naturalmente, è tutt’altro che semplice.

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Il tema delicato del rapporto Dio – uomo, proposto da Ciro Caiazzo, non è un argomento originale nel panorama filosofico. La risposta da lui elaborata, tuttavia, è tutt’altro che scontata, risultando per certi versi provocatoria, decisamente critica nei confronti del divino, con una netta presa di posizione rispetto alla questione.

Sotto lo sguardo di un Dio indifferente non è un semplice saggio, è un vero e proprio percorso guidato da un ragionamento logico-deduttivo che conduce il lettore attraverso i cunicoli di una materia che problematicizza la relazione del divino col sensibile. Ciro Caiazzo, infatti, nelle sue opere precedenti mette in guardia i suoi lettori:

“Questo libro non è per tutti, è per gli ‘spiriti liberi’, cioè per coloro che non temono di mettere in discussione le proprie idee, che hanno il dono dell’indipendenza intellettuale, il coraggio di contestare la religione con la ragione e che ripudiano il detto ‘bisogna credere per fede e non per ragione’

Lo spirito giusto per affrontare il saggio, dunque, è quello che prevede una netta messa in discussione delle proprie idee, delle proprie credenze. Le certezze che sono alla base della fede religiosa tendono a sgretolarsi, capitolo per capitolo, sino a diventare dubbi iperbolici sulla questione, alla quale ciascun lettore può, confrontandosi con l’autore, dare la propria personale interpretazione.

Dio ci ama?

Caiazzo sostiene che la prospettiva di una vita ultraterrena non è sufficientemente confortevole, che la prospettiva di unione col Creatore dopo la morte non basti. L’uomo ha, piuttosto, bisogno di un Dio padre in vita che lo conforti. Tramite questa riflessione giungiamo a un altro snodo problematico, che porta alla formulazione di un’ulteriore questione: perché siamo tenuti ad amare un Dio che resta indifferente alle sofferenze dei propri figli, un presunto padre che non protegge i figli dai mali che li affliggono?

L’autore scrive:

 (…) Sono giunto all’amara conclusione che Dio, se esiste, non ama gli uomini e con il dono della vita gli ha fatto un dono avvelenato. Come nei precedenti libri, anche in questo esprimo infatti la mia disillusione che sconfina nel rancore nei confronti di un Dio che ha imposto una modalità di creazione, a mio vedere, insufficiente e incompleta.

La risposta alla prima domanda, dunque, appare alquanto chiara: Dio non ci ama. Una vaga venatura malteistica anima questa citazione di Caiazzo: un rancore nei confronti di un Dio negligente.

Prosegue la sua riflessione, infatti:

Come può l’uomo amare un siffatto Dio che assiste indifferente alle infinite disgrazie e tormenti imposti all’umanità quali guerre, epidemie, catastrofi naturali, genocidi.  Un padre amorevole interverrebbe a protezione dei figli. Ciò non accade mai. Dio è indifferente.  Questo è ciò che non si perdona a Dio, che rende molto difficile amarlo e che porta alla conclusione che l’uomo deve ricambiare Dio con la stessa moneta: l’indifferenza.

Un po’ come descritto da Alberto Moravia nel suo libro Gli indifferenti, il Dio di Caiazzo è altrettanto indifferente, rendendo il rapporto Dio – uomo pregno di ipocrisie.

In questo quadro di pessimismo, Caiazzo salva solo l’amore, l’autocoscienza e l’immaginazione, uniche caratteristiche umane in grado di restituire alla vita un barlume di speranza.

Chi è Ciro Caiazzo?

L’autore di Sotto lo sguardo di un Dio indifferente, Ciro Caiazzo, si presenta come una persona alquanto poliedrica. Nato a Napoli, si diploma al liceo classico per poi laurearsi in ingegneria elettronica presso l’Università Federico II, ha lavorato per i primi trent’anni della sua carriera presso varie aziende aeronautiche, e gli ultimi dodici presso un’azienda di progettazione e costruzione di impianti tecnologici, prima come dirigente, poi come amministratore delegato.

Attualmente è in pensione, e vive a Napoli con sua moglie.

Ha ricevuto il premio letterario Milano International, il Golden aster book, il Premio voci-città di Roma e il Premio letterario internazionale Città di Mesagne.

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