Caro iCrewer l’uomo ha da sempre cercato un modo per comunicare con i suoi simili attraverso le parole, ma è grazie alla scrittura, ai disegni e ai simboli che dà voce alle proprie emozioni.
La nascita della scrittura
Dalle pitture rupestri risalenti a 40mila anni fa, alle emoticon dei nostri cellulari, dalla scrittura cuneiforme all’alfabeto fenicio antenato del nostro, l’uomo ha sviluppato nuovi modi di comunicare e di lasciare un segno nella storia.
È stato accertato che la vera scrittura della lingua sia stata inventata in due luoghi diversi indipendenti tra loro: la Mesopotamia, con la civiltà dei Sumeri intorno al 3000 a.C. e in Mesoamerica intorno al 600 a.C., il più antico ritrovamento è stato attribuito agli Olmechi o Zapotechi del Messico.
La nascita della scrittura e della letteratura, pur essendo collegate, non sono avvenute nello stesso momento. I primi testi letterari, giunti a noi, risalgono al circa metà del III millennio a.C., più di un millennio dopo l’invenzione della scrittura. Di questo però ti parlerò un’altra volta.
Verso il III millennio a.C. comparvero le prime vere scuole chiamate dai Sumeri Edubba ovvero Case delle tavolette. All’inizio l’istruzione era legata al sacerdozio: lo scopo era quello di avere scribi capaci di gestire l’amministrazione del Tempio e del Palazzo. Con il tempo vennero aperte scuole anche fuori dai templi dando all’insegnamento un’impostazione meno religiosa.
La scuole erano frequentate solo dai figli maschi di famiglie ricche. Dai numerosi ritrovamenti si è scoperto che l’insegnamento era di tipo pratico: gli alunni dovevano imparare a memoria la grammatica e la scrittura la cui pratica era decisamente complessa, dovevano infatti ricopiare lunghissime liste di nomi di animali, piante e pietre. Attorno alla seconda metà del III milllenio a.C. con la nascita della letteratura si passò da uno studio più tecnico a uno più creativo che consisteva nel copiare oppure creare testi letterari riguardanti miti o racconti.
Caro iCrewer ti starai chiedendo perché ti ho accennato alla nascita della scrittura.
Hai mai ritrovato in un cassetto vecchie lettere scritte dai tuoi nonni? È un pezzo di storia tra le tue mani. Un’emozione forte che ti apre le porte ad un mondo molto diverso dal nostro pur essendo lo stesso.
Ed è la stessa emozione che deve aver provato Gesualdo Bufalino, scrittore e traduttore di francese, poeta e aforista italiano, quando è entrato in possesso di una lettera scritta nel novembre 1973 da una donna siciliana, analfabeta, al marito emigrato in Germania in cerca di lavoro, anch’esso emigrato. La donna non si è rivolta a qualcuno che sapesse scrivere, com’era in uso fare, ma ha trovato un modo per far saper al marito i suoi stati d’animo e cosa stesse accadendo a casa.
Bufalino che per gran parte della sua vita fu insegnante, scoprì la sua vena letteraria all’età di 61 grazie all’incoraggiamento dell’amico Leonardo Sciascia ed Elvira Sellerio, quando pubblicò nel 1981, il suo primo romanzo Diceria dell’untore, che gli valse nello stesso anno il prestigioso Premio Campiello. Nel 1988 con il romanzo Le menzogne della notte vinse il Premio Strega. Il suo stile era ricco, ricercato, e spesso anticheggiante, affiancato a una vasta cultura e a una notevole abilità linguistica.
Lo scrittore conobbe la storia di questa famiglia siciliana dal farmacista di paese e una volta entrato in possesso della lettera la interpretò e la pubblicò nel suo libro La luce e il lutto pubblicato per Sellerio editore nel 1996, anno della sua morte avvenuta per un incidente stradale.
Questa l’interpretazione della lettera data da Bufalino:
Amore mio caro, il mio cuore è trafitto dal tuo pensiero lontano, e ti tendo le braccia insieme ai tre figli. Tutti in buona salute, io e i due grandicelli, indisposto, ma non gravemente, il piccino. La precedente lettera che t’ho spedito non ha ricevuto risposta e ne soffro. Tua madre, colpita da un male, si trova in ospedale, dove mi reco a trovarla. Non temere che ci vada a mani vuote; né sola, dando esca a malelingue: m’accompagna il figlio mezzano, mentre il maggiore rimane a guardare il minore.
Il nostro poderetto, ho provveduto che fosse arato e seminato. Ai due “giornalieri” ho dato 150.000 lire. Si son fatte le elezioni per il Comune. Ho votato Democrazia Cristiana, come il parroco m’ha suggerito. Per la Falce e Martello la sconfitta è stata grande: come fossero morti, in un cataletto.
Ma che vincano gli uni o gli altri, è tutt’una. Nulla cambia per noi poveretti: abbiamo zappato ieri, zapperemo ancora domani. Molte ulive quest’anno, dai nostri ulivi. L’uomo e i due ragazzi che ho assunto, l’uno per bacchiarle, gli altri per raccoglierle a terra, mi sono costati 27.000 lire. Altre 12.000 lire le ho spese per il frantoio. Ne ho ricavato tant’olio da riempire una giara grande e una piccola. Posso ricavarne il prezzo corrente che è di 1.300 lire al litro.
Amore lontano, il mio cuore ti pensa. Ora, soprattutto, che viene Natale e vorrei essere insieme a te, cuore a cuore. Un abbraccio, dunque, da me e dai tre figliolini. Arrivederci, amore caro, il mio cuore è tuo e ti sono fedele, unita a te come i nostri due anelli.
Uno spaccato sulla vita di quasi cinquant’anni fa, un tempo che sembra lontano ma che grazie a lettere come questa possiamo riscoprire e conoscere. La nascita della scrittura è stato un evento importante per l’uomo e la storia dell’umanità, non sempre comunque accessibile a tutti.