L’età del fuoco di John Vaillant racconta l’incendio incontrollabile che, durante una primavera eccezionalmente calda nel 2016, ha devastato Fort McMurray, epicentro industriale delle sabbie bituminose del nord dell’Alberta. Attraverso questa catastrofe, Vaillant ci avverte che non si tratta di un evento isolato, ma di una previsione inquietante di ciò che dobbiamo aspettarci in un mondo sempre più caldo e infiammabile.
L’incendio di Fort McMurray, destinato a diventare il disastro naturale più costoso nella storia del Canada, ha continuato a bruciare per mesi, colpendo direttamente il cuore dell’industria petrolifera canadese, un settore da miliardi di dollari. Il libro esplora l’eredità dell’estrazione delle risorse nordamericane, l’impatto della scienza del clima e la relazione simbiotica tra esseri umani e combustione.
Con una prosa magistrale e un occhio cinematografico, Vaillant ci porta in un viaggio avvincente attraverso le storie intrecciate dell’industria petrolifera nordamericana e della nascita della scienza del clima, fino alla devastazione senza precedenti causata dagli incendi boschivi moderni. L’età del fuoco è un libro che parla del nostro nuovo secolo del fuoco.
L’età del fuoco: la trama
Il 3 maggio 2016, a Fort McMurray, Alberta, il cuore dell’industria petrolifera canadese e il più grande fornitore straniero degli Stati Uniti, è travolta da un incendio devastante. Le temperature sono eccezionalmente elevate, non piove da settimane, la foresta intorno alla città è arida, il suolo sterile e i venti sempre più forti. Una scintilla basta per scatenare un incendio incontrollabile: il “Bestione“, come viene chiamato, divora migliaia di chilometri quadrati e genera una nube di fumo che crea un proprio sistema meteorologico, con fulmini e grandine nera.
Questo incendio sembra avere una volontà distruttiva propria, come raccontano gli abitanti in fuga, le autorità impotenti e i pompieri. Il disastro costringe 88.000 persone a lasciare le loro case, mostrandoci un futuro di incendi sempre più distruttivi.
John Vaillant raccoglie queste testimonianze in una storia mozzafiato che spazia dal Canada alla California fino all’Australia, raccontando il culmine del “Petrocene“, l’età del petrolio, in cui abbiamo risposto al nostro incessante bisogno di energia addomesticando il fuoco, costi quel che costi. Come è successo a Fort McMurray, dove l’estrazione del bitume, un processo complesso e ad alto consumo energetico, non può fermarsi nemmeno durante un incendio. Si creano così fenomeni come “tornado di fuoco” o “pirocumulonembo“, con potenze pari a una bomba atomica, destinati a ripetersi sempre più spesso in un mondo surriscaldato.
Selezionato dal New York Times fra i 10 libri più importanti dell’anno, vincitore del Baillie Gifford Prize, finalista al National Book Award e al Premio Pulitzer, il libro mira a scuoterci dal nostro torpore riguardo al cambiamento climatico. Con la tensione dei più incalzanti film d’azione e il rigore del giornalismo d’inchiesta, L’età del fuoco racconta il coraggio di chi ha combattuto il fuoco e l’avidità di chi l’ha alimentato, ricordandoci che invertire la rotta è ancora possibile, come dimostrano le aiuole tornate a fiorire a Fort McMurray.
Conosciamo John Vaillant
Scrittore e giornalista canadese, i cui scritti sono apparsi su The New Yorker, The Atlantic, National Geographic e The Guardian, e i cui libri sono stati tradotti in quindici lingue. Ha pubblicato La tigre (Einaudi, 2012), selezionato tra i libri dell’anno da Washington Post, Seattle Times, Publishers Weekly, Amazon e molti altri. I diritti cinematografici di La tigre sono stati opzionati dalla società di produzione di Brad Pitt. Questo libro ha vinto numerosi premi, tra cui il British Columbia’s National Book Award, il CBC Award for Best Overall Book e il Sigurd Olson Nature Writing Award.
Dopo L’età del fuoco. Una storia vera da un mondo sempre più caldo presso Iperborea apparirà anche la sua prima inchiesta, L’albero d’oro. Di particolare interesse per Vaillant sono le storie che esplorano le collisioni tra l’ambizione umana e il mondo naturale, tanto da portarlo a visitare cinque continenti e cinque oceani.