Mondadori propone due saggi tra le uscite autunnali di questo periodo; si tratta di L’avventura umana di Paolo Alliata e Il latino lingua immortale di Vittorio Feltri. Mentre il primo tra i due è un saggio che verte su temi esistenziali e sulla ricerca di sé, il secondo si concentra sull’identità linguistica che il mondo ha ereditato da una delle lingue forse più importanti nella storia, nonché il latino. Due opere essenziali per chi ama le letture profonde e di riflessione!
L’avventura umana di Paolo Alliata, edito Mondadori
Perché sarebbe necessario un lungo cammino per diventare umani? Vivere appieno è un’opportunità che richiede impegno e consapevolezza, che ci spinge ad aprire gli occhi, su noi stessi e sul mondo. Come il piccolo Martino Testadura, protagonista di un racconto di Rodari, rifiuta di accettare la banalità e affronta «la strada che non porta in nessun posto» trovando ricchezze inaspettate, così anche noi siamo chiamati a sfidare l’ordinario e individuare nuove verità. Prendendo in prestito le parole dei grandi scrittori, don Paolo Alliata ci accompagna in un’esplorazione profonda e illuminante del cammino che ogni essere umano compie dalla nascita alla morte, un’avventura che non si esaurisce nel semplice trascorrere del tempo, ma che vuole conferire significato e direzione alla nostra esistenza. Nonostante i tempi cambino, infatti, la letteratura di ieri e di oggi offre un supporto prezioso nell’affrontare questioni esistenziali come la difesa della libertà e del bene comune, il confronto intergenerazionale, la responsabilità verso gli altri, la verità e l’ineluttabile esperienza della morte. Passando da Remarque a Umberto Eco, da Van Gogh a Tolstoj, Alliata ci guida in un viaggio letterario toccante e inedito ai confini tra terra e cielo. Un’opera che parla di fede, speranza e, quindi, dell’impegnativo e affascinante tragitto che approda alla scoperta di se stessi.
Chi è Paolo Alliata?
Paolo Alliata (Milano, 1971) è sacerdote della Diocesi di Milano. Laureato in Lettere classiche, cerca di raccontare, nella predicazione e negli scritti, il grande Mistero cristiano ricorrendo volentieri a immagini e temi tratti dalla letteratura e dal cinema. Ha scritto e messo in scena per bambini e ragazzi testi teatrali sulla Bibbia (E Dio disse: “Su il sipario!”, ed. Centro Ambrosiano; Io a Gesù bambino non ci credo mica!, illustrato da Carla Manea, Valentina Edizioni – Centro Ambrosiano, entrambi usciti nel 2013). Per Ponte alle Grazie ha pubblicato: Dove Dio respira di nascosto (2018), C’era come un fuoco ardente (2019), Gesù predicava ai bradipi (2021). Dal 2019 è responsabile del Servizio per l’Apostolato Biblico per la Diocesi di Milano. Dal 2022 è rettore del liceo Montini di Milano.
Il latino lingua immortale di Vittorio Feltri, edito Mondadori
Esistono innumerevoli parole ed espressioni che fanno parte del nostro linguaggio quotidiano e che spesso, erroneamente, consideriamo una recentissima acquisizione dalla lingua inglese. Quando ci sediamo davanti a un monitor, magari per seguire le lezioni di un tutor o per aggiornarci sull’andamento dell’ultimo summit internazionale attraverso i mass-media, ci sentiamo all’avanguardia e fieri di avere grande dimestichezza con il mondo anglosassone, dimenticando che dobbiamo tanta «modernità» al latino che parlavano i nostri avi. Nell’insolita veste di cultore di una lingua con la quale ha avuto l’opportunità di confrontarsi fin da giovanissimo, Vittorio Feltri risale alle origini di vocaboli e locuzioni di uso comune, illustrandone la genesi e il significato talvolta travisato nel corso del tempo. Molti resteranno forse delusi scoprendo che il celeberrimo alea iacta est – «il dado è tratto» attribuito a Cesare e da sempre usato per sottolineare con fare solenne l’irrevocabilità di una decisione presa – potrebbe essere frutto di un’errata trascrizione da Svetonio, e che la frase corretta (alea iacta esto, «si lanci il dado») era probabilmente un imperioso invito a gettare il cuore oltre l’ostacolo, in questo caso il Rubicone. Ma nelle belle pagine di Feltri, non certo un noioso compendio di letteratura latina, trovano posto anche gli inevitabili e pungenti accenni all’oggi, sia con poco edificanti esempi di quanto siano attuali il do ut des e l’homo homini lupus, sia, per nostra fortuna, con le storie di personaggi che dimostrano il valore del detto per aspera ad astra. Al di là del tono ironico che sempre contraddistingue Feltri, Il latino lingua immortale è in fondo un’appassionata dichiarazione d’amore per una lingua che, ben lungi dall’essere morta, dimostra ogni giorno, e lo farà ancora a lungo, la forza delle sue radici.
Chi è Vittorio Feltri?
Vittorio Feltri è direttore editoriale del quotidiano «Il Giornale». In precedenza ha diretto «Libero», «L’Europeo», «L’Indipendente» e il «Quotidiano Nazionale» («il Resto del Carlino», «La Nazione» e «Il Giorno»). Da Mondadori ha pubblicato Non abbiamo abbastanza paura (2015), Chiamiamoli ladri (2017), Il borghese (2018), L’irriverente (2019), Ritratti di campioni (2020), Com’era bello l’inizio della fine (2022); Una Repubblica senza patria (2013) e Il Quarto Reich (2014), scritti con Gennaro Sangiuliano, e Il vero cafone (2016), scritto con Massimiliano Parente.