La novità in libreria di cui voglio parlarti oggi, caro iCrewer, è un libro non solo interessante, ma anche importante: L’unica persona nera nella stanza, di Nadeesha Uyangoda e pubblicato con 66thand2nd il 4 marzo 2021.
A metà strada tra il saggio e il memoir, in questo suo lavoro l’autrice riflette su un tema molto importante: quanto sia presente e radicata nella nostra società e cultura, la dicotomia italiano-straniero. Perchè, – anche se mi piacerebbe poter affermare il contrario – sebbene coloro che non si basano solamente su un primo sguardo per identificare la nazionalità di un individuo stiano aumentando, non si può negare come l’opinione contraria sia molto ben radicata.
Prova a pensarci: quante volte capita che siano sufficienti dettagli come il colore della pelle o un accento, perchè si sollevi istantaneamente un divisorio tra noi e loro? Eppure prendere consapevolezza di ciò, capire che è necessario fare qualcosa per cambiare, sembrano concetti così astratti.
Pare più immediato indignarsi per fatti che accadono in altri Paesi, prima ancora cercare di prendere coscienza della situazione a casa nostra.
Due passaggi su questo tema contenuti nell’intervista che Nadeesha Uyangoda ha rilasciato a Io Donna, in cui parla sia di L’unica persona nera nella stanza, sia di come il tema della razza sia percepito nelle diverse culture, mi hanno particolarmente colpito, e quindi ho deciso di condividerli con te:
“C’è un’intera generazione di italiani neri che è cresciuta senza potersi identificare in un modello che assomigliasse loro. Abbiamo letto libri, guardato film, frequentato aule universitarie, fatto colloqui, svolto lavori con la consapevolezza di essere le uniche persone nere nella stanza.”
E ancora:
“Ero – sono – la perfetta pubblicità per un programma di assimilazione culturale. Ero – sono – ciò che gli inglesi, in maniera razzista, chiamano coconut, una noce di cocco, nera fuori, bianca dentro.”
L’unica persona nera nella stanza: la trama
La razza è un concetto difficile da cogliere, pur non avendo fondamenti biologici produce grossi effetti nei rapporti sociali, professionali e sentimentali. La razza in Italia non si palesa fino a quando tu non sei l’unica persona nera in una stanza di bianchi.
E quell’unica persona è Bellamy, Mike, Blessy, David… una moltitudine in parte sommersa, sotterranea. Quell’unica persona è chi si è sentito dire troppe volte che «gli italiani neri non esistono»: lo gridano negli stadi, lo dice certa politica, sembrano confermarlo le serie tv, la letteratura, i media. In un certo senso è persino vero: gli
italiani neri non emergono, non si vedono negli ambienti della cultura, nei talk show e nelle liste elettorali. O meglio, in quei luoghi esistono ma solo come oggetto del discorso, quasi mai come soggetto. La loro presenza è ridotta alla riforma della cittadinanza, ai casi di razzismo, all’«immigrazione fuori controllo», ai barconi, all’«integrazione».
Con un approccio inedito e un linguaggio fresco e «social», Nadeesha Uyangoda apre in questo libro, che incrocia saggio e memoir, un’onesta conversazione per comprendere meglio la dinamica razziale nel nostro paese.
Nadeesha Uyangoda
Nadeesha Uyangoda è nata in Sri Lanka, ma vive in Brianza da quando aveva sei anni. È un’autrice freelance che da tempo si occupa di identità, razza e migrazioni. I suoi lavori sono stati pubblicati da Al Jazeera English, Rivista Studio, Vice Italia, The Telegraph, Open Democracy.
L’unica persona nera nella stanza è il saggio d’esordio di Nadeesha Uyangoda, ed è stato pubblicato in questi giorni da 66thand2nd.