Nostalgia fa rima con poesia: per l’esattezza la rima è una di quelle più semplici e riconoscibili, rima baciata per due le due “i” posizionate sul finale delle due parole. Non parliamo di rime oggi, né di accenti, né di metrica, né tanto meno di tecnicismi che ci interessano poco.
Sò che la poesia è materia ostica. Ostica da leggere e sopratutto da scrivere. Attenersi alle regole, agli schemi e a tutte quelle componenti tecniche che riguardano lo scrivere in versi è non difficile. È più che difficile… Quindi lascio ai critici (quelli con la K) l’onore e l’onere di occuparsene. Io mi occupo di emozioni in questa rubrica, emozioni che scaturiscono da parole scritte con l’inchiostro delle vene.
La poesia è emozione. E su questo non ci piove. Poi è anche tecnica: i poeti quelli veri, sanno coniugare magistralmente le due cose.
Nostalgia e poesia perché?
Te lo starai chiedendo, immagino. Se hai letto il titolo ti starai chiedendo: “che vuoi dire oggi, con nostalgia e poesia?” Bene, se hai un po’ di pazienza risolveremo il mistero. Che tanto mistero non è, in verità.
Si chiama nostalgia, e serve a ricordarci che per fortuna, siamo anche fragili.
Cesare Pavese autore di questa famosa frase, probabilmente sapeva bene come si coniugano poesia e nostalgia, sapeva che la rima baciata dei due termini, non è un caso. L’assonanza può essere un caso, forse, ma il significato intrinseco no. E se la nostalgia ci visita non solo ci ricorda la nostra fragilità, come dice Pavese ma ci apre inconsapevolmente o meno, alla poesia, lo sanno gli autori importanti e lo sanno anche i “canzonettari”: chi non si ricorda la stra-famosa Nostalgia canaglia della coppia, ormai scoppiata, più coppia della musica leggera (o più che leggera) italiana?
La nostalgia è quel sentimento di rimpianto per il passato, prossimo o remoto, che si concretizza attraverso il ricordo. È un voltarsi indietro e realizzare che quanto abbiamo avuto o amato, ci è sfuggito di mano, si è allontanato da noi per vari motivi e non ci appartiene più. È dolce e amara la nostalgia e i poeti lo sanno bene.
Giace lassù la mia infanzia./ Lassù in quella collina/ ch’io riveggo di notte,/ passando in ferrovia,/ segnata di vive luci./ Odor di stoppie bruciate m’investe alla stazione./ Antico e sparso odore/ simile a molte voci che mi chiamino./ Ma il treno fugge. Io vo non so dove./ M’è compagno un amico che non si desta neppure./ Nessuno pensa o immagina/ che cosa sia per me questa materna terra ch’io sorvolo/ come un ignoto, come un traditore. (Passaggio notturno, Vincenzo Cardarelli)
La tristezza a volte va a braccetto con la nostalgia e ne hai appena letto un esempio lampante con i versi di Vincenzo Cardarelli: la memoria dolorosa di voci, luci, odori per una terra natia da cui il poeta si allontana come un traditore ma che non smetterà mai di portare nel cuore.
La poesia in tutti i tempi e in tutte le coniugazioni possibili, è piena di nostalgia: dalla nostalgia per la patria lontana, per un amore perduto, per gli anni volati via, per gli amici di un tempo, a quella più generalizzata per il passato collettivo o individuale. I poeti hanno cercato, cercano e cercheranno parole da incastonare come gemme preziose su diademi di componimenti, poemi, poemetti e poesie perché la nostalgia è fonte perenne di ogni ispirazione.
In questi giorni penso al vento fra i tuoi capelli/ agli anni che fui nel mondo prima di te/ e all’eternità che prima di te andrò a incontrare/ ai proiettili che non mi uccisero in battaglia/ […] penso a te nuda davanti al fornello d’estate,/ sul libro curva per leggere meglio nella luce morente del giorno./ Vedi, abbiam vissuto più di una vita,/ ora dobbiamo pesare ogni cosa/ sulla bilancia dei sogni e sguinzagliare/ ricordi che divorino ciò che fu il presente./ (Sguinzagliare ricordi, Yehuda Amichai)
La nostalgia di Yehuda Amichai, poeta israeliano cavalca l’onda dei ricordi, li sguinzaglia proprio a sottolineare che il termine nostalgia, etimologicamente, è formato dai due termini greci nóstos, viaggio e álgios, dolore: un viaggio doloroso attraverso i ricordi che divorano il presente.
Da Ulisse a Viola
Il primo nostalgico della storia e della poesia, è stato Ulisse: le sue peregrinazioni attraverso i mari, come narra l’Odissea, avevano come fine ultimo la nostalgia di Itaca, la patria a cui tornare. E poi fior di scrittori e poeti a seguire il viaggio doloroso dei ricordi, ognuno secondo le proprie condizioni e il proprio vissuto: tutti ad attingere alla fonte perenne della nostalgia che non smette di dissetare chi si disseta alle sue acque. Bambini compresi.
Non ti meravigli questa mia ultima affermazione: non sto delirando. E adesso ti spiego. Circa una settimana fa, vedo un post su un notissimo social. Una collega della redazione di libri.iCrewplay, Anna Francesca, aveva pubblicato la foto di un foglio di quaderno di terza elementare (come hai visto nella foto sopra), con poche frasi. Delle piccole frasi, quasi piccola poesia scritta con calligrafia minuta e forse più matura e strutturata dei pochi anni della scrivente. La scrittura è di Viola, otto anni, sua figlia.
Incuriosita leggo e scopro che la nostalgia carpisce e prende anche una bimba di otto anni, che con la sua sensibilità la accoglie, se ne appropria e ne fa piccole frasi da cantare per esorcizzarla. L’amore e la sensibilità di una mamma, raccolgono e regalano a chi legge, io nella fattispecie, l’incanto e lo stupore per le parole di una bimba alle prese con un sentimento molto più grande di lei… E intanto io realizzo che la nostalgia, come la poesia, non ha età né cultura ma viene dal profondo. Anche a 8 anni.
Bellissimo articolo, oltre alla nostalgia del ricordo del passato, delle dolci cose che furono e che non sono più, dei luoghi e delle persone che hanno popolato i nostri tempi andati. Ma c’è un’altra nostalgia, che forse non si può definire tale e che è il rimpianto. La nostalgia delle cose non dette e che avremmo voluto dire, la nostalgia di un bacio mai dato, di un amore che non si è realizzato, di un sogno che è caduto…bravissima come sempre Pina, ci regali sempre emozioni.
Grazie a te Sandra, alla tua attenzione e alla tua sensibilità.
Grazie Pina, mi hai emozionato tanto con le tue parole. Io a dir il vero all’inizio quando Viola ha detto che aveva scritto una “canzone” non le ho dato tanto peso, poi quando ha insistito più di una volta perché la leggessi mi sono accorta che aveva tirato fuori un’emozione che le urgeva dentro e che la stava facendo soffrire. L’abbiamo messa da parte ma il giorno dopo caparbia l’ha ripresa e l’ha voluta leggere alla sua maestra e ai compagni che l’hanno apprezzata molto. E allora anche io ho pensato di condividerla e tu con le tue parole l’hai valorizzata e ne hai colto la profondità, anche se scritta da una bambina di 8 anni. Grazie ancora!
Sono io che ringrazio Viola per avermi inconsapevolmente dato una “dritta” e poi ringrazio te per avermi concesso la possibilità di “usare” la sensibilità della tua bambina.
Solo 8 anni e una grande sensibilità. Per la serie, il buongiorno si vede dal mattino. ♥️