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Novità in libreria: Mi chiamo Oleg. Sono sopravvissuto ad Auschwitz di Filippo Boni e Oleg Mandić

La storia vera dell’ultimo bambino salvato dai lager nazisti

Ileana Picariello 5 mesi fa Commenta! 6
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Oggi vi presento Mi chiamo Oleg. Sono sopravvissuto ad Auschwitz di Filippo Boni e Oleg Mandić, edito da Newton Compton Editori. Il libro, disponibile negli store online e nelle librerie fisiche, anticipa il Giorno della Memoria, e quindi si presta ad essere una lettura interessante per gli studenti delle Scuole Superiore e per chiunque voglia una testimonianza tristemente viva. Ma andiamo a leggere la trama.

Contenuti
La trama di Mi chiamo Oleg. Sono sopravvissuto ad Auschwitz di Filippo Boni e Oleg MandićChi è Filippo Boni
Mi chiamo Oleg. Sono sopravvissuto ad Auschwitz di Filippo Boni e Oleg Mandić

La trama di Mi chiamo Oleg. Sono sopravvissuto ad Auschwitz di Filippo Boni e Oleg Mandić

Ha undici anni Oleg Mandić, quando l’Armata Rossa entra ad Auschwitz per liberare gli ultimi sopravvissuti. Nato a Sušac, attuale Croazia, nel 1944 viene arrestato con la madre e la nonna e deportato. Non è ebreo ma prigioniero politico, perché suo padre e suo nonno, dopo l’occupazione, si sono uniti ai partigiani.

Ad Auschwitz sperimenta e sopporta l’inimmaginabile: la fame, i lavori forzati, i continui soprusi delle SS; finisce anche nel famigerato reparto del dottor Mengele, da cui i bambini spariscono senza che nessuno ne sappia più nulla. La morte, nel campo, è ovunque: c’è chi la cerca per disperazione gettandosi contro il recinto elettrificato e chi, appena sceso dal treno, già finisce per trasformarsi in fumo e uscire dai crematori. Oleg, invece, si salva. Per caso, per fortuna, forse per destino.

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Per anni tiene sotto chiave i ricordi, incapace di descrivere ciò che ha vissuto. Ma quando riaffiorano, insieme a loro arriva il bisogno di tornare, di rivedere quei luoghi, darne testimonianza e rispondere al richiamo di una misteriosa lettera… «Alle mie spalle si chiuse il cancello di Auschwitze si abbassò la sbarra con sopra la storica frase: “Arbeit macht frei“. Sono stato l’ultimo prigioniero a uscirne vivo.»

Chi è Filippo Boni

Filippo Boni è nato a Montevarchi (Arezzo, Toscana) nel 1980. Ha compiuto studi classici ed è laureato in Scienze Politiche all’Università di Firenze con una tesi sui massacri nazisti in Toscana pubblicata dalla Regione Toscana e dall’Istituto Storico della Resistenza Toscana con la quale ha vinto il premio Regionale “Giustizia e Libertà“.

Mi chiamo Oleg. Sono sopravvissuto ad Auschwitz di Filippo Boni e Oleg Mandić

Studioso di storia contemporanea ed anni di piombo, scrittore, giornalista e ricercatore, collabora con il Dipartimento di Studi sullo Stato dell’Università di Firenze ed è stato a capo di emittenti Tv locali. Firma de La Repubblica e de La Nazione, ha pubblicato numerosi saggi su Risorgimento, Grande Guerra, Resistenza, eccidi nazifascisti e sull’età moderna e contemporanea.

È stato direttore responsabile di periodici con carattere politico e di cronaca, collabora con emittenti televisive, quotidiani e riviste storiche, è promotore di Festival, sviluppa costantemente iniziative culturali e segue progetti didattici e umanistici per la conservazione della memoria insieme a centri di documentazione, enti pubblici, università, scuole ed associazioni.

I suoi libri sono stati oggetto di trasposizioni teatrali, documentari, film, viaggi della memoria e tema d’esame negli istituti di scuola media inferiore.

Con il suo libro Gli eroi di Via Fani (Longanesi), che narra la vita degli agenti di scorta di Aldo Moro, ha vinto il Pegaso d’argento della Regione Toscana, il premio nazionale “Santa Barbara nel mondo città di Rieti”, il “Premio Franco Enriquez città di Sirolo” ed il “Fiorino d’Oro”, Primo Premio del Concorso Letterario Internazionale Firenze Europa 2018.

Il suo lavoro L’ultimo sopravvissuto di Cefalonia (Longanesi) che narra la storia di Bruno Bertoldi, classe 1918, scampato al massacro nazista di Cefalonia del settembre 1943 e poi ai lager ed ai gulag sovietici è stato inserito nella cinquina finale dei premi nazionali Fiuggi Storia 2020, Acqui Storia 2020 e Corsena 2020.

A marzo 2021 sempre per Longanesi ha pubblicato Muoio per te, Cavriglia 4 luglio 1944: un massacro nazista che l’Italia ha dimenticato, narrando la storia della strage compiuta dalla Wermacht durante la ritirata aggressiva dell’estate del 1944 in quattro paesi del comune di Cavriglia (Arezzo). Nell’eccidio, il quarto in Italia per numero di vittime dopo Marzabotto, Sant’Anna di Stazzema e Le Fosse Ardeatine, vennero uccisi e bruciati 192 civili maschi tra i 14 ed i 93 anni. Mai prima d’ora la storiografia nazionale si era occupata di questo atroce massacro.

Nel 2022 ha ricevuto la medaglia d’onore della Città di Guglionesi (Molise) per il suo impegno nella diffusione dei valori della memoria del ‘900 e dell’impegno civile e la benemerenza d’onore della Cinzia Vitale Onlus di Trieste per il suo impegno e la sua ricerca sui massacri nazifascisti in Italia.

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