Caro Lettore, oggi ti propongo L’uccello nero di Gunnar Gunnarsson in libreria dall’8 settembre edito Iperborea, traduzione di Maria Valeria D’Avino.
Gunnar Gunnarsson (1889-1975) è stato plurinominato al Nobel, ed è uno dei grandi nomi della letteratura islandese.
È nato in una famiglia povera ma ha deciso a seguire la sua vocazione di scrittore. Tutte le sue maggiori opere sono state scritte in danese, tra cui Il pastore d’Islanda, La chiesa sulla montagna, L’uccello nero, e solo in seguito tradotte in islandese dall’autore stesso.
Ispirato a un fatto realmente accaduto e considerato il capostipite del nordic noir, il romanzo è una riflessione che indaga sul significato di colpa e di giustizia, di pentimento ed espiazione per arrivare a un senso profondo che coinvolge tutti, vittime e carnefici: «Ognuno di noi prima o poi, che lo voglia o no, si trasforma in torturatore e assassino. Tutti inchiodiamo alla croce il figlio di Dio! In noi stessi o nel nostro prossimo.»
L’uccello nero: un duplice delitto in un villaggio islandese del XIX secolo
Il romanzo è ambientato in un villaggio dell’Islanda, la fattoria più isolata è abitata da due coppie con i loro figli: da una parte Bjarni con Guðrun, lui forte ed energico, lei malaticcia e lamentosa, dall’altra l’insignificante Jón con la bellissima Steinunn.
Dopo l’improvvisa e misteriosa scomparsa di Jón, le voci di una relazione tra Bjarni e Steinunn si fanno più insistenti, e quando poco dopo anche Guðrun è trovata morta, i presunti adulteri vengono accusati di duplice omicidio.
Testimone e narratore del processo è il giovane e inesperto cappellano di quella sperduta parrocchia, costretto ad assumersi la responsabilità pratica e spirituale della questione a causa dell’inerzia pilatesca del suo anziano superiore.
Mentre gli interrogatori degli imputati e dei numerosi testimoni fanno emergere la drammatica inevitabilità degli eventi, il giovane cappellano vive un tormentato conflitto interiore, combattuto tra la necessità di dare conforto spirituale ai suoi parrocchiani e la ricerca di una verità che soddisfi la giustizia terrena, impersonata da un magistrato intransigente e spregiudicato.
E proprio nel confronto dialettico tra il pastore e il rappresentante della legge si rivela la chiave del romanzo di Gunnarsson.
Come sempre buona lettura!