Esce in libreria dal prossimo 29 gennaio il romanzo Filosofia minima del pendolare di Bjorn Larsson, nella collana Gli Iperborei, pubblicato da Iperborea. Lo scrittore svedese scrive questo romanzo sviluppando l’idea del viaggio del pendolare come un momento sospeso, una parentesi in cui si può tirare il fiato e non si è costretti a correre seguendo i ritmi forsennati della vita frenetica di questi tempi moderni.
Con il termine “pendolarismo “ si intende quel fenomeno sociale caratterizzato dallo spostamento quotidiano di masse di lavoratori e studenti dal luogo di residenza a quello di lavoro o di studio e viceversa. Chiunque ha vissuto l’esperienza del pendolarismo si riconoscerà nelle parole dell’autore, il quale, con leggerezza e un’ironia che si fa aperta comicità trasporta i suoi temi classici, come il viaggio, lo sradicamento e il bisogno di libertà, dal mondo romanzesco dei mari a quello quotidiano e urbano del trasporto pubblico.
Filosofia minima del pendolare di Bjorn Larsson: la trama
L’autore ha alle spalle un’esistenza nomade e vagabonda a bordo di una barca, ma anche quarant’anni di sfiancante pendolarismo. Pendolare incallito tra Danimarca, Svezia e Italia per lavoro e per amore, durante i suoi numerosi viaggi – in traghetto, treno, bus e qualche aereo – e migliaia di chilometri, ha osservato le abitudini e le nevrosi dei pendolari, incluso se stesso. Il risultato è un libro divertente in cui episodi di vita vissuta sono occasioni di riflessione, e l’elegante lingua della letteratura si mescola al buffo chiacchiericcio quotidiano dei viaggiatori.
Si passa da spunti su come scegliere i migliori posti sui mezzi di trasporto agli snervanti imprevisti che spesso tocca affrontare, passando per l’arte di trovare il tragitto più breve a considerazioni profonde sulla decadenza del linguaggio e le trasformazioni della società, con un occhio attento ai cambiamenti nel modo in cui viaggiamo. Tra citazioni dai miti letterari come Martinson e De Beauvoir, Orwell e Beckett, non mancano critiche al capitalismo e riflessioni sull’isolamento durante la pandemia, che ha toccato profondamente chi, come lui, trova nel viaggio una ragione di vita. E c’è spazio anche per l’avventura, naturalmente: quando i venti del Nord soffiano sull’Øresund e i traghetti sono in balia delle onde, è facile ricordare altre burrasche.
Cenni biografici sull’autore
Nato a Jönköping ( provincia dello Smàland, Svezia) nel 1953, all’età di sette anni rimane orfano del padre, morto durante un naufragio. Segue la madre insegnante ad Aseda,una piccola cittadina della Svezia meridionale, per fare ritorno, dopo quattro anni, a Jönköping. All’età di 15 anni viaggia negli Stati Uniti a bordo del Bergensfjord con una decina di adolescenti europei selezionati per trascorrere un anno all’estero.
Visita New York, Chicago e Phoenix e frequenta un rinomato college in Arizona, The Orme School. Tornato in Svezia, abbandona le scienze naturali per la filosofia, la letteratura e le lingue. Al liceo inizia a scrivere poesie e articoli, pubblicati nel giornale locale Jönköpings-posten. Nel 1971 rifiuta il servizio militare; come renitente alla leva viene incarcerato per alcuni mesi
Filologo, traduttore, scrittore e appassionato velista, ha insegnato a lungo letteratura francese all’Università di Lund ed è uno degli autori svedesi più noti anche in Italia. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui il Premio Grinzane Biamonti, il Premio Elsa Morante, il Premio internazionale cultura del mare, il Premio Boccaccio Europa e il prestigioso Prix Médicis in Francia. È anche autore di saggi filosofici, come Essere o non essere umani (Raffaello Cortina 2024). Iperborea ha pubblicato tutti i suoi romanzi, tra cui La vera storia del pirata Long John Silver, Il porto dei sogni incrociati, Il Cerchio Celtico, La lettera di Gertrud e Nel nome del figlio.